Politica

BANDIERA: A SIRACUSA C’E’ L’EMERGENZA ILLEGALITA’

Edy Bandiera, 4 anni di amministrazione Garozzo. Cosa ne pensi?

La gestione di Siracusa da parte dell’amministrazione Garozzo è stata a dir poco fallimentare. Il sindaco e la sua giunta hanno tradito tutti gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale, amplificando le numerose problematiche che affliggono la città, rimaste tutte drammaticamente irrisole. Siracusa è oggi una città più povera, più sporca, degradata, meno sicura e disgregata. Una città abbandonata a se stessa, senza programmazione, con un primo cittadino palesemente distante dai cittadini. Una comunità, quella aretusea, che non ha però perso la speranza di cambiare, di conquistare una normalità che sembra purtroppo molto lontana, e per il raggiungimento della quale siamo, a lavoro, in prima linea. La città deve tornare ad essere attrattiva per gli investitori e per il turismo, meglio vivibile dai cittadini nella quotidianità. La strada da fare è sicuramente tanta ma in presenza di un terreno fertile, le macerie, con grande impegno, possono essere rimosse.

Questi politici giovani somigliano non poco ai nuovi mostri. Deludenti  o soltanto collusi?

Quel che è certo è che i siracusani si sono sentiti delusi, traditi. Perché questa cosiddetta nuova e giovane amministrazione aveva generato aspettative importanti. Non so se e quanto collusi, ma certamente non competenti. A prevalere è stata ed è l’arroganza, caratteristica che sicuramente non giova a chi deve amministrare una città e a chi deve sapere ascoltare cittadini e categorie produttive. Chi amministra deve sapere ascoltare, condividere e saper fare sintesi tra le istanze dei diversi attori del territorio. Il sindaco Garozzo non è stato in grado di ascoltare nessuno, ha saputo solo celarsi ai più e decidere da solo o in pochi…

Avrai una tua personalissima classifica dei politici siracusani?

Rischierei di essere di parte e non faccio nomi e classifiche. Posso dirti che da cio’ a cui assisto da anni, mi piace distinguere i politici in tre categorie: chi fa e lo comunica poco; chi fa e lo comunica per più di quello che fa; chi non fa e non comunica, ma magicamente, a pochi mesi dal voto, non so attraverso quali strumenti, riesce a fare breccia nell’elettorato.

Ma chi sono gli intellettuali locali? Ci sono gli intellettuali locali o sono tanti Arlecchini servi di due padroni?

Gli intellettuali, quelli veri e che stimo, si sono da tempo affrancati da una politica nella quale è sempre più difficile riconoscersi. Poi ci sono i sedicenti intellettuali, che frequentano le stanze del potere per tornaconto personale. E questi non mi piacciono proprio e nuocciono alla nostra comunità perché, ammantati da un’aria di finto perbenismo, condizionano, a loro esclusivo vantaggio, le dinamiche dell’amministrazione e quindi del territorio.

Non  hai più sentito parlare di Santi Pane? Quello lontano mille miglia dalla vecchia politica?

Non ho più sentito parlare di Santi Pane in veste politica. Le ultime notizie di cui sono in possesso mi riportano all’indomani del primo turno elettorale delle amministrative, nel 2013, quando fece un accordo con Garozzo e Foti, che lo portò a diventare assessore.

Lotta alla illegalità. Come siamo messi a Siracusa?

Le vicende di questi anni, delle quali ha dato ampiamente notizia la cronaca giudiziaria nazionale e regionale, hanno mostrato in modo eclatante la dimensione, tutt’altro che trascurabile, dell’emergenza illegalità a Siracusa. La nostra città è stata definita dai media ‘il comune più inquisito d’Italia’. E non si tratta certamente di un titolo di vanto. Dobbiamo dare al tempo stesso atto agli organismi competenti di avere operato con grande determinazione per epurare la pubblica amministrazione dalle mele marce, per un riscatto etico e morale. La tutela della legalità deve continuare ad essere una pre condizione ed una priorità assoluta.

Esiste una comunità siracusana o ci sono tante lobby di potere in guerra fra di loro?

Quella siracusana è una comunità innamorata della propria città, di un territorio dalle grandi potenzialità, in gran parte inespresse. Ma solo con una classe dirigente in grado di accompagnare la crescita, di spingere le energie nella giusta direzione, è possibile voltare pagina. Non so se di lobby ne esistano tante, ma qualcuna certamente. Le vicende che  hanno caratterizzato la vita di qualche partito in questi anni ne sono l’emblema. Le lobby esistono, e trovano terreno fertile laddove le amministrazioni non brillano nella gestione della cosa pubblica e soprattutto in tema di trasparenza.

Perché hai scelto di vivere in politica?

Se fare politica, come da sempre ritengo, significa dedicare parte del nostro tempo  al bene comune, alla società di cui facciamo parte, penso che ad esercitare quella che considero una vera e propria arte dovrebbe essere ciascuno di noi. Dalla scuola all’università, passando per le esperienze nello scoutismo e nel mondo del volontariato, mi sono costantemente messo a disposizione delle legittime istanze degli altri, con uno spirito di servizio al quale non riesco a rinunciare nemmeno oggi. Risolvere i disagi delle persone, soprattutto quelle più fragili, ottenere risposte concrete ai problemi di una comunità, è una soddisfazione impagabile.

L’attuale sovrintendente non ti sembra eterea?

Sovrintendere un territorio tanto ricco di storia, arte e cultura come il nostro non è di certo cosa facile, dovendo conciliare il tema della tutela contestualmente a quello dello sviluppo. Non mi pare che tale ruolo sia esercitato in maniera particolarmente eterea, e forse nemmeno particolarmente incisiva. Ma eccessivo protagonismo andrebbe contro la pertinenza del ruolo stesso.

Cosa provi per Gino Foti?

Non l’ho mai frequentato. Ne’ dal punto di vista politico, ne’ personale. So per certo che è un uomo intelligente e so quindi che non si offenderà se gli dico che la pubblica opinione si attende da lui un periodo, lungo e sereno, di meritato riposo.