Politica

MARIANNINA COFFA, POETESSA E DONNA ANTICONFORMISTA NELL’OTTOCENTO

Rep: Il 6 gennaio del 1878 moriva a Noto Mariannina Coffa. Un nome caduto nella dimenticanza collettiva, ma che merita di essere ricordato per le sue poesie e per la  personalità libertina ed emancipata in un’epoca dove il pensiero delle donne era pari a zero, sapendo combattere contro la forza cieca di una società bigotta e retriva. Anticonformista, non ha mai voluto piegarsi ai dettami di una borghesia ipocrita, rigorosa, pregiudizievole, vivendo il suo tempo difendendo le  idee patriottiche di un’Italia unita  e soffocata da preconcetti inutili e sessisti. Ancora giovanissima, lasciò il suo paesello per studiare a Siracusa dove riuscì ad approfondire gli studi letterari e ad alimentare ancor più la passione per la poesia, divenendo per lei fonte di vita, valvola di sfogo in una realtà per lei troppo soffocante e cercando di mettere a tacere il subbuglio emozionale derivante da un parossismo interiore. Si innamorò di un uomo, Ascenso Mauceri, un idealista senza denaro, quindi il padre la diede in sposa a un ricco facoltoso bifolco, Giorgio Morana, di Ragusa. Mariannina dovette soccombere,  come conveniva a quei tempi, alla volontà prima  del padre e poi del marito. La vita con quest’ultimo fu una vera e propria prigionia, un inferno. Illusa e disillusa, il marito non le dava tregua perché per lui  le donne dovevano occuparsi solo della famiglia e non dedicarsi alla penna. Figuriamoci, una perdita di tempo! “Ho dovuto scrivere di nascosto, perché non si dicesse che non ero donna di casa”, scriveva Mariannina. Ciò nonostante, riuscì ad intrattenere, con uno pseudonimo, una corrispondenza epistolare con diversi cultori del tempo, tra cui Giuseppe Aurelio Costanzo. Voleva lasciare il marito, ma erede di una classe maschilista e patriarcale,  valeva a dire, femmina di facile costume, disonorata lei e tutta la famiglia di appartenenza. Il suo modo di vita e di reagire, inquieto, ribelle, smaniosa del nuovo e del bello, la portarono ad essere abbandonata da tutti, acquistandosi  l’appellativo di pazza e a morire derelitta e negletta,  giovane, a 36 anni, sola con il suo dolore, sola col suo destino, ma ferma nel suo intento, come solo una donna di carattere sa fare. Destino crudele quello di Mariannina, di una donna che forse doveva nascere centinaia di anni dopo, forte e fragile,  precursore anche lei di una battaglia tutta femminile combattuta contro un maschio supponente e saccente.  Se n’è andata così, in silenzio, ma le sue poesie sono belle e come tutte le cose belle, meritano di essere lette e apprezzate.

Graziella Fortuna