Politica

LA STORIA DI MARIA OCCHIPINTI, ANARCHICA, FEMMINISTA, PACIFISTA E SCRITTRICE SICILIANA

Storia di Maria Occhipinti una donna siciliana contro la guerra detta “La Passionaria” …

Maria Occhipinti, anarchica, femminista, pacifista e scrittrice siciliana nata a Ragusa nel 1921.

Volevo essere la musa

di un musicista

e la modella di Michelangelo.

Volevo essere la bandiera

della rivoluzione mondiale.

La Storia dei Fatti dicembre 1944…

«Le cartoline precetto che ordinavano ai giovani dai venti ai trent’anni di presentarsi ai distretti cominciarono ad arrivare in Sicilia tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1944. Quando i carabinieri presero a rastrellare i renitenti casa per casa, ci furono tumulti, scontri a fuoco, incendi dei municipi, occupazioni di interi paesi». Già dalla primavera, più volte, le forze dell’ordine avevano aggredito assembramenti pacifici di donne e bambini che chiedevano pane e lavoro o contadini che occupavano terre incolte confidando nella sponda politica dei decreti Gullo, mai rispettati nell’isola, e nella guida di tanti sindacalisti, destinati ad annodare un rosario di sangue che ancora oggi esige giustizia. Il 19 ottobre 1944, ad esempio, a mezzogiorno, fu perpetrata a Palermo la strage di via Maqueda: la fanteria sabauda aprì il fuoco su una folla inerme che dimostrava per il pane, uccidendo 24 persone e ferendone altre 158, la maggior parte minorenni! «Maria Occhipinti in quell’epoca ha ventitré anni, è incinta di cinque mesi e vive con il marito, i genitori, le sorelle nel quartiere dei ‘mastricarretti’, la zona più popolare di Ragusa». Ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza senza amore e senza cultura, senza carezze e senza musica o poesia, ma è curiosa, e con passione confusa legge, si guarda intorno: la guerra le fa orrore, e pena quei profughi, uomini ridotti come ‘cani randagi’. Con grande scandalo del marito, del padre e di tutti gli uomini del vicinato si iscrive alla Camera del Lavoro, organizza le donne del quartiere mescolandosi alle prime manifestazioni contro il carovita e il mancato pagamento dei sussidi alle famiglie dei richiamati alle armi. La mattina del 4 gennaio 1945, l’ennesimo rastrellamento. ‘All’incrocio dello stradone, mi trovai dinanzi al camion, seguita dalle altre donne. Ci avvicinammo agli sbirri che erano armati, cercando di persuaderli: Lasciate i nostri figli, per carità, lasciateli. Qualcuna tentava di disarmarli o s’inginocchiava per commuoverli. Dei giovani piangevano, altri avevano nello sguardo lampi d’odio. Ma i poliziotti erano impassibili, il camion riprendeva la sua marcia lenta e inesorabile. Allora urlai: Lasciateli! E mi stesi supina davanti alle ruote del camion […] Lo stradone in pochi minuti fu pieno di gente eccitata e pronta a tutto. […] Ma l’ira dei soldati fu tremenda, spararono sulla folla inerme.’ Maria viene condannata al confino ad Ustica, dove le nasce la bambina, e poi trasferita con la piccola al carcere delle Benedettine a Palermo, infine liberata per l’amnistia di Togliatti.

A partire dagli anni Sessanta la Occhipinti viaggerà in Marocco, a Parigi, a Londra, in Canada, sempre attenta e sempre a servizio, come quando si troverà a lavorare in un ospedale psichiatrico alle Haway.

Tornata in Italia con la figlia, collaborerà a diversi quotidiani e riviste, proseguendo il suo impegno politico libertario.

La Maria Occhipinti scrittrice…

Per Maria Occhipinti scrivere era un modo quasi terapeutico di tirare fuori il suo essere: le sue scelte, il carcere, la separazione dal marito e la sua città che prepotente tornava nella sua mente. La sua scrittura privata e la dimensione letteraria di Maria quasi si fondono insieme. Una donna autodidatta, che non aveva pratica della scrittura ma che trovò una lingua sua per raccontarsi: fatta di parole semplici. Scrisse la sua autobiografia “Una donna di Ragusa” nel 1957 (Landi editore), ma l’opera cominciò a suscitare interesse in seguito alla pubblicazione con la Feltrinelli, nel 1976, e nel dicembre dello stesso anno vinse il Premio Brancati.

“La ribelle Occhipinti contestava Sciascia che ritraeva il popolo siciliano nei suoi lati più estremi, descrivendo situazioni di povertà molto forti e sottraendo all’uomo la sua dignità. Lei odiava gli stereotipi letterari, voleva che il povero fosse raccontato con la dignità del povero”. Continuamente spinta da questa sua curiosità per il mondo, da questo suo senso di evasione, negli anni Settanta le femministe collocarono la figura di Maria sul piano delle lotte popolari nel segno della non violenza. Il post-movimento studentesco di quegli anni vide in lei un esempio di donna del popolo da imitare e seguire. Nel 1979 in piena crisi dei partiti, i socialisti la vogliono come candidata al parlamento europeo ma lei disse: “Preferisco mangiare pani e cipudda, ma non voglio andare con nessun partito perché perderei la libertà “.

Il carrubo e altri racconti

Nel 1973 torna a Roma e con la figlia si stabilisce definitivamente nella capitale, dove continua la sua attività rivoluzionaria con degli articoli a carattere sociale e politico. Compone anche delle novelle, brevi spaccati di vite quotidiane che si snodano nella profondità della terra siciliana, nella società contadina, fatta di maligni pettegolezzi, di credenze popolari, di matrimoni mercanteggiati, di arretratezza ed ostracismo, che entreranno a far parte della raccolta “Il carrubo ed altri racconti”, pubblicata postuma dalla Sellerio.

Una donna libera

Il suo fervore letterario, mai arrestatosi, intraprende anche la scrittura di una seconda autobiografia, pubblicata solo nel 2004 dalla Sellerio, dal titolo “Una donna libera” dove l’autrice racconta la sua vita da peregrina per il mondo. Coraggiosa e fragile allo stesso tempo, Maria Occhipinti reclama pace ed indipendenza non solo con la sua azione politica, ma anche attraverso i suoi pensieri poetici, circa un centinaio, composti in quasi quarant’anni e ancora inediti. Sono frammenti di vita dell’autrice, dalla giovinezza al soggiorno newyorkese, in cui la Occhipinti permette di considerare la personale visione sincretica del mondo, della vita e della natura. Maria Occhipinti, dall’animo forse troppo schietto e sincero, dai giudizi spesso taglienti verso qualsiasi forma d’ingiustizia, muore a Roma il 20 agosto del 1996.

Maria ha segnato con la sua vita un punto di non ritorno, producendo scompiglio con le sue idee intrise di anarchismo, socialismo libertario e carità evangelica, ma da pioniera ha indicato la via della ricerca di una autentica libertà alle altre donne. Una libertà che non ha mai smesso di perseguire.

Noi Tuoi Concittadini Ti ricorderemo sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti come una delle figure più belle ed originali del nostro territorio… Arrivederci Maria!

      Battaglia Salvatore

Presidente dell’Accademia delle Prefi