Politica

GLI UFFICI COMUNALI NELLE MANI DEI BARBARI

Lunedì, alle 9 del mattino, il siracusano ottimista si reca nella sede principale del Comune per quanto riguarda i servizi anagrafici. Il portone è chiuso, ci sono diversi avvisi sullo stesso, uno dice che i servizi e i certificati anagrafici sono stati trasferiti in via San Sebastiano, 27. Poco male, via San Sebastiano è a 200/300 metri. Certo, non c’è dove lasciare l’auto, ma per fortuna il siracusano ottimista è con la moglie. La lascia in macchina e si presenta al civico 27 di via San Sebastiano (ex sede del palazzo della Questura. Ci sarebbe da riflettere sul fatto che il Comune aumenta in suoi affitti invece di utilizzare gratuitamente gli immobili che sono già suoi). In ogni caso c’è una bella fila. Dopo un po’ il nostro uomo riesce ad avere il suo numero, che è alto, molto alto. Il siracusano ottimista comincia a perdere ottimismo e buon umore. Qualcuno meno sfortunato nella fila (ha un numero basso) gli dice che può fare i certificati nei pressi di piazza Santa Lucia, esattamente in via Caltanissetta. Altro giro, altra corsa. Via Caltanissetta è una piccola traversa di via Piave. Non appena il siracusano ottimista la imbocca capisce subito che la fila che vede 50 metri più sotto è quella dell’ufficio comunale. Si avvicina e sembra una scena infernale. La porta dell’ufficio è sbarrata, non si vede nessun dipendente. L’ottimista chiede: Ci sono i numeri?“Macchè numeri, risponde un signore inquarzato di brutto, a lei se va bene si sbriga dopodomani”. L’ottimista insiste: Ma come fate a sapere il vostro turno. La risposta è da settimo mondo: “Lo vede quel foglio appiccicato alla porta? Le ci scrive il suo nome e il numero che viene dopo quello di chi l’ha preceduta. La porta non si apre quasi mai, solo per questo. Vede, siamo arrivati al numero 51 e ancora stanno facendo il numero 12”. Ma che roba è? Ma in questa città sono tutti impazziti? Ma come fanno a permettere che i cittadini vengano trattati come bestie? Il siracusano ottimista torna in macchina nero come la pece. La moglie: “Com’è finita?” Alla siracusana, come vuoi che sia finita. Siamo nella mani di nessuno, anzi peggio, molto peggio, siamo in mano ai barbari.