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I “NASSAROLI” SIRACUSANI CHE VINSERO IL TITOLO ITALIANO NEL 1938

Fin da ragazzino, ma anche oggi, che sono un uomo maturo, continuo a sognare di ascoltare racconti di vita vissuta dalla viva voce dei protagonisti , uomini che portano sulle proprie spalle il peso di una esistenza non sempre facile, per l’epoca in cui è stata vissuta e per la fatica di un lavoro incerto e pericoloso. Sto parlando di uomini di mare e del loro mestiere che comportava necessariamente la lontananza dal focolare domestico e quindi dagli affetti familiari. Per guadagnarsi da vivere bisognava affrontare il mare con i suoi “mutamenti” spesso di natura burrascosa e averne la meglio significava portare a casa la cosiddetta ” ghiotta “.( Antico detto marinaro consistente in una variegata qualità e quantità di pesce ) e possibilmente la quota in denaro ripartita tra l’equipaggio dal ricavato del pescato venduto.
Nel corso di una simpatica chiacchierata avuta con uno dei pescatori veterani degli anni ‘4O, u zù Angelo Romeo, discendente da una antica e numerosa famiglia di gente di mare, anche se un po’ emozionato, ma fermo e preciso nei suoi ricordi, mi consente di soddisfare il mio desiderio, parlandomi di quegli anni.”Eravamo in pieno conflitto mondiale, tutto era complicato anche andare a lavorare in mare comportava grossi rischi. Quando non si lavorava, il nostro tempo lo trascorrevamo sempre in mare a gareggiare con le barche a forza di braccia e dure remate. Questa fatica, molto impegnativa, alla fine ci riuniva tutti, vincitori e vinti a festeggiare tra amici in uno dei più rinomati punti di incontro e di ristoro dello scoglio, ” na ‘ncantina “di Pilluccio alla Graziella. Che tempi. Quanti amici. Quanti ricordi…! “
Questo tipo di “passatempo” prendeva sempre più corpo. A diffondere la voce erano gli stessi pescatori che avevano affrontato accanite competizioni prima in campo locale e successivamente in quello provinciale e regionale. Dagli sviluppi di questo sport, del suo valore agonistico, e dei componenti del l’equipaggio siracusano, ne sapremo di più dalla voce del Sig. Angelo Romeo, pedina fondamentale di quel gruppo di pescatori sportivi per caso.
La preparazione atletica, basata nell’ acquisire resistenza fisica e forza muscolare, richiedeva uno o due allenamenti settimanali che duravano dalle quattro alle sei ore, che avrebbero consentito di lottare contro il mare per fare “scivolare” a pelo d ‘acqua con la sola forza delle braccia e il sincronismo delle remate, pesanti barconi di legno da 8 metri con sei rematori o da 1O metri con altrettanti rematori, oltre al timoniere. . Questo tipo di attività agonistica non aveva ancora un suo specifico nome ma da lì a qualche lustro si sarebbe trovato ed anche coniato.
Il nome ” Palio del Mare ” viene istituito ufficialmente nel 1955 allo scopo di rievocare le imprese e le rivalità delle più note repubbliche marinare italiane : Amalfi, Genova, Pisa e Venezia, sempre sotto l’ alto Patronato del Presidente della Repubblica. Attività agonistica-sportiva questa che veniva praticata di già in più regioni d’Italia.
Al Signor Angelo Romeo che di lustri ne ha 15 e “m’puzzuddo” quale vecchio lupo di mare e fonte inesauribile di ricordi che fanno parte della sua vita e naturalmente della sua città ,
poniamo alcune domande per saperne di più di quegli anni e delle gesta sportive ” re picciotti” che avevano la passione, la forza e la bravura per essere considerati i più forti riuscendo ed ottenendo impensabili successi persino in campo nazionale.
Al Sig. Romeo chiediamo ;
D. Sig. Romeo, come molti altri pescatori e non solo, anche lei avrà avuto un suo soprannome, quale ;
R. Nel lavoro mi chiamavano ‘ u famigghiu, che voleva significare l’unione e la forza di una famiglia unita nei sentimenti e nel lavoro, quale era la mia.
D. Un ricordo di quegli anni 35/4O che conserva nella sua memoria;
R. Sono le uscite in mare per andare a pescare prive di ogni mezzo di sicurezza, solamente con le braccia e con i remi da affondare con forza nell’acqua per raggiungere il “segnale” ( punto di riferimento dove gettare le nasse ).Non ci era consentito neppure issare la vela ed essere aiutati dal vento, sarebbe stato come un avvistamento per il nemico. Eravamo in un momento buio e traballante.
Ricordo ancora che prima di lasciare il porto per andare a pescare venivamo ” ispezionati ” ,sia la barca che noi stessi , da agenti di controllo che rilevavano la matricola dell’imbarcazione per ricontrollarla al rientro.
La zona di pesca dove ci era consentito affondare le nasse era quasi sempre il tratto di mare sotto costa.
D. Lei Sig. Romeo ha fatto sempre il mestiere di pescatore
R. Si ho fatto sempre il pescatore. Gli ultimi anni li ho vissuto da ormeggiatore in una cooperativa di servizi a mare.
D. Signor Angelo, immagino che i suoi antenati fossero tutti pescatori. Anche la sua famiglia, così come quella dei suoi fratelli praticavate questo mestiere , oppure c’è qualcuno,oggi, che ha scelto altre vie. Quanti fratelli eravate a praticare questo lavoro
R. Oggi anche la nuova generazione in casa Romeo esercita il lavoro che fu dei nonni e dei padri nel rispetto di una centenaria tradizione che nel mare ha trovato la fonte di sostentamento per la vità. In famiglia eravamo cinque fratelli più nostro padre, noi venivamo impegnati, quando l’età ce lo consentiva, per aiutare nostro padre nel suo lavoro.
D. Cosa mi può dire in merito alle gare con le barche che si svolgevano nella acque del porto grande di Siracusa in quegli anni ?
R. Diciamo che era un passatempo per noi giovani mettersi in competizione con gli altri amici dei rioni. Ed ogni volta era una festa per tutti, vincitori e vinti.
Con il passare degli anni, siamo nel 1958, questa “simpatica competizione ” si consolidava sempre di più tanto da stimolare il Marchese Piero Gargallo ad indire una gara tra gli equipaggi siracusani dai nomi coloriti per via della loro professione: i ” nassaroli “, i ” rinaioli “, i ” cunzari “, i “sciabicoti”. Fu una festa tra i partecipanti alla gara e per il numeroso pubblico presente sulla panchina del porto e sul passeggio Adorno. Era così tanta la gente”ca pareva” a festa di Santa Lucia.
La gara che si svolgeva nello specchio d’acqua del porto grande, con partenza e arrivo dal molo n.4, vide l’imbarcazione con i fratelli Romeo e il padre, tagliare per prima il traguardo. La giornata si concludeva nella villa del Marchese Gargallo in via dei Mergulensi in Ortigia, con una simpatica festicciola accompagnata da un bicchiere di vino rosso, pane di casa, formaggio stagionato, olive e tanta allegria.
Il sig. Romeo prima di lasciarci ci racconta una storia che riguarda l’equipaggio dei “nassaroli” a partecipare ad un gara fuori dalla Sicilia.
Nel 1937, durante i suoi spostamenti di vigilanza delle acque territoriali del Paese, getta l’ancora nel porto di Siracusa la corazzara Andrea Doria. Nei giorni di sosta a Siracusa il comandante della corazzata si accorge dell’equipaggio dei “nassaroli” mentre si allena nel porto grande a far scorrere il barcone, con dieci rematori ed un timoniere, sulle crespe acque e contro un leggero vento di libeccio. L’impegno con il quale si allenavano era esemplare al punto che il comandante li convocò a bordo della Andrea Doria per organizzare una gara tra i suoi marinai e il gruppo dei “nassaroli” ad una condizione però: le barche dovevano essere quelle in dotazione alla corazzata. I siracusani accettarono e per i marinai dell’Andrea Doria non ci fu scampo, furono battuti con distacco.
La notizia della vittoria dell’equipaggio siracusano nei confronti dei marinai della Andrea Doria arrivò nella Capitale dove il responsabile di gabinetto del Duce, appresa la notizia, fece invitare i rematori aretusei a partecipare ad una competizione nazionale che si svolgeva sulle acque del fiume Tevere nell’estate del ’38. Fu un motivo di grande soddisfazione per i nostri “atleti pescatori” ma anche per la città partecipare ad una così importante competizione sportiva.
La gara capitolina registrò la vittoria dell’equipaggio di Livorno con i siracusani giunti secondi.
I commissari di gara, prima di dare l’ufficialità della vittoria ai toscani, vollero pesare le due imbarcazioni e poichè quella siracusana risultò di gran lunga più pesante, fu meritatamente assegnata al gruppo dei “nassaroli” di Siracusa composto da : Nino Lopez, Nunzio Salerno, Nicola Garofalo, Gaetano Camilli, Luciano Garofalo, Sebastiano Romeo, Salvatore Aglianò, Gaetano Garofalo, Luigi Aglianò, Emanuele Romeo e dal timoniere Sebastiano Lopez, che conquistarono anche il titolo di campioni d’Italia. E fu festa grande al loro rientro a Siracusa.
E’ una piccola pagina di sport e di storia siracusana scritta da semplici uomini di mare in un momento non facile sia per loro che per la nostra bella Italia.

Concetto Gilè