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DA OGGI AL FORO SIRACUSANO / CHE VALORE DANNI I RAGAZZI DI OGGI ALLA FIERA DEI MORTICEDDI?

La fiera dei morti…E i ragazzi si perdono tra connessione e tradizioni. Da oggi 27 ottobre al 2 novembre 2019 si terrà presso il Foro Siracusano, la consueta fiera dei morticeddi, un appuntamento a cui i siracusani veraci non possono eludere.  Ma che significato si dà a questa prima festa dal sapore autunnale, quale valore in essa trovano i ragazzi di oggi, nativi digitali? Si può parlare ancora di tradizione o è solo un modo per fare business? In questa società plagiata da menti superconnesse,  in un mondo circolare e globalizzante, i ragazzi di oggi  non riescono a comprendere l’importanza delle tradizioni e forse non hanno tutti i torti.

Un tempo, non troppo lontano,   mamma e nonna insieme, già di primo mattino,  si adoperavano  in cucina fra torroni, biscotti re motti, cotognate dalle forme buffe e a giuggiulena. Nell’aria si sprigionavano profumi così esilaranti e persistenti che perdurano ancora  nei ricordi dell’oblio di coloro che sono avanti con gli anni. Che ne sanno i ragazzi di oggi? E che dire il giorno dei defunti che, trepidamente, non si vedeva l’ora di “ncignari” u vistitu e i scappi novi. Che ne sanno i ragazzi di oggi? E poi quella frase: chi t’hannu puttatu i motti?  I maschietti  giocavano con la pistola dai gommini rossi e i fimmineddi con le bambole dai larghi vestiti e dagli occhi tondi e spiritati, portati rigorosamente la sera prima e nascosti sotto il letto, si diceva dai propri cari deceduti.

Tutti insieme poi si andava a portare rispetto a coloro che la dipartita era arrivata troppo presto e, più che un giorno triste, era un modo per rivedere amici e parenti, un modo per ritrovarsi in un luogo tutto in fiore in quel, di novembre. E il mercatino? Un’esplosione di colori e profumi e tutti riversati li’ a comperare giocattoli, dolciumi e dolcetti  co ciauru re castagni. Che ne sanno i giovani? Era una festa che tutti aspettavano con quella gioia spontanea e gioiosa che si gustava con semplicità e armonia in un incedere lento e cadenzato, senza fretta, senza premura, senza tempo. Che ne sanno i giovani?

Oggi viviamo la festa sui social e postiamo le belle frasi e i buoni propositi, convinti che il nostro procedere, in una dimensione cosmica, alla ricerca continua di un equilibrio interiore, possa darci una pace già molto frammentata da una precarietà giornaliera. E intanto la festa passa tra ricordi melanconici e nostalgici perché le tradizioni non sono eterne. Leonardo Sciascia alla domanda “cos’è una festa religiosa in Sicilia?”, sapientemente rispose: è nella festa che il siciliano esce dalla sua condizione di uomo solo per ritrovarsi parte di un ceto, di una classe, di una città. Oggi si direbbe che l’uomo ritrova se stesso davanti a un monitor collegato al mondo intero, solo e con se stesso. Panta rei.

Graziella Fortuna