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IL 23 APRILE LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO, MA GLI ITALIANI LEGGONO POCO

Rep: Gli ultimi decenni saranno ricordati, tra le tante altre cose, come le giornate mondiali. Ce ne sono  per tutti! Alcune sono rilevanti come la  giornata alla memoria, la giornata alla pace, alla diversabilita’ altre,  come la  giornata degli abbracci, la  giornata del gatto, addirittura la giornata della lentezza e della risata, sono alquanto bizzarre e fanno sorridere. Tutte però intendiamoci, hanno un valore puramente simbolico e offrono spunti di riflessione sull’importanza del  problema considerato, ma sono così tante e così varie che alla fine non si da’ loro il  giusto rilievo. Una giornata che però merita di essere ricordata e celebrata è il 23 aprile, la giornata mondiale del libro e dei diritti d’autore, istituita nel 1996 dall’Unesco, la quale nomina ogni anno  a partire dal 2001, una capitale mondiale del libro. Questa data non a caso, coincide con la data di morte di tre grandi della letteratura: William Shakespeare, Miguel de Cervantes e  il peruviano Inca Garcilaso de la Vega. Ad aggiudicarsi capitale mondiale del libro per il 2020 è  Kuala Lampur, città principale della Malesia, mentre la prima città è stata Madrid, probabilmente perché in Spagna, proprio il 23 aprile ricorre una antica usanza legata alla festa di San Giorgio, patrono di Barcellona e della Catalogna.

 La tradizione vuole che l’uomo regali una rosa rossa con una spiga di grano, simbolo rispettivamente di passione e di fecondità alla sua amorosa e lei ricambia con un libro, per la gioia dei librai, coniugando l’amore per la lettura al profitto, che non guasta mai.

Ma perché istituire una giornata del libro e della lettura? L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha pubblicato nel 2019, un report alquanto sconfortante. Gli italiani leggono poco, pochissimo. Il 40,5% degli italiani ha dichiarato di aver letto un solo libro all’anno. La regione in cui si legge di più è il Trentino-Alto Adige, mentre quella con meno lettori è la Sicilia e in  generale, al Sud si legge molto meno che al Nord.  Oggi, ahimè, i ragazzi non leggono più. È per loro un’attività noiosa e annoiante.

Cosa fare allora? Perché siamo così ostici davanti a un libro? Il piacere alla lettura deve iniziare fin da piccoli e  occorre orientare il proprio figlio a fare della lettura il proprio passatempo preferito. Come? Non ci sono ricette miracolose, ma il metodo più efficace è quello del contagio. Vedere i genitori leggere offre al figlio stimoli e modelli fondamentali per avvicinarsi al piacere della lettura. Un libro può essere sfogliato, annusato, toccato e infine scelto. Un libro è magia e fa sognare e fa viaggiare e fa scoprire e fa volare. Una lettura, continua e costante, fa aumentare i propri punti di vista, libera la mente da vincoli e pregiudizi, sviluppa il pensiero critico e divergente, accresce l’immaginazione e la fantasia, arricchisce di un lessico vario e articolato, mantiene l’attenzione e la concentrazione, stimola la memoria, amplia le proprie conoscenze, migliora certamente il rispetto delle altrui idee e il rispetto delle persone, colora la vita facendoci scoprire mondi remoti. Lasciamo allora il fanciullo libero di dare sfogo alla propria espressione per ricordare che, un bambino che gioca tanto durante il periodo fanciullesco, sarà un uomo sereno e felice…ma al contempo, l’impiego di un po’ di tempo dedicato alla lettura non implica costrizione, né imposizione, ma la pratica di una buona condotta educativa e sociale. Sì a leggere, perché l’alternativa sarebbe vedere i ragazzi  bighellonare o, peggio ancora stare davanti ai social, alienandosi in un mondo virtuale, finto, isolato e isolante. E non dimentichiamo che il libro non deve essere scelto dall’adulto, ma deve essere il bambino a fare la selezione in base ai propri interessi personali. Ogni libro che si legge ci aiuta a diventare persone migliori nell’aridità della vita di tutti i giorni e come chiosava Cicerone “I libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia”.

Graziella Fortuna