Politica

SCUOLA: LA GRANDE SFIDA, MANCANO AULE, BANCHI E..DOCENTI

Rep: Riparte la scuola tra mascherine e distanziamento, ma in cattedra mancano ancora tanti docenti. Una sfida che il governo ha posto in essere fra mille interrogativi e lascia, in alcune situazioni, esterrefatti.

Dopo tanti mesi, finalmente suona la campanella per gli istituti scolastici. Si rientra in classe, ricominciano le lezioni, ma mai come quest’anno si è registrato una confusione logistica che sta mettendo a dura prova tutti i componenti della scuola, a partire dai dirigenti scolastici che, dietro le direttive del Ministero della Pubblica Istruzione, devono riorganizzare gli spazi e gli ambienti per assicurare le misure di distanziamento personale. Si riparte tra tante nuove problematiche e tanti nuovi timori che coinvolgono genitori, studenti ed insegnanti  perché in molte scuole mancano ancora aule e banchi monoposto, ma anche docenti che  devono prendere servizio. Questo è inaccettabile dopo i  mesi di pausa estiva in quanto il tempo di organizzazione pragmatica è stato abbondantemente elargito. Mancano ancora all’appello tanti insegnanti che non potranno essere presenti il primo giorno di scuola, poiché il Ministero non ha fatto in tempo a nominare. Sono i docenti di sostegno a non aver ancora assegnata una  cattedra, proprio quegli insegnanti che dovrebbero accogliere  gli studenti più sfortunati e fragili e invece molti ragazzi con disabilità, si troveranno con un docente di sostegno sconosciuto, in beffa alla famosa continuità che fa fatica ad essere garantita, sebbene sancita nel D.M. 16-11-1990 che parla di processo evolutivo unitario e coerente, in cui gli obiettivi sono tesi a evoluzione.  Ma questo potrebbe essere un punto opinabile.  Così tantissimi alunni diversamente abili, dovranno attendere rimanendo a casa o in classe, affidati alla sorte.

 La  scuola, lo sappiamo bene, è il presidio più importante dopo la famiglia e il docente ha un ruolo fondamentale nell’educazione e nella formazione e, se viene a mancare, questo proprio non è ammissibile. Un fallimento, un disastro per la scuola. Ad ingarbugliare la situazione  si devono  fare i conti con il nemico invisibile chiamato Covid 19. Nello zaino, insieme a penne e quaderni, c’è adesso anche la mascherina. Il CTS, Comitato Tecnico Scientifico, nel verbale n.20 del 7 luglio 2020 sancisce che se la disabilità non è compatibile con l’uso della mascherina, l’alunno può non indossarla, ma il personale che lavora, deve assicurarsi tutti i dispositivi di protezione e sicurezza. Insomma, un anno gravoso in  cui districarsi tra mascherine, igienizzanti, distanziamento, termoscanner e visiere non è per niente semplice in un clima di tensione permanente. Un anno scolastico che fa fatica a ripartire, dietro lo sconforto di tanti docenti che non potranno riabbracciare i loro alunni e che dovranno pensare ad una didattica nuova e alternativa perché la scuola, paradossalmente, pur essendo un complessa macchina sempre in movimento, è bloccata in un immobilismo che dura da decenni, nonostante le tante riforme che ogni ministro di turno ha voluto attuare contribuendo a un rimaneggiamento dei programmi, piuttosto che a un reale, concreto cambiamento. A pagarne le spese sono sempre loro, gli alunni e le alunne a cui viene a mancare, oggi più che mai, il rigore della concretezza. Si deve ritornare alla buona scuola, ma non quella palesata dal noto politico, ma a una scuola dove si fa, si sperimenta, si sbaglia, si costruisce. Dove non ci sia la corsa a chi finisce prima il programma, perché la scuola non è una gara, ma un’officina dove costruire ogni giorno il proprio sapere. Si deve restituire alla scuola quel ruolo da protagonista che ha sempre contraddistinto la professionalità e il merito di tanti docenti a partire dallo stipendio dove sono forti ed evidenti le differenze tra Italia ed Europa, anche in materia di investimenti nell’istruzione.

Graziella Fortuna