Politica

“HO I MIEI PRINCIPI, SE NON VI PIACCIONO NE HO DEGLI ALTRI”

Rep: Giuseppe Conte veniva da una sto-ria complicata. Avvocato pugliese poco conosciuto nei palazzi della politica, era diventato il leader del Governo populista Cinque Stelle-Lega. Le sue posizioni allora erano molto nette: elogiava il sovranismo al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, esaltava il populismo alla scuola di formazione della Lega Nord, guidava un esecutivo “di cambiamento” che in Europa striz-zava l’occhio ai “gilet gialli” france-si e alla destra estrema tedesca. Do-po un anno fallimentare, certificato da risultati economici impietosi fi-gli di scelte sbagliate, a partire da Quota 100 e dal reddito di cittadi-nanza, Conte aveva rassicurato sul proprio futuro in una dichiarazione alla stampa poi ripresa da un tweet nel luglio 2019: «Che io possa anda-re in Parlamento a cercare maggio-ranze alternative o che voglia addi-rittura dare vita a un mio partito è pura fantasia. Non facciamo i peg-giori ragionamenti della Prima Re-pubblica. Voliamo alto».
Ed effettivamente aveva volato al-to, altissimo, al punto da cambiare tutte le proprie idee pur di restare a
Palazzo Chigi. Da sovranista era diventato europeista, da populista progressista, da leghista uomo di sinistra. Un uomo che aveva ab-bracciato il pensiero di Marx, inte-so come Groucho Marx, non Karl: «Ho i miei principi. Se non vi piac-ciono, ne ho degli altri». Ecco dun-que che alla guida del Governo giallorosso Conte era diventato europeista e antipopulista.
Ma soprattutto la campagna di co-municazione pervasiva — senza alcun paragone possibile a livello di Paesi occidentali per quantità di messaggi, drammatizzazione del racconto pubblico, suspence co-municativa sapientemente elabo-rata per tenere milioni di persone davanti al teleschermo — lo aveva reso un personaggio dalle cui lab-bra dipendeva la vita quotidiana
delle persone. Seguire le dirette Facebook non era semplicemente un’opzione di natura politica ma un bi-sogno vitale per sapere se si poteva incontrare il gior-no dopo la fidanzata, se e come andare al lavoro, quale tipo di ristoro econo-mico poteva permettere alla famiglia di arrivare alla fine del mese.
E lo schema che gli strate-ghi della comunicazione avevano studiato era quel-lo della concessione, men-talità tipica dello Stato ot-tocentesco che gli storici del Diritto definiscono ap-punto octroyée: vi consen-tiamo di uscire di casa per correre a un chilometro di distanza, vi con-sentiamo di portare il cane a svolge-re le proprie funzioni fisiologiche, vi consentiamo di vedere il fidanza-to solo se però il rapporto è stabile. E meno male che nella modulistica non c’era scritto: «Ma gli/ le vuoi bene davvero?».”
Matteo Renzi
a Controcorrente