Politica

QUANDO L’ARENA ROSA DIVENTO’ CINEMA DIANA NEL QUARTIERE VECCHIO DI ORTIGIA

Durante la dominazione spagnola il Municipio di Siracusa, che allora si chiamava Senato, aveva l’obbligo di pagare il vitto e l’alloggio a tutti gli ufficiali di S.M. il Re di Spagna, in transito, con le loro famiglie. A seguito dei fatti accaduti nel 1499 (il governatore Margarit aveva fatto impiccare e squartare il servo del vescovo Dalmazio, imprigionare lo stesso Prelato e chiudere tutte le chiese), questo balzello venne convertito in un canone annuo da pagare al regio fisco come tributo per il costruendo quartiere militare nei pressi della porta civica fortificata. Perciò, quando nel 1929 il Podestà di Siracusa, su richiesta del Soprintendente Paolo Orsi e con il beneplacito del prefetto Edoardo Salerno, deliberò l’abbattimento del Quartiere Vecchio, ormai fatiscente, insieme ad alcune case addossate al Tempio di Apollo, il popolo gioì, non solo perché piazza Pancali riceveva un nuovo splendore, ma anche perché, nel ricordo della dominazione spagnola, vedeva, per dirla col poeta “…ogni vestigio suo con lui distrutto”. L’abbattimento del vecchio e fatiscente edificio liberò tutta l’area da via Diana (oggi via dell’Apollonion) al mercato. Di questa superficie solo la parte dove insiste il Tempio di Apollo fu esplorata a fondo, mentre quella più vicina al mercato, fu lasciata a terreno battuto.

Proprio in quel sito nel 1929, l’ingegnere Cuturi decise di realizzare un cinema all’aperto che battezzò Arena Rosa (dal nome della figliola)”.

Raccontava Oreste Reale:  L’esecuzione dei lavori venne affidata a mio padre, titolare di una impresa di costruzioni edili e stradali. Vuoi per i buoni rapporti che intercorrevano tra mio padre e l’ingegnere Cuturi, vuoi per ragioni di bilancio, la società fra i due sembrò quasi d’obbligo. L’Arena Rosa funzionò per pochi anni in quanto la Soprintendenza decise, in seguito al ritrovamento di alcuni reperti, di recingere l’intera area ex Quartiere Vecchio, per destinarla a parco archeologico.

Ma l’esperimento imprenditoriale e la società Cuturi-Reale avevano dato buoni risultati per non dargli l’opportunità di continuare. Fu così che l’ingegnere decise di rimettere in attività il vecchio Teatro Epicarmo del quale possedeva la parte prospiciente sulla via S. Pietro. Nacque allora il Cinema Rosa subito ribattezzato Cinema Diana. Venne presentato all’esame e al visto della Soprintendenza un progetto riflettente il restauro e il recupero del vecchio teatro. Il progetto prevedeva pochissime modifiche all’assetto originario, con le quali si adattò il locale alle nuove esigenze ricettive. Fu abolito il palcoscenico e ampliata la sala, ma non vennero toccati i palchi e la “piccionaia”, ovvero la galleria. Non venne annesso il foyer perché quei locali erano serviti per sistemarvi la Biblioteca comunale (con accesso dal n. 16 dove ancora c’è l’iscrizione sull’architrave del tortone), fortemente voluta dal Prof. De Benedictis, sto¬rico siracusano di grandissima statura morale e intellettuale. La tappezzeria dei palchi venne realizzata in rosso carminio, così come il velluto delle poltrone e dei tendaggi di cortesia. L’inaugurazione di questo atteso cinematografo avvenne con imponente cerimoniale. Mio padre diceva sempre che quella fu la cerimonia dei sostituti. Infatti il Prefetto Salerno fu rappresentato dal Consigliere di Prefettura dr. cav. Antonino Gibilisco; l’Arcivescovo Mons. Carabelli dal Vicario Canonico Cannarella e il Presidente della Provincia Avv. Antonino Pupillo, dal dr. Paolo Fici, Segretario Generale di fresca nomina. I soli che si presentarono personalmente, furono il segretario federale cav. Menotti Rizza; il cav. dr. Rapisardi ingegnere capo del Genio Civile, il dr. cav. Barreca ingegnere-capo dell’Ufficio Tecnico del Comune e il Direttore Didattico delle scuole elementari di Ortigia prof. Francesco Descloux