ELENA CALIGIORE: GLI SPLENDIDI VOLONTARI DEL CANILE DI PALERMO
Il caso del Canile Municipale di Palermo è il punto di partenza per un cambiamento nel campo del randagismo a livello regionale e si spera anche nazionale. E’ necessario ‘mettere mano’ alla modifica della Legge Regionale n. 15 del 2000, soprattutto bisogna introdurre norme chiare e severe relativamente allo spostamento dei randagi all’interno della regione, verso altre regioni del nostro Paese e verso l’estero. Per anni abbiamo saputo e prontamente contestato le deportazioni dei nostri randagi da parte di associazioni animaliste (o presunte tali) verso regioni del Nord e verso la Francia, la Germania ed altri Paesi Europei. Abbiamo verificato e documentato la loro terribile fine nelle ‘Spa’ (canili francesi) dove viene praticata l’eutanasia dopo qualche giorno della loro entrata in canile; la fine di tanti altri trovati in vendita a centinaia di euro in siti tedeschi, e la fine di tantissimi altri che si trovano ancora oggi in certi canili del Nord Italia a carico della collettività locale, in regioni dove il randagismo era stato sconfitto o arginato da anni. Il caso Palermo è esploso soprattutto per la scelta ‘ostinata’ del Comune di Palermo, attraverso il Dirigente, Dott. Gabriele Marchese, di affidare dietro incentivo di 480 euro per cane, ben 100 cani alla staffettista Chiara Notari Stefano che, questa volta si era presentata con una diversa associazione, l’AIVAC, presieduta da Antonio Capizzi, allevatore e trasportatore di cani. Associazione non iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni di protezione animali. I volontari palermitani che da anni contestano la gestione del Canile Municipale di Palermo si sono opposti a queste ‘adozioni con incentivo’ proposte dal Comune e come risposta sono stati tacciati di lucrare sui randagi ‘fuori e dentro il Canile Municipale’. Le accuse nei loro confronti sono state molto gravi, ‘facendo di tutta l’erba un fascio’ sono stati accusati di temere di perdere le somme che il Comune paga per i cani dati in affidamento ad Associazioni animaliste palermitane. Somme sicuramente alte e superiori a quanto prevede la legge regionale. Somme concordate tra Comune ed Associazioni in passato, quando la stessa Amministrazione, trovandosi in difficoltà a seguito del clamoroso fallimento della Gesip (Azienda a capitale interamente pubblico) che gestiva i servizi nel Canile Municipale, ha chiesto aiuto alle varie Associazioni animaliste. Lo stesso Comune attraverso i suoi dirigenti chiese alle diverse associazioni animaliste di costituirsi in Associazione di Impresa Temporanea per l’assegnazione dei servizi all’interno del canile. In questi mesi però le associazioni, attraverso i loro volontari, chiaramente poi regolarmente ingaggiati, vengono tacciate di lucrare sulla pelle dei randagi del canile. A lanciare tali accuse non è l’uomo della strada ma lo stesso Dirigente preposto a quel settore e che non risulta abbia contestato e denunciato, precedentemente , eventuali illegalità nelle determine da lui stesso firmate. Nel mondo del volontariato tra tantissimi meravigliosi volontari c’è stata, c’è e ci sarà qualche mela marcia, purtroppo. Sarebbe però grave e scoraggiante accomunare tutti i volontari in negativo. Non si poteva neanche pretendere che i volontari che hanno lavorato in canile nella veste di dipendenti dell’Associazione Temporanea di Impresa rinunciassero al loro stipendio visto che erano tenuti ad orari regolari di lavoro e a mansioni ben precise. Attualmente che la convenzione non è stata rinnovata ed è e ritornata la ditta precedente sotto altro nome, RESET, i volontari continuano a frequentare il canile, quando viene concesso, visti gli ostruzionismi frequenti da parte del Dirigente e del responsabile del canile. I VOLONTARI; MERAVIGLIOSI RAGAZZI e RAGAZZE sono tornati a curare i cani del canile, a farli uscire dai box e a farli giocare e correre. Ciò’ senza chiedere un centesimo a chicchessia come è giusto fare da volontari!
Elena Caligiore