Politica

TRAGEDIA PER SCOGLI LUNGHI / PER AIUTARE IL SUO AMICO FINI’ ANCHE LUI DIVORATO DAL MARE

Conosci la tua città, Siracusa, la tua patria: conoscerai meglio te stesso!”“ Vuoi che la tua città migliori? Comincia a migliorare te stesso!”“ Vuoi che gli altri amino la tua città? Amala con tutta la tua anima!”“ Non lasciare col cuore la tua casa, anche se dovrai andare lontano!”“ Non pensare mai che la tua erba sia meno alta di quella del vicino: la storia di cui la tua si nutre fa meraviglia e invidia atutto il mondo.”“ Esalta la tua città se vuoi che gli altri l’apprezzino!” La tematica portata avanti è stata sempre questa. A tale scopo fra gli innumerevoli articoli e redazionali d’ogni genere – tutti di grande valenza e sempre nell’ottica della più consapevole obiettività e professionalità – stralci di storia patria, referti di vita culturale, sociale, politica, artistica attuale e remota, indagini e analisi sociologiche sulle più svariate problematiche ambientali, dalla scuola all’amministrazione pubblica e all’attività privata, in collaborazione sia dei giovani, degli studenti, che dei cittadini d’ogni classe sociale, fino ai personaggi più rappresentativi di Siracusa. Intendiamo compiere adesso un ulteriore sensibile passo avanti verso la conoscenza, l’esaltazione e la valorizzazione della città e dell’intera provincia, presentando di volta in volta, in una formula che vogliamo definire precipuamente coloristica, le più affascinanti leggende, gli angoli paesaggistici più suggestivi, i più singolari personaggi del capoluogo e dei Comuni di Siracusa. Chi non conosce, dunque, tanto per cominciare, gli “ scogli lunghi” che sono proprio sul mare antistante il porto piccolo di Siracusa, davanti alla Riviera Dionisio il Grande? Un tempo non molto lontano -il mio carissimo amico e collega di articoli di colore, il dott. Vittorio De Benedictis ne può sapere più di tantissimi altri—per i “burgarioti” era il luogo preferito per farsi il bagno: pigliavano un paio di mutandine, un asciugamano, sì e no, facevano due passi ed erano già in acqua, in una delle più limpide, ristoratrici e azzurre acque del mondo! Era, se vogliamo, come “ i setti scogghi”, prospicienti ’a villa ‘e’ varagghi, ossia la villetta della marina, accanto a Fonte Aretusa erano per gli Ortigiani, mentre tantissimi altri andavano a facci dispirata, alias Belvedere San Giacomo, nel cui unico stabilimento balneare dell’isola di Ortigia, Don Severino culu ’i truscia, come solevano chiamarlo tutti perchè pareva appartenere alla razza degli stereopigiti dell’Africa, vi poteva affittare persino il costume a pochi spiccioli, per una rapida quanto ristoratrice tuffatina dopo le estenuanti ore di ufficio o di scuola, prima di andare a pranzo…..C’era, lì, di che ammirare: un mare irripetibile di liquido cristallo azzurro e… -se riu-scivate a entrare in una baracca-gruviera, cioè con insospettabili buchi, uno spettacolo che era la fine del mondo, quando non vi capitava di vedere ben altro, da parte di qualche masculazzu…..Orbene, gli stupendi scogli lunghi, a poco a poco, passarono di moda, caddero in abbandono: le acque un tempo così limpide, divennero inquinate, soprattutto per certi scoli fognarii abusivi….. La gente dovette andare ben più lontano per godere di un bagno in acqua, dopo di esserselo fatto di sudore in macchina, per raggiungere -carichi di bestemmie-l’Arenella, Ognina, Fontane Bianche, Contrada Gallina… o ancora più a sud; a nord, dove prima si andava alla sterminata stupenda spiaggia di Marina di Melilli, a Fondaco Nuovo, col sorgere del gigante industriale fu pure abbandonato…..Ma ’i scogghi longhi circa 15 anni addietro rientrarono improvvisamente nell’attenzione e addirittura nella cronaca nera dei Siracusani: non perchè fossero ridiventati balneabili, bensì perchè lì avvenne una gravissima tragedia, appunto “ ’A traggedia d’’e scogghi longhi”. Il Fancaudo, un’imbarcazione da competizione, al ritorno da un allenamento risicato—che, in verità, era stato sconsigliato da chi meglio conosceva le insidie di quel tratto di mare, per le pessime condizioni atmosferiche -proprio alla vista di tante persone che perplesse e inermi furono testimoni dell’immane disgrazia, si capovolse! Nuccio Caia, un mio ex alunno che già era diventato medico, fratello di Sergio, anch’egli mio ex alunno, ma successivamente, al liceo Corbino, si dice che stava per salvarsi, che stava per raggiungere la riva, ma che, vedendo in pericolo il proprio compagno Marcellino Bianca, un semplice falegname-ma il mare affratella e allivella tutti -volle tornare indietro per porgergli aiuto.I l sopraggiungere di un altro gigantesco cavallone li investì e li coprì entrambi, li divorò! Nessuno più li vide, di tutte le persone che allibite assistettero alla terrificante scena!  I corpi furono trovati imbrigliati tra le reti di alcuni pescatori solo parecchi giorni dopo, nelle acque che scorrono davanti al fronte posteriore del Palazzo delle Poste. Fu in quella circostanza che nacque “ ’A traggedia d’’e scogghi longhi”.

Arturo Messina