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IL NUOVO LIBRO DI CANDELARI: MAGENTA E MENGELE, L’INNOCENZA E LA MALVAGITA’

La seconda guerra mondiale è ormai giunta al suo epilogo; la Germania, dopo la capitolazione, è alla resa dei conti.
All’U-Boot 71, al cui comando è il capitano Schreiber, è affidata un’ultima rischiosa missione: condurre indenne in Argentina il suo inquietante “ospite”, il dottor Mengele, l’Angelo della Morte, diabolico studioso dei meccanismi genetici e dei segreti della moltiplicazione gemellare.
Partendo da dati storici (la fuga di Mengele dalla Germania, il ritrovamento del suo cadavere in una spiaggia brasiliana nel 1979, la dubbia identità di quel corpo), lo scrittore fantastica sul futuro destino di questo criminale di guerra scampato ai servizi segreti.
Ma quale scopo potrebbe avere la sopravvivenza di un’esistenza dannata, se non quello di perpetuare il dominio del male e del caos nel mondo attraverso un progetto folle e perverso: “risuscitare Hitler”?
Si evolve parallelamente a questa vicenda quella di una comune famiglia, la cui normale quotidianità viene improvvisamente turbata da un evento sovrannaturale che vede protagonista la piccola Magenta.
Mengele e Magenta, la grande e la piccola storia, la malvagità sadica e l’innocenza dell’infanzia. Che cosa accomuna i due personaggi e perché le loro vicende sono destinate a incrociarsi? Abilmente l’autore dissemina nel racconto indizi perturbanti (le due fedi che non possono essere sfilate dal dito di Magenta, la svastica incisa sulla ghiandola pineale della bambina, la misteriosa epifania della donna dai grandi occhi verdi), intrecciando valenze simboliche e dati di realtà, che trascinano il lettore attraverso improvvisi colpi di scena, verso un epilogo imprevedibile e scioccante.
La narrazione si sviluppa attraverso uno stile variegato, ora secco e tagliente nelle sequenze dinamiche, ora tendente all’ornato e a toni sentimentali, particolarmente nella descrizione degli squarci paesaggistici. Frequente l’uso del registro ironico (nei dialoghi fra i comuni mortali e negli scontri verbali fra i demoni), quasi a voler esorcizzare la paura dell’ignoto.
Come nei precedenti romanzi, Francesco Candelari dà prova delle sue abilità descrittive nel delineare caratteri e tipologie di individui. Se i personaggi maschili dominano ancora la scena da un punto di vista numerico, si staglia imponente su tutti l’indimenticabile figura di Magenta, la creatura dalla carnagione diafana e dai bei capelli rosso ramati, da cui dipende il futuro destino dell’umanità. Lungi dal rievocare le donne salvifiche della tradizione letteraria italiana, Magenta, nelle scene di possessione nelle quali continua a emanare un fascino irresistibile, sembra partorita dalla fantasia di un Achillini che rappresenta la metamorfosi demoniaca della donna amata, rovesciando gli attributi tipici della donna angelo:
“Là nel mezzo del tempio, a l’improviso,
Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,
e mirano i miei lumi a lei devoti
fatto albergo di Furie un sì bel viso” (Bellissima spiritata)
“C’era un qualcosa di orribile, perverso, ma nel contempo tremendamente sensuale in quell’immateriale figura che, nonostante la scarsa luce, riusciva a mettere in mostra una prorompente femminilità” (Gli occhi di Magenta).
Particolarmente convincente risulta essere il ritratto di Mengele, mefistofelico e titanico nella sua smisurata volontà di potenza e di distruzione, creatore di un surreale esercito di non-umani, manifestazione, come lui, delle “tenebre più profonde” del Male.
Apocalittica, infine, la descrizione del pianeta Terra nel day-after, rievocata in una sequenza onirica (sogno o realtà?) in cui Magenta è la sola sopravvissuta alla guerra tra le potenze mondiali: “le strade erano deserte (…), piene di rottami di ogni tipo e di profonde voragini che si aprivano sull’asfalto. Edifici sventrati da violente esplosioni. Un cielo rosso cupo, parzialmente coperto da innaturali nuvole grigio piombo. Paesaggio spettrale. Non si udivano voci, non si vedevano uccelli volare in quel cielo da incubo; solo il vento (…) nel terrificante silenzio”.
Il romanzo, nei suoi toni chiaroscurali, si presta a diverse chiavi di lettura.
Un affresco di guerra e di pace: la guerra di Mengele, il pianificatore di una nuova distruzione dell’umanità, la ricerca di pace di Magenta, che lotta per liberarsi dai suoi straordinari poteri anelando a una normalità nella quale realizzarsi come donna e come madre.
Una singolare storia d’amore, che nasce dall’accettazione della diversità di chi si ama: Luca conosce il segreto di Magenta e ne prova talora orrore, ma è capace di cogliere la purezza d’animo della donna, di accompagnarla nel viaggio di “liberazione dal male”, che è “catabasi”, discesa negli inferi, infine rinascita a nuova vita.
Il romanzo, inoltre, attraverso una rivisitazione di eventi passati, risulta profondamente contemporaneo, alludendo a timori e inquietudini del nostro tempo che hanno le loro scaturigini nella situazione di disagio esistenziale e di malessere continui e a cui l’umanità sembra essere stata condannata.
Non atterrisce forse l’idea della creazione, attraverso la clonazione dell’uomo, di squadre di schiavi, di soldati mercenari, di criminali, da parte di un futuro dittatore o di un capomafia? Nell’attuale recrudescenza di movimenti xenofobi e neonazisti, non è forse condivisibile la paura che lo spettro del passato possa ritornare?
Se nella contrapposizione manichea del Bene e del Male domina nel romanzo la speranza della salvezza finale, il messaggio conclusivo è amaramente realistico: “l’odio e la violenza fanno parte integrante dell’umanità. Tutti gli uomini, in ogni tempo e in ogni luogo, sono capaci di odiare e distruggere i propri simili”.