MALTRATTATI IL NIPOTE DELLA REIMANN ED ALTRI 50 DANESI
Caro Henrik Grill, spero abbia fatto un buon ritorno e portato con te le immagini di Siracusa e della “tua” Villa Reimann. Immagino le bellissime sensazioni che hai provato tu, figlio della cugina prediletta di Christiane Reimann, quando giorni fa hai varcato quel cancello sbrecciato della Villa. Probabilmente hai stentato parecchio a riconoscerla dopo tanto tempo; non ti è sembrato familiare nemmeno quella caricatura di muro di cinta a chiazze che racchiude il giardino dei tuoi ricordi di ragazzo. Ricordi incancellabili che ti sei portato dentro e con cui hai convissuto fino a quando sei tornato a rivedere, dopo tanti anni, Villa Reimann con i suoi angoli a te tanto cari. Non ti sei ritrovato in quel lungo viale d’ingresso con ai lati il roseto che sta appassendo, non ricevendo acqua da tanti mesi a causa della mancanza di energia elettrica, così come non hai riconosciuto la Villa al buio, visitata alla debole luce prodotta dai cellulari; non ti sei ritrovato in quelle panchine di pietra distrutte, tra i marmi bianchi divelti e quelle colonnine spezzate le cui modanature sono scomparse insieme ai tuoi e ai nostri ricordi. La scala d’ingresso l’hai trovata devastata dai balordi nostrani e il prospetto della Villa privo delle persiane crollate al suolo per la noncuranza dei nostri Amministratori. Comprendo bene che non ti sei reso conto in quale contesto ti sei ritrovato e capisco il tuo sgomento quando hai sfiorato nuovamente con mano adulta quei mobili usati allora, adesso divenuti cibo per le termiti. Che strazio avrai provato a visitare quelle stanze con i muri lesionati, con i secchi vuoti sul pavimento in attesa di ricevere l’acqua piovana che si infiltra, con le persiane in legno buttate sul terrazzo o tenute chiuse da stringhe di stoffa fradicia per evitarne la caduta! Chissà cosa avrai pensato nel vedere letteralmente bucata una parete della “stanza della radio”, dove Christiane e tua madre Margrethe ascoltavano la musica guardando la Città in lontananza. Ti sarai meravigliato dello scompiglio dei documenti, dello sfregio dei libri infestati dalle tarme, delle tante lettere dimenticate negli armadi, anche di quelle spedite da tua madre a sua cugina. Se avessi avuto il coraggio di sfogliarle, nonostante fossero sbrindellate, avresti letto dell’invidia di tua madre per la scelta di Christiane di vivere in questa nostra città, ritenuta allora civile e unica per la sua storia antica. Lei ricordava con nostalgia quando in attesa di partire per la Libia, ospite in Villa, la mattina osservava dalla sua camera il mare e il porto, che oggi tu non sei riuscito a scorgere anche se ti sei sollevato sulla punta dei piedi. Quale pena avrai provato, guardando quella ringhiera di legno rotta, che ti accompagnava quando salivi sul gazebo in pietra per prendere il thé e i biscottini serviti da Christiane a te e a tua madre e che ora, piegata innaturalmente da mani irrispettose, accompagna i tuoi ricordi violati, violentati, sfregiati e ridotti in piccoli pezzi come quelli della balaustra in pietra crollata. Non volevi credere che questa era la Villa dei tuoi ricordi, in cui tua madre è venuta a consolare Christiane, abbandonata dall’uomo amato, per darle coraggio dopo i disastri della guerra o semplicemente per aiutarla a mettere a dimora qualche pianta esotica che le ha regalato e che tu adesso hai cercato inutilmente di trovare fra i viali del Parco, ingombri di tavolini e sedie di volgare plastica bianca. Non ti davi pace al pensiero che Christiane, piuttosto che ai suoi parenti o all’Associazione delle Infermiere, avesse donato l’intera villa ad una Città scialba, senza memoria, irriconoscente, incapace di provare vergogna. Sono arrossito io per la mia Città, sapendo che nessun ricordo, per quanto tu ti sia sforzato di cercare, ti è stato possibile ritrovare in quel luogo a te tanto caro. Mi dispiace proprio, mi dispiace con tutta l’anima, che tu, caro Henrik, nel momento in cui ti sei rivolto alla nostra supponente burocrazia per visitare la Villa, hai ricevuto risposte evasive e telefoni muti. “La Villa è chiusa per motivi dovuti a lavori in corso” la pietosa bugia a te riferita da persone senza onore, senza riconoscenza, senz’anima. Ti chiedo scusa per loro e ringrazio quelle persone, le quali, con la loro volontà e disponibilità, ti hanno consentito comunque di aprire e richiudere la porta della tua Villa con dignità, quella stessa dignità ritrovata durante il nostro colloquio in cui abbiamo parlato di Christiane. Ti ho mostrato la bozza del libro sulla Reimann che verrà presentato fra pochi giorni e tu con grande emozione hai riconosciuto tua madre e Christiane fotografate insieme nella zona archeologica della città; ti sei commosso per un attimo e anche noi lo siamo, sapendo che la Reimann ha ancora parenti che la vogliono bene, che non l’hanno dimenticata, e tu sei uno di questi e ciò ci rincuora nel nostro impegno di volontari. Continueremo a scrollare le spalle a questa Città ingrata e a chi, tra la sua classe dirigente, volta il viso per non incrociare quegli occhi che tu hai potuto incrociare guardando il busto della Reimann posto all’ingresso della sua casa. Quella stessa casa donata generosamente da Christiane a questa nostra sventurata Città. Se ti può consolare tu sei stato fortunato a visitare la Villa, oggi negata a cinquanta danesi i quali, dopo mesi dalla richiesta, hanno avuto comunicato all’ultimo momento il diniego ufficiale, perché questa nostra classe dirigente non è riuscita a trovare un solo mantenuto burocrate comunale disponibile ad accompagnarli in visita per il primo di maggio. Questo è potuto succedere, caro Henrik, in quanto i nostri Amministratori erano impegnati a promuovere la nostra Città in terre lontanissime. Ti dovrà consolare il fatto che anche il massimo responsabile politico della Cultura cittadina, prima o poi, tra una poesia e una inaugurazione, troverà il tempo per occuparsi di Villa Reimann e magari avrà voglia di leggere la corrispondenza tra tua madre Margrethe e sua cugina Christiane. Ti prego di non sorridere di queste nostre miserie, nè della nostra condizione di piccoli provinciali; dopo tutto, tu hai potuto visitare la Villa ed il suo Parco, mentre per il capriccio o per l’incompetenza di qualcuno a noi Siracusani, destinatari ultimi del dono di Christiane Reimann, devi sapere che oggi non è consentito l’accesso. Grazie Henrik. Alla prossima e buona fortuna.
Marcello Lo Iacono