Politica

2000 “NO” DELLE FAMIGLIE SIRACUSANE ALL’ASSESSORE PRO GAY NELLE SCUOLE

Sull’adesione del Comune al network  “Educare alle differenze” scrive l’assessore Valeria Troia:

Dispiace verificare come, a distanza di giorni, non tenda a scemare la polemica sull’adesione del Comune al network “Educare alle differenze” e sulle iniziative avviate nelle scuole per combattere le  discriminazioni che sono alle base di sempre più frequenti atti di bullismo. Polemiche che in qualche caso risultano strumentali o basate sulla cattiva informazione. Intervengo non solo per difendere l’operato del mio assessorato ma anche a tutela di dirigenti scolastici, insegnanti, genitori, associazioni, esperti nel settore educativo che ci accompagnano in questo percorso e che si sentono attaccati, e per rispondere alle legittime preoccupazioni manifestate da altri genitori che, frastornati dalle polemiche, vogliono capire cosa stia accadendo. Voglio affermarlo con estrema chiarezza: le nostre iniziative non hanno a che fare in alcun modo con la diffusione della cultura gender ma hanno a che fare con la volontà di creare una città accogliente e inclusiva con i fatti e non solo a parole, capace di garantire – come ci siamo impegnati a fare aderendo alla rete internazionale delle Città Educative – a tutti pari opportunità, pari diritti e pari cittadinanza. A tutti, nessun escluso, a prescindere da ciò che pensano, dalla religione che professano, dal colore della pelle, della loro provenienza o dalle preferenze sessuali. Vuol dire lavorare affinché ciascuno impari sin da piccolo ad accettare l’altro da sé. Negare questa esigenza e l’importanza di questa mission vuol dire negare le discriminazioni che attraversano ancora – oggi forse più di ieri – la nostra società e che Papa Francesco non manca di ricordarci ad ogni occasione. Significa nascondere, come se fosse solo fastidiosa polvere da mettere sotto un tappeto, gli sconcertanti dati sul bullismo che riguardano Siracusa e i giovani siracusani, dentro e fuori le scuole, e che colpiscono coloro i quali vengono percepiti come diversi o fragili. Troppo facile e fuorviante – forse utile a raccogliere un po’ di consenso – è puntare l’attenzione solo sull’aspetto sessuale. Le circostanze hanno voluto che la nostra iniziativa coincidesse in termini di tempo con quanto Arcigay (associazione che gode del nostro rispetto e della nostra considerazione) sta promuovendo negli istituti superiori, dunque fuori dalla nostra competenza, i cui contenuti e le cui modalità non siamo tenuti a conoscere. La nostra risposta al problema delle discriminazioni e del bullismo è di altro tipo. Il network nazionale di ‘Educare alle differenze’ è composto da 250 associazioni no profit, enti locali, organizzazioni dell’ambito sociale, équipe di formazione, associazioni di genitori, centri antiviolenza, case delle donne, gruppi informali di insegnanti, spazi sociali che fondono il proprio operato politico e istituzionale sull’idea che nulla come la scuola e l’agire educativo abbia la capacità e il dovere di lavorare per trasformare i rapporti di potere e violenza, colmare i deficit di democrazia e di rappresentatività da parte di chi viene additato come diverso e sostenere le nuove generazioni nel loro percorso di crescita, che è innanzitutto crescita in uguaglianza, libertà, autonomia e rispetto per gli altri. Così come fatto in questi anni di lavoro con le scuole, l’assessorato ha deciso di non promuovere nulla di precostituito, ma di condividere un percorso a partire da un bisogno. Il primo incontro è stato con le associazioni locali promotrici del network; poi ci rivolgeremo agli insegnanti e ai genitori, riconoscendone il ruolo educativo principale. Siamo stati accusati in queste ore di volerci sostituire alle famiglie. Falso. Saranno insegnanti e genitori a condividere le tematiche e i percorsi di sensibilizzazione, prevenzione e formazione. In tal senso l’assessorato invierà una circolare esplicativa invitando i dirigenti scolastici a prevedere incontri tematici e a ricercare le buone pratiche già presenti in molte delle nostre scuole. Nessuna somma ad oggi è stata stanziata in bilancio per il progetto, l’operato delle associazioni in questione rimane a titolo volontario e gratuito.

Valeria Troia

 

 

 

L’assessore Valeria Troja ritiene di avere a che fare con sprovveduti a cui è possibile rifilare di tutto, ovviamente infiocchettando belle parole e falsità. Il network nazionale di ‘Educare alle differenze’ e le associazioni collaterali da tempo perseguono l’obbiettivo di entrare nelle scuole anche primarie (che vergogna!!) per divulgare non la tolleranza come dicono e la lotta al bullismo, (questi sono falsi obbiettivi da tutti condivisi e condivisibili), ma di inculcare ai più piccoli che non ci sono soltanto papà e mamma ma tanti soggetti diversi – gli omosessuali, i bisessuali, i transessuali etc – e che tutti devono essere considerati normali. I papà possono essere anche due come le mamme e si possono avere due mamme come due papà o due transgender di tutti i tipi. Due di tutto o anche più di due. La tolleranza è questa: accettare come normale questo variegato panorama di diverse sessualità. La nuova famiglia “allargata”, pensano, è questa ed è bene che i bambini ne siano consapevoli fin dai primi anni. Ora personalmente trovo giusto predicare la tolleranza, contrastare in tutti i modi il bullismo fin dall’asilo, rispettare tutti a prescindere da religione, razza e sesso: ciò che trovo indecente è confondere i bambini, dare loro della “diversità” una immagine di normalità, cambiare dopo millenni l’umanità e le sue leggi, la storia dell’uomo e della donna, per teorie indecenti. I promotori ne sono così coscienti che la loro propaganda simula, si nasconde dietro espressioni condivise come l’orrore della violenza e del bullismo ma mira a ben altro. Il tentativo è quello di sostituirsi alle famiglie per questo tipo di nuova educazione sessuale e  di nuova famiglia e questo ha trovato in tantissime associazioni una risposta durissima che l’Assessore Troia finge di non conoscere. Anzi, cita a sostegno Papa Francesco quando è proprio Papa Francesco che ha pronunciato contro queste teorie le parole più dure ed inequivocabili (è un attacco a livello mondiale alla tradizione del matrimonio). Quando si assumono queste iniziative – soprattutto a livello comunale con tanto di assessorato – si ha il dovere elementare di dire la verità, di muoversi nella chiarezza. Alla iniziativa di Educare alle differenze sono state contrapposte a livello nazionale moltissime obiezioni che un Assessore Comunale aveva il dovere di fare conoscere a tutti. Poi i genitori, la scuola avrebbero preso le loro decisioni. Così non è stato fatto provocando la sacrosanta e furente reazione di duemila genitori che personalmente condivido e sostengo. Anzi il grido di allarme di Papa Francesco va raccolto ed ampliato: bisogna educare i ragazzi (non certo i bambini) a sapere discernere rispetto alle diversità sessuali ed alle nuove forme di coppia. Informazioni complete, aggiornate, non manipolate da chicchessia, con il consenso necessario delle famiglie degli adolescenti. (sb)