Politica

IL VESCOVO STAGLIANO’: APRIAMO UN CONFRONTO SUGLI HOTSPOT

Recenti interventi del Governo regionale hanno avviato un dibattito, talora molto aspro, che ha coinvolto non solo l’opinione pubblica e le forze politiche, ma anche diversi organi dello Stato. È forte il rammarico che nella circostanza, come purtroppo altre volte in passato, tutto ciò ha sollevato polemiche sterili, senza grande attenzione alla complessità del fenomeno migratorio e al fatto che i migranti sono anzitutto persone (per i credenti visita di Cristo!): per cui è necessario essere attenti alla loro concreta condizione, al loro dolore e ai loro sogni e alle motivazioni che li spingono ad affrontare rischi, spesso mortali, pur di aprirsi a una speranza di futuro. 1. Urge anzitutto ristabilire le condizioni di un dialogo fecondo. Per farlo occorre stabilire i “diritti del tra”: “il tra” di due persone che parlano è qualcosa di concreto, è ciò che permette la comunicazione; invisibile come l’etere, esiste ed è oggettivo, va solo preso sul serio. Questo impone l’abbassamento dei toni e il superamento dei pregiudizi. Perciò ho dichiarata in una intervista su Il Foglio dell’altro ieri che quando intervengono i vescovi sui Migranti (e soprattutto il Papa), si esprimo attingendo una e diretta fonte, cioè il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa. Non sono né di destra, né di sinistra (categorie che oggi non dicono nulla sulla questione umana dei migranti), ma sono della Chiesa, cioè manifestano il pensiero della Chiesa cui appartengono. 2. Il dialogo non sia salottiero, ma porti a proposte concrete, volte a “governare” un fenomeno così complesso. Come Vescovi delle Chiese di Sicilia, al di 2 fuori di ogni contesto strumentale, riteniamo sia giunto finalmente il momento di elaborare una proposta organica che coinvolga il Governo regionale, l’Assemblea regionale, gli enti locali (in particolare i Comuni), le Prefetture, le diverse confessioni religiose, le forze sindacali, le organizzazioni non governative, le istituzioni culturali e gli organi di informazione per giungere a una piattaforma che guardi alle migrazioni non più come emergenza stagionale, ma come fatto strutturale che sta mettendo in luce taluni nodi cruciali del passato più o meno recente sotto il profilo politico, economico e in quello dello sfruttamento delle risorse naturali; per non dire di quello prioritario del rispetto dei diritti umani. Tale piattaforma dovrebbe portare a una mediazione fra tutti gli interlocutori che conduca alla stesura di un patto umanitario, nel quale siano indicati alcuni possibili strumenti capaci di incidere sul fenomeno migratorio, disciplinando la sicurezza dei movimenti dei potenziali richiedenti asilo, o il riconoscimento della condizione di rifugiati politici (ad esempio con la individuazione di corridoi umanitari) e valorizzando le risorse umane delle professionalità e delle forze lavoro, di cui l’Europa Unita soffrirà la penuria nei prossimi decenni, come evidenziano diverse accreditate proiezioni demografiche. La nostra è una voce che si leva a partire dall’ascolto dei migranti e dalla condivisione delle loro sofferenze nei nostri segni di carità e vuole essere una mano tesa, offerta a chi è disposto a superare le contrapposizioni ideologiche per elaborare indirizzi e proposte utili a dare risposte valide, anche parziali, a una questione epocale, ricordando come la nostra terra di Sicilia conosce il dolore delle migrazioni del passato e del presente (tanti nostri giovani!) ma anche valorizzando la sua vocazione storica, le sue radici culturali, le sue tradizioni che ne evidenziano la funzione di ponte tra le sponde del Mediterraneo, di terra accogliente, di luogo di incontro e di dialogo. Canovaccio per tradurre in “proposta operativa” con temi da sviluppare nel confronto con le istituzioni e tutti gli altri soggetti – 1) Avviare un osservatorio socio-culturale permanente, con il metodo della ricercaazione, che aiuti a comprendere la portata dei fenomeni sociali della nostra terra, con particolare attenzione alle migrazioni in arrivo e in partenza, così da avere una base più puntuale per le azioni politiche, per la comunicazione e anche le prospettive di ampio respiro di sviluppo futuro della Sicilia. – 2) Promuovere e consolidare le vie dell’integrazione, come i percorsi già sperimentati dalle Chiese di Sicilia nell’accoglienza attenta, che sola previene ed evita pericoli: in particolare i “corridoi umanitari” e le reti di accoglienza (come “apri” e “rifugiato a casa mia”, realizzati con l’apporto gratuito e generoso di famiglie, associazioni, parrocchie) esemplari per azioni più ampie di buona integrazione. – 3) Promuovere e consolidare strumenti come i vari progetti, avviati dalle nostre Caritas con il progetto denominato “Presidio” e i successivi progetti sviluppati con le prefetture, per far emergere quei fenomeni di sfruttamento e degrado (che certo riguardano i migranti, ma aprono gli occhi anche su forme di potere negativo che gravano sui nostri territori): se non arginati e accompagnati, diventano motivo di pericolo sanitario e sociale. Sono percorsi che permettono, dentro canali di legalità, di accompagnare ogni persona e di favorire inserimenti e presenze che nel tempo aiutano a sopperire carenze di professionalità e forse lavoro in vari ambiti anche nella 3 nostra terra, come evidenziano esperienza e diverse accreditate proiezioni demografiche. – 4) Aprire confronti sulle strutture di pronta accoglienza – in dialogo tra Regione, Comuni, Prefetture e anche con il Governo nazionale – perché, con l’apporto di tutti i soggetti coinvolti, si possano evitare numeri insostenibili e tutelare prontamente salute e protezione, senza creare pericoli per i territori, ma anche evitando allarmismi ed avendo cura dei diritti dei migranti e attenzione alle loro sofferenze. – 5) Ascoltare la voce di chi soccorre in mare (vedi appello di don Mattia e di Mediterranea) e apre gli occhi su situazioni disumane come quelle che caratterizzano alcuni Paesi come la Libia, in un complesso momento storico che riguarda anche tutto il Mediterraneo e il resto del mondo: l’ascolto di chi salva vite aiuta a restare umani nel respiro dell’unica famiglia umana, con la possibilità di ripensare a chiusure e scelte che diventano disumane quando non cercano vie per “anzitutto” salvare la vita. – 6) Partendo dall’ascolto di chi condivide la sorte dei migranti e dai segni concreti di accoglienza e integrazione, promuovere percorsi educativi e culturali che aiutino ad accrescere consapevolezza diffuse sui valori dell’accoglienza e della solidarietà e capacità di letture attente dei complessi processi in atto. Sarà importante dare particolare attenzione al mondo della scuola. Le Chiese di Sicilia collaborano con la loro costante azione educativa nella pastorale (dalla catechesi alla liturgia, dai segni della carità ai momenti di festa aperti alla dimensione mondiale) e con il respiro missionario ed ecumenico. Si potrà così meglio focalizzare la vocazione della nostra terra come ponte tra le sponde del Mediterraneo e luogo di accoglienza e di incontro, nell’arricchimento delle varie tradizioni e culture. – 7) Sono passi che potrebbero anche favorire più attenzione alle forme di economia che, nel territorio come nel mondo, cercano di pensare al futuro promuovendo tutto ciò che rende l’economia sostenibile e solidale e la salvaguardia dell’ambiente come responsabilità verso le nuove generazioni. – 8) Si potrebbe arrivare, pensando alla “profezia” di Giorgio La Pira figlio della nostra terra, a forme di confronto e dialogo tra diversi soggetti, che riprendano l’ispirazione dei “colloqui mediterranei” e rendere la nostra terra luogo di incontro per pensare il futuro del mondo (valorizzando la vocazione storica ma anche attuale del Mediterraneo) nella giustizia, nella pace e nella salvaguardia del creato.

Antonio Staglianò

Vescovo di Noto