Politica

EMANUELE GILIBERTI: SENZA CONSIGLIO COMUNALE SCELTE FOLLI PER UNA CITTA’ COME SIRACUSA

Emanuele Giliberti, un milione e 200mila euro per la pista ciclabile a Corso Gelone. Il sindaco del cga ha deciso da solo, ma sappiamo che ci saranno mobilitazioni al riguardo. Il tuo parere da cittadino e da tecnico

Ritengo che il fattore primario per un opera pubblica non sia rappresentato  dal  costo quanto dal rapporto  tra spesa e risultato. Dunque non focalizzo la mia attenzione sul milione e passa necessario a realizzare la pista ciclabile in corso Gelone quanto ai probabili risultati di questa operazione. Operazione che mi sembra in linea con quanto abbiamo visto e stiamo vedendo in altri interventi in corso nella nostra città: restringimento di carreggiate, creazioni di marciapiedi fuori misura, rotonde in sequenza, reinvenzione di verde pubblico a danno dell’esistente che viene sostituito malamente, piste ciclabili che sono in linea generale poco utilizzate e spesso tristemente vuote. Non saprei dire quale modello di città stia dietro queste scelte: di fatto per esempio  una intera area significativa come Piazza Euripide ha mutato volto ad un importante snodo viario che era caratterizzato anche architettonicamente dall’equilibrio fra epoca degli edifici e spazio urbano circostante. Non so quanto si sentisse la necessità di quella piazza modello Brasilia punteggiata da panchine cubo e (pochi) alberi che punteggiano un perimetro aperto e non significativo. In questa scia temo vada ad inserirsi  l’intervento, per quanto mi  è dato sapere, previsto per corso Gelone. Si prevede l’eliminazione degli stalli sulla zona destra della strada da sud a nord e la riduzione degli spazi destinati alla pedonalità. Se l’idea è quella di risolvere il problema del traffico (tenuto conto che corso Gelone è asse della comunicazione tra nord e sud della città) penso che somme di pari entità sarebbero state meglio utilizzate se  orientate alla realizzazione di una servizio continuativo e costante di mezzi pubblici snelli (come navette per esempio) che permettessero ai cittadini di spostarsi dal centro storico ed aree limitrofe alla periferia cittadina in maniera agevole e comoda e non con la propria autovettura come adesso avviene in maniera quasi obbligatoria. Ostacolare l’utilizzo della macchina non può limitarsi a renderne difficile l’uso né l’utopia di una cittadinanza che si muove in bicicletta può essere realmente l’obiettivo di una riforma  della viabilità e del traffico. Non sono un urbanista né un esperto di flussi veicolari ma mi sembra che a tutto questo fervore innovativo manchi la visione complessiva di un quadro generale che dia un senso organico e funzionale alle  trasformazioni di una città che ha strutture, spazi e viabilità ben lontane dai probabili modelli presi ad esempio per programmare le progettazioni in atto.

Ho letto anche io di movimenti cittadini che si stanno formando in reazione a quanto detto. Certamente la qualità della vita dei residenti in queste zone subirà un contraccolpo dalla ovvia pressione veicolare che verrà a gravare su tutte le aree circostanti fermo restando l’assenza di misure integrative e correttive rispondenti alle nuove esigenze nate dalla eliminazione di parcheggi e aree di sosta.

Una città senza Consiglio comunale e con una sola persona al comando. Potresti fare un film, il materiale c’è

L’assenza di un Consiglio Comunale è certamente un vulnus per il confronto e la concertazione, cosa non solo utile ma direi essenziale per la gestione della cosa pubblica. D’altra parte raramente ho assistito ad un suicidio perfetto come quello compiuto dal nostro Consiglio Comunale e dunque..Ne trarrei una commedia più che una tragedia.

Un signore partecipa in solitaria e vince la gestione del teatro comunale. Poi, per problemi fiscali o altro, tutto si ferma. Ma si può fare? 

La vicenda del Teatro Comunale è molto più semplice di quanto non appaia.

Giorni fa su un quotidiano locale è apparso un articolo chiaro ed esaustivo che ha spiegato con chiarezza la stato di stallo in cui versa la situazione e il perchè. Non sussistono motivi fiscali o simili. Semplicemente ancora il Teatro non ha tutte le autorizzazioni di legge per poter essere aperto al pubblico e utilizzato a capienza piena.

Detto ciò ritornando alla domanda è stato aperto un bando, tempo fa, con il quale il Comune offriva, a titolo oneroso la possibilità della gestione del Teatro per un periodo definito di tempo. Perchè, a parte l’aggiudicatario, non vi sono stati altri partecipanti? Perché, a mio parere, chi sa di teatro e soprattutto di gestione teatrale ha ben chiaro che il Comunale di Siracusa è uno spazio difficilissimo da gestire ed è una impresa economica che chiede uno sforzo notevolissimo per ottenere, se non utili, almeno un pareggio di gestione (non immediato per di più).

I motivi sono tanti. La città ha un pubblico tatrale esiguo. Lunghi anni di inattività hanno disperso gli spettatori e si sa bene (mi riferisco a chi conosce i meccanismi teatrali) che costruire un pubblico fidelizzato richiede tempo, impegno e denaro. Portare a regime il Comunale dovrebbe significare fare stagione con tre o quattro serate di spettacolo per ogni singola rappresentazione e conseguentemente ammortizzare i costi di gestione di una struttura la cui capienza, per equilibrio economico, non è sufficiente per una sola rappresentazione per spettacolo. Tutte queste ragioni insieme hanno probabilmente scoraggiato chi, pur volendo partecipare, ha studiato in maniera preliminare gli aspetti economici e gestionali del Teatro Comunale. Si tenga presente che lo Stabile di Catania o il Biondo di Palermo, istituzioni affermate e di lunga vita sono in sofferenza da tempo proprio per motivi economici e vivono grazie agli interventi economici degli Enti pubblici. Nel nostro caso il Comune non solo non è partner dell’iniziativa ma richiede un costo d’uso della struttura.

Il soggetto risultato vincitore del bando è un esperto e riconosciuto operatore teatrale, di lunghissima esperienza e con un curriculum di qualità anche nella gestione economica e artistica di teatri pubblici e privati. Queste caratteristiche probabilmente lo hanno spinto a compiere questo azzardo e da siracusani possiamo solo augurargli e augurarci che superate le difficoltà tecniche, che non gli competono, possa mettere in atto il suo progetto sulla città.

Stefania Prestigiacomo contesta il sindaco del cga che non ha inserito il vecchio idroscalo nei progetti del Comune coi fondi PNRR. Non solo, ma il Comune dopo il “si può fare” del sottosegretario Mulè non ha inviato allo stesso nemmeno lo straccio di un progetto

Idroscalo e futuro della città. Certamente siamo di fronte ad uno di quegli interventi che possono  cambiare una città. Riutilizzo la parola fervore: in questo fervore edilizio è poco comprensibile come non si sia posta attenzione ad un tema così importante e per il quale, come sottolinei nella domanda era stato espresso, sia pure verbalmente, un assenso governativo. L’onorevole Prestigiacomo protesta e contesta a ragione questa mancata azione. Noi da cittadini non riusciamo a comprendere la ragione per la quale non si sia attivato un qualsiasi processo operativo o una azione volta ad affrontare un tema spinoso come quello dell’area dell’Idroscalo e della conseguente sistemazione di una intera zona che è costantemente oggetto di problemi per tutta la cittadinanza. Anche in questo caso, a mio parere, l’assenza di un Consiglio Comunale vigile e presente ha fatto sentire la gravità di una situazione anomala.