Politica

A SIRACUSA U CANI ANCORA NUN MURIU, MA NON É CERTO IN BUONA SALUTE

MURIU U CANI è un’espressione molto usata dai palermitani quando vogliono affermare metaforicamente “che tutto è finito”.
Anche Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo” si serve del “cane Bendicò morto “, per simboleggiare la fine della nobiltà.
“Cca muriu u cani”, viene usato anche ad annunciare il momento esatto della fine di un evento non del tutto portato a termine.
“Murìu ‘u cani:”, “È morto il cane” (descrive una situazione irrecuperabile, per la quale non c’è niente da fare).

Per fortuna a Siracusa non siamo ancora a questo punto, la situazione è grave, ma non irrecuperabile. Certo per rientrare in partita ci vogliono decisioni importanti, una comunità che torni ad essere comunità, chi amministra che prenda atto della sua insipienza e con senso di responsabilità lasci spazio ad altri. C’è bisogno di deputati che facciano i deputati, di imprenditori sani e con voglia di fare nella legalità, di sindacati che facciano i sindacati. Insomma, bisogna cambiare passo. A Siracusa u cani ancora nun muriu, ma non è poi che stia tanto bene.