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PLUTONE STRAPPO’ I CAPELLI A CIANE. A GIARA DIEDE UN PUGNO IN TESTA E POI LA TRASFORMO’ IN CIPOLLA

Tutti conoscono il mito di Ciane, soprattutto perché è uno dei più belli e fantasiosi che il poeta latino Ovidio narrò nelle sue Metamorfosi, dove descrisse anche quello di Alfeo e Aretusa, altrettanto stupendo e meraviglioso. Che entrambi i miti siano ambientati a Siracusa non deve far meraviglia, perché Siracusa, anche ai tempi di Ovidio, sebbene proprio i Romani avessero conquistato, dopo lungo assedio, la città considerata la capitale del mare Mediterraneo prima che essi lo chiamassero Nostrum, essendosi ampiamente ripresa, era ben famosa, ricca di storia e monumenti, monumenti di cui in gran parte Verre aveva da poco fatto man bassa. Al mito di Ciane che tutti conoscono, i Giarratanesi hanno aggiunto un leggenda, che però a pochi è nota.

In sintesi, al mito di Ciane hanno aggiunto una leggenda che riguarda il loro paese e che, a ben considerare, ha una sorprendente aderenza con il mito, in quanto che l’antica Giarratana non sorgeva dove è sita oggi, bensì più in alto, nel declivio di Monte Lauro, monte che dava origine sia all’Anapo che poi si univa-si sposava-col Ciane, sia all’Irminio, vicino al quale poi venne fondata Giara.

Giara, dunque, dice la leggenda giarratanese, era compagna di Ciane e Persefone e tutte e tre giocavano non vicino al lago di Pergusa (come dice Ovidio, che essendo romano, non si rendeva conto dell’impossibilità che Ciane si trovasse con la compagna – o meglio con le due compagne – così distante ), bensì nel suggestivo sito formato ad imbuto dal cratere del vulcano spento di Monte Lauro, come la solfatara di Pozzuoli, che Ovidio, come tanti ricchi romani, ben conosceva e in cui aveva visto e vediamo ancora oggi la lava ribollire.

Da questo sito, quasi anticamera degli inferi (Virgilio aveva immaginato che un altro ingresso del regno dei morti fosse stato proprio la grotta che c’è dentro la solfatara di Pozzuoli) sarebbe stato più facile immaginare che Plutone fosse uscito con il suo carro trainato dai suoi focosi cavalli neri. E così narra l’antica leggenda giarratanese. Le tre fanciulle, dunque, giocavano spensieratamente, immaginiamo che lì sotto ci fosse la villa di Demetra o Cerere, così come oggi troviamo l’agroturismo Casmene, il cui titolare è Raffaele Dierna, figlio del figlio dell’indimenticabile Raffaele Dierna, che a Siracusa fu più volte vicesindaco nonché presidente della Gescal.

Quando, perciò, apparve Plutone e scelse, delle tre, quella che doveva essere la sua sposa, regina degli Inferi, furono in due, Ciane e Giara, ad opporglisi e tentare di strappargli dalle grinfie l’amata compagna: chi lo tirava da un lato, chi lo tirava dall’altro; le due robuste contadinotte avrebbero potuto avere la meglio sul vecchio voglioso. Ma Plutone era anche dio, il tremendo dio del regno dei morti! E, quando si vide alle strette, ricorse, purtroppo, al suo potere magico, divino. A Ciane strappò i capelli dalla testa e la povera coraggiosa fanciulla cadde a terra fulminata; una volta liberatosi di Ciane, a Plutone non fu difficile sferrare un gran pugno sulla testa di Giara, che egli trasformò in cipolla. Chissà se Giarratana non venga da “Giara e tanatos = morte di Giara! Che poi Giara abbia subito sia l’apofonia gutturale della g che il fonema caratteristico siciliano della r e abbia voluto significate “ghiara”, cioè pietra, perché la cipolla ha la forma di una pietra?. Lasciamo spazio alla fantasia scientifica dei glottologi!

Ecco perché solo sulle rive del fiume Ciane, accanto all’Anapo, cresce rigoglioso il papiro che è detta pure “la chioma di Ciane” ed ecco perché la cipolla di Giarratana, in cui fu trasformata dal terribile Dio l’intrepida altra compagna di Persefone, Giara, è l’unica cipolla schiacciata. Ma è anche la più dolce cipolla che vi sia, a ricordo della dolcezza di quella splendida e ardita fanciulla che osò con Ciane opporsi alle voglie del terribile dio.E c’è un motivo perché, mentre la “chioma di Ciane” il papiro, cresce rigogliosa tutto l’anno, la “testa di Giara” matura nella stagione più calda: il tremendo pugno che Plutone le sferrò era … incandescente! E proprio alla vigilia del Ferragosto a Giarratana si celebra la sagra della cipolla e si celebra alla grande; quest’anno, ad esempio, oltre diecimila sono stati i forestieri che son venuti ad assistervi, passeggiando al lungo corso, assaggiando le pizze che con varie ricette si fanno con la cipolla e ascoltando una delle più note cantanti chiamata in concerto appositamente: Anna Oxa. Mi ci sono recato anch’io per saperne di più. Perciò mi sono recato dal mio amico dottore, Salvatore Elia, che ne sa più di checchessia… Ed egli mi ha presentato il presidente della provincia ragusana, il sindaco del paese nonché l’assessore all’agricoltura :“La mia presenza questa sera a Giarratana la sento doverosa-ha cominciato a dirmi il presidente on. Franco Antoci-Perché io sono abituato a seguire tutto ciò che d’importante avviene nella mia Provincia e la sagra della cipolla, intendendo promozionare una produzione tipica del nostro territorio, è un avvenimento estremamente importante, perché coinvolge tutta la città e, come vede più di diecimila forestieri. Se ne sono dette tante della cipolla, tra cui quella di creare delle terme a base di cipolla; la verità è una sola: che è un prodotto molto buono della nostra terra, con cui si possono preparare tante delizie gastronomiche”.

-Che ricetta preferisce lei della cipolla?

“E’ buonissima col tonno”. La storia della sagra me l’ha sintetizzata il sindaco Pino Lia quando gli ho domandato se essa ha sostituito la grande fiera del boario: “Non è perfettamente esatto-ha egli tenuto a dire-perché la fiera si fa ancora ogni anno il 21 ed è legata a quella antica, ben più grandiosa, che si faceva per la festa di San Bartolomeo. La sagra è sorta perché c’è stata l’iniziativa di un gruppo di giovani della comunità parrocchiale, fra cui c’ero io, onorato di partecipare. Abbiamo realizzato la prima sagra della cipolla con molto volontariato esattamente trentuno anni addietro quando ero giovane armato di una grande speranza come sono ancora; questa, infatti, è la trentunesima edizione, che vediamo crescere con il più vivo piacere ogni anno, ed è veramente la festa della speranza, perché da questo frutto orticolo noi vogliamo coglieretutto quello che c’è di buono. Stiamo tentando di fare un progetto di conservazione del seme della cipolla, insieme al CLM a livello nazionale con la Provincia che ci farà da valido sostegno e supporto”.-Una domanda …impertinente uso sempre farla: come mai voi che parlate di conservazione, conservate così male i tesori dei beni culturali che avete, come i Mosaici della villa romana del III seco-lo a.C.?“Il mosaico non lo conserviamo noi; il mosaico oggi è coperto, sì, ma io sono d’accordo con lei, perché l’ho fatto tenere aperto per tre/quattro anni; però il Sovrintendente se la passava sempre liscia e quindi dovevamo pagare noi le spese per mantenere aperta la villa imperiale e siamo costretti a tenerla chiusa perché c’è il rischio di perdere le pregevoli tessere colorate. Non è competenza del Comune pulire il sito dov’è la villa con i mosaici, ma noi l’abbiamo fatto”. L’assessore provinciale all’Agricoltura, dott. Enzo Cavallo, ha aggiunto :“La sagra della cipolla ormai è diventata un evento non soltanto paesano, non soltanto provinciale, ma non si meravigli se dico anche nazionale, giacché di essa si interessano da un lato, come vede, turisti che provengono non solo dalla provincia ragusana, ma anche catanese e soprattutto siracusana, dall’altro anche la televisione e la stampa d’oltre lo stretto. La nostra cipolla è conosciuta ovunque e ritenuta veramente la più dolce, perché la leggenda dice che essa sia la testa della dolcissima fanciulla Giara, sorella di Ciane e di Persefone.

Arturo Messina