Politica

A SIRACUSA NON C’E’ DEMOCRAZIA MA UNA DITTATURA DI FATTO

Solo i sinistri non si accorgono di nulla, diciamo della deriva democratica, della dittatura di fatto nella nostra città. A Siracusa c’è di fatto un podestà, non c’è democrazia rappresentativa e il sindaco del cga ha mutuato anche i modi “fascisti” di rapportarsi alla città. Non dialoga, non si confronta, non riceve chi non la pensa come lui, nessuno sa niente di quello che fanno e pensano lui e i suoi bravi, nessuno sa come spendono i nostri soldi. Da qualche tempo poi Lui parla per editti. Il suo pensiero viene così trasmesso ai sudditi e ai diretti interessati all’editto contingente. Anche oggi sul sit in dei lavoratori precari del Comune ha scritto il suo editto, trasmesso on line in modus agiografico. I lavoratori precari? Per ora non se ne parla, abbiamo altri impegni. E cioè, se ricordiamo bene, i due cessi al molo, le quattro foglie al magazzino Talete, l’eliminazione di tutti gli alberi che capitano a tiro a Sos Gradenigo, le altre sculture alla Mazzarona, il campo degli extracomunitari. E i siracusani? Debbono solo ubbidire. E basta!

Quindi c’è il podestà, evviva il podestà. Ma chi era il podestà? Leggiamo insieme:  “Il podestà fu, in Italia durante il ventennio fascista, l’organo monocratico a capo del governo di un comune. In Italia, dal 1926 al 1945, durante l’epoca fascista, con la promulgazione di due delle cosiddette leggi fascistissime, ovvero della legge 4 febbraio 1926, n. 237 (“Istituzione del Podestà e della Consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti”) e del regio decreto 3 settembre 1926, n. 1910 (“Estensione dell’ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno”), gli organi elettivi dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni svolte in precedenza dal sindaco, dalla giunta comunale e dal consiglio comunale furono trasferite al podestà, che era nominato dal governo tramite regio decreto. Il podestà d’epoca fascista rimaneva in carica cinque anni con possibilità di rimozione da parte del prefetto oppure di riconferma oltre i cinque anni canonici.  Dopo la fine della guerra di liberazione italiana (1945), sulla scorta del decreto legislativo luogotenenziale 4 aprile 1944, n. 111 (“Norme transitorie per l’amministrazione dei comuni e delle provincie”), si ristabiliva la carica di sindaco. In seguito, grazie al decreto legislativo luogotenenziale 7 gennaio 1946, n. 1 (“Ricostituzione delle Amministrazioni comunali su base elettiva”), il sindaco tornò ad essere eletto dal consiglio comunale: quest’ultimo venne infatti ripristinato dal medesimo provvedimento”.

A nostro modo di vedere, oggi, semplificando, siamo nelle stesse condizioni. I siracusani non sanno un quarzo di Siracusa, della sua ipotesi di sviluppo e di rilancio post pandemia, anche perché di ipotesi e di sviluppo non se ne parla proprio. Ci sono scelte autoritarie inconcludenti, non di pubblica utilità e decidono tutto nelle segrete stanze il sindaco del cga e i suoi fedelissimi. I risultati sono lampanti: Siracusa è l’ombra della magnifica città che tutti ricordiamo, è un disastro, irriconoscibile, buia, sporca, tapina.  E la politica è incompetente, arrogante e servente, regnano al suo interno ignoranza, apatia e rassegnazione. Eppure il popolo d’Aretusa non può essere questo, non è questo. Non può essere, per tornare allo spunto iniziale,  che il sindacato sia ridicolizzato da un Italia qualunque senza neanche una minima denuncia civile, una indignazione sacrosanta. Che deve succedere di peggio?