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LE ABITAZIONI PREISTORICHE NEL CENTRO STORICO DI ORTIGIA

La preistoria in Sicilia

Gli studi e le ricerche effettuate ci consentono di affermare che la Sicilia è stata abitata sin dal Paleolitico antico e che piccolissime comunità, fra l’altro enormemente ostacolate dalla fauna pachidermica esistente, siano arrivate dall’Africa quando l’isola era ancora attaccata a quel continente. Soltanto nel Paleolitico superiore si potrà parlare di gruppi umani, distribuiti prevalentemente in zone costiere per le testimonianze di arte rupestre esistenti, prime fra tutte quelle della grotta dell’Addaura, vicino Palermo. E’ il periodo in cui l’uomo vive esclusivamente di caccia e adegua a questa sua unica e principale esigenza di sopravvivenza gli strumenti ad essa necessari. Sfruttando il materiale litico che lo circonda, adopera i ciottoli che, scheggiati nei due lati, vengono immanicati con bastoni di legno per formare un’arma adatta alla caccia, abita nelle grotte che talvolta adibisce anche a necropoli. Soggetto agli enormi animali da cui deve difendersi, l’uomo cerca di copiarli nella maniera più fedele possibile come testimoniano i graffiti della grotta Genovese a Levanzo e della grotta Giovanna vicino Cassibile.

Le prime conquiste

Divenuto produttore ed allevatore, l’uomo sarà in grado di costruirsi l’abitazione, la capanna di cui conosciamo il contorno, a volte costituito da un muro a secco o scavato nella roccia, e i buchi nei quali si conficcavano i pali di sostegno per l’alzato costituito da canne, frasche, argilla o fango. In Sicilia questo periodo è rappresentato dalle stazioni della grotta Carruggi di Pachino e del riparo sotto roccia di Sperlinga, di S. Basilio presso Novara di Sicilia.

E’ questo il periodo in cui, dopo aver scavato un tronco e avvalendosi di determinate situazioni, quali i venti e la navigazione sotto costa, l’uomo riesce a spostarsi in mare; è il momento in cui inizia la “colonizzazione”. A questo fenomeno la Sicilia dovette essere interessata perché manifestazioni di cultura materiale del Paleolitico siciliano trovano confronti nel bacino dell’Egeo, dell’Anatolia, della Siria e del Mediterraneo orientale, anche se ritardati di una fase rispetto ai luoghi di origine delle culture. Con l’inizio dell’età Neolitica, divenuto allevatore, l’uomo inizia ad impastare e cuocere l’argilla per ottenere dei contenitori, dando così origine alle ere ceramiche, le cui caratteristiche permetteranno di individuare i vari periodi della preistoria a cui daranno nome. Nel territorio di Siracusa una stazione del Neolitico medio è quella di Stentinello.

Stentinello

E’ una località del territorio di Siracusa vicino Targia, in cui è stato scoperto da Paolo Orsi nel 1890, il più antico sito archeologico della Sicilia Orientale che rappresenta la più antica cultura agricola nota in Sicilia.

Il sito testimonia l’esistenza di un villaggio trincerato, compreso in un’area di circa 220 metri per 140, con attorno un fossato in cui è vissuto un gruppo umano che viveva in capanne quadrate, di cui possiamo ancora vedere i fori per l’alloggiamento dei pali di sostegno per l’alzato, sapeva coltivare la terra, commerciava e lavorava l’argilla con una tecnica appresa, molto probabilmente, da popolazioni provenienti dal Mediterraneo Orientale portatrici di una civiltà superiore a quella delle popolazioni allora esistenti in Sicilia.

Stentinello è stato il primo villaggio a restituire la ceramica incisa che ha dato nome alla “cultura stentinelliana”. Sono manufatti di colore scuro, decorati con incisioni molto semplici, praticate sull’argilla prima della cottura e ottenute con l’unghia o con il bordo delle conchiglie, che prediligono il motivo a losanghe collocato spesso sotto il bordo del vaso. Nella ceramica dipinta che si afferma subito dopo, è presente il simbolo degli occhi con funzione apotropaica.

Castelluccio

Posto su un altopiano che domina la valle del Tellaro, nel territorio di Noto, Castelluccio rappresenta il più noto sito siciliano dell’età del bronzo antico e dà nome alla cultura più importante della preistoria siciliana. Sul lato sinistro della “Cava della Signora” si trova la vasta necropoli con tombe a grotticella, mentre più a valle si estende il vasto abitato. L’assenza del metallo ci indica una società ancora dedita all’agricoltura e all’allevamento ma anche ad attività industriali di estrazione e lavorazione specializzata della pietra lavica e della selce. Gli elementi emergenti nella società castellucciana sono certamente legati alla sfera del sacro, le tombe sono rettangolari o circolari, a volte hanno un vestibolo, una cella e vengono protette dai “chiusini”.

Manufatti della cultura di Castelluccio

I “chiusini” rappresentano l’unica testimonianza di grande scultura preistorica della Sicilia di cui colpisce la schematizzazione e il simbolismo indubbiamente legati alla religiosità ed alla fertilità. Di difficile interpretazione invece l’altro rinvenimento della necropoli: “gli ossi a globuli” ossi di animali decorati con incisioni a rilievo che potrebbero indicare la stilizzazione della figura femminile e quindi essere dei piccoli idoli.

Cambiamenti  culturali nella Sicilia

Col passaggio al Bronzo medio nella realtà culturale e sociale siciliana avviene un profondo cambiamento che la proietta completamente sul mare. I numerosi frammenti ceramici micenei rinvenuti a Thapsos, a Molinello a cozzo Pantano, a Floridia, a Buscemi ecc., ci dimostrano che l’isola si trova ormai sulla rotta dei Micenei. La costa orientale della Sicilia è interessata dal fiorire di una civiltà molto legata a quella delle isole Eolie e che è rappresentata da diversi villaggi sorti lungo la costa del territorio di Siracusa e precisamente a: Plemmyrion, Matrensa, cozzo del Pantano, Floridia, Mulinello di Augusta e Thapsos. Quest’ultimo rappresenta il più importante sito archeologico del periodo.

Thapsos

Era così chiamata nell’antichità la penisola di Magnisi posta a Nord del territorio di Siracusa, sulla costa orientale della Sicilia di cui rappresenta il più importante insediamento dell’età del Bronzo medio. Le ricerche di Paolo Orsi che hanno messo in luce vaste aree della necropoli e il conseguente rinvenimento dei corredi funerari, hanno permesso di attribuire la “cultura di Thapsos” al XV–XIII sec a.C. Successive campagne di scavo hanno confermato l’eccezionalità del sito riconoscendolo come il più importante emporio del commercio mediterraneo dell’antichità e il luogo in cui per la prima volta sia stato attuato un impianto urbano. Nell’abitato infatti, oltre ad evidenziarsi un’interrotta continuità dal XV all’VIII sec. a.C., si notano diverse organizzazioni dello spazio abitativo.

Pantalica

Con la tarda età del bronzo in Sicilia e nelle isole Eolie le pacifiche condizioni di vita, da cui erano derivati fruttuosi scambi commerciali e culturali fra le popolazioni delle coste del Mediterraneo, vengono bruscamente interrotte. Tali condizioni sono determinate dalle invasioni di popoli provenienti dall’Italia, Ausoni, Siculi e Morgeti, che costringono gli abitanti dei villaggi costieri a cercare riparo in zone impervie, inaccessibili, atte alla difesa su cui daranno origine a centri abitati arroccati. E’ questa l’età di Pantalica e siamo nel primo periodo del XIII sec. a.C.

La cultura di Pantalica

Pantalica è il nome di origine bizantina, poiché quello antico non si riscontra nelle fonti, di questo sito archeologico del territorio di Siracusa che fu un grosso e popoloso centro dell’età del bronzo costituitosi nella metà del XIII sec. a.C. per lo spostamento di popolazioni indigene della cultura di Thapsos, a seguito dell’invasione delle popolazioni provenienti dall’Italia. Il luogo prescelto per l’insediamento, data la sua inaccessibilità, rispondeva alle esigenze di sicurezza dei fuggiaschi, esso infatti si trova su un alto sperone roccioso posto alla confluenza della valle del fiume Calcinara nella valle dell’Anapo, isolato da due incisioni minori contrapposte ed unito all’altopiano retrostante da uno stretto istmo: la sella di Filiporto o “Porta di Pantalica”.

L’anaktoron o il palazzo del principe

Della città preistorica rimangono l’immensa necropoli e l’unica testimonianza visibile dell’abitato: l’anaktoron, comunemente detto “il palazzo del principe” costruito trasversalmente nel punto più stretto della dorsale, tanto da sbarrarla quasi completamente.

La pianta, composta da otto ambienti, è molto regolare nell’ampiezza dei vani, tranne che nel primo che è di notevoli dimensioni (68 mq) all’interno del quale Paolo Orsi trovò le testimonianze della lavorazione del bronzo.

Gioielli  di  corredi funerari  delle tombe di Pantalica

Le necropoli più antiche sono quella di Nord-Ovest che contiene circa 600 tombe riunite in cinque gruppi, quella Nord, più grande e scenografica con quasi 1500 tombe e il gruppo centrale della necropoli Sud risalente al XII e XI sec. a.C. Appartengono invece al IX –VIII sec a.C. le necropoli di Filiporto con 500 tombe, quella sulla sponda opposta del Calcinara, la necropoli sud detta Cavetta. Tali datazioni sono confermate da L. Bernabò Brea che, dopo P. Orsi, è stato il maggiore studioso dei siti archeologici della Sicilia.

Cassibile

Frazione a Sud del Territorio di Siracusa, prende nome dal fiume che per secoli, scorrendo lungo le pareti calcaree ed erodendole profondamente, ha dato origine alla “Cava grande del Cassibile”, uno degli ambienti più suggestivi del territorio ibleo. Il sito ha anche dato nome ad una cultura del bronzo tardo fiorita tra il IX e l’VIII sec. a.C. caratterizzata da un forte processo tecnologico. Su di un’alta parete rocciosa della cava si trova una vasta necropoli formata da circa 3000 tombe a grotticella artificiale con ambienti quasi sempre rettangolari per deposizioni singola o plurima. L’abitato di questo rilevante gruppo sociale sorgeva sulla sommità del sito “Cugno Mola”, in una posizione estremamente strategica per il controllo della fertile pianura costiera a Nord del fiume Cassibile e la profonda valle su cui esso scorre: “Cava grande”.

Reperti della cultura di Cassibile

La ceramica rinvenuta a Cassibile presenta una caratteristica particolare, la decorazione piumata, il procedimento decorativo di colore rosso con varie sfumature e giallo chiaro traslucido, dovuto all’impiego di sostanze resinose. Ma il fenomeno più notevole del periodo di Cassibile è il ritorno delle popolazioni negli insediamenti costieri e il loro rifiorire per merito del commercio. Altri insediamenti di questo periodo sono: la Meta piccola di Lentini, Punta Castelluzzo e Cozzo Carrube.

Ortigia

L’esistenza nel centro storico di Siracusa di abitazioni preistoriche è ampiamente documentata da ritrovamenti di materiali ceramici e strutture murarie relativi a capanne della cultura di Thapsos (tarda età del bronzo) esistenti in piazza Duomo, sotto il palazzo del Senato, nell’area del tempio Ionico e in via Roma sotto il palazzo del Governo.

I recenti scavi eseguiti in piazza Duomo hanno ulteriormente arricchito la conoscenza sulla presenza umana in Ortigia, già affermata da P. Orsi, con il rinvenimento di materiali della cultura di Castelluccio che portano al XXII secolo la presenza dell’uomo nell’isola.

Sin dalle più lontane ere preistoriche quindi la cuspide dell’isola, quella che diverrà l’Acropoli della città greca, testimonia la presenza di edifici di culto per il ritrovamento di resti sacrificali di ossa di animali e frammenti di vasi contenuti in un pozzetto di roccia e del più antico edificio sacro greco: l’oikòs, di forma rettangolare, primo nucleo del santuario e che verrà incorporato nel VII secolo in una struttura più grande che resterà in uso fino alla erezione del grandioso tempio di Athena, voluto dal tiranno Gelone per festeggiare la vittoria di Imera del 480 a.C., la cui struttura è ancora evidente ed inglobata nell’attuale Cattedrale Cristiana.                                                            Lucia Acerra