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E LA BELLA RAGAZZA IN LACRIME DISSE ALL’UOMO: SONO MORTA, QUELLO LAGGIU’ E’ IL MIO CADAVERE

Ci troviamo alla Sibbia, cui è legata tutta una consistente serie di episodi da tragedia, degli ultimi dei quali molti Siracusani possono benissimo aver mantenuto memoria, non soltanto per averli sentiti raccontare, ma per averli letti sulle pagine di cronaca nera locale o addirittura esserne stati testimoni auricolari, se non oculari. Oscura, cioè ombrosa , perchè  quella cava da cui si ricavò gran parte dei blocchi che nel corso dei secoli servirono per edificare gli edifici della città, forse i più importanti e addirittura le colonne monolitiche ( tutte di un solo pezzo ) dei templi pagani, le cui vestigia ancora possiamo ammirare – scavata fino a oltre 30 metri – oscura selva, cioè ombrosa in certi punti lo è davvero, se la luce  quasi non vi giunge si può dire da nessuna parte. Selva o boschetto, addirittura, a tratti, anche giardino con bellissime piante, anche da frutto, di agrumi; a tratti con grotte caratteristiche, con rialzamenti di suolo che sono stati sfruttati in vari modi, anche per realizzare dei palcoscenici e addirittura il teatro dei duemila, detto così perchè poteva ospitare  2 mila spettatori; di felice memoria! Di felice memoria perchè da un trentennio la Sibbia è diventata impraticabile per frane, mentre prima si sfruttava sia come teatro che come villa!

Dopo di che…. non ci resta che raccontare perchè parlando della Sibbia “il pensier rinnova la paura”!

E’ stato sempre il luogo preferito dai suicidi, come sottolineano i versi cantati dai Si-racusani Singers che si ispirano proprio a questo sito così fantastico da un lato, che sembra un paradiso, ma così terribile e tragico insieme perchè è il luogo da dove fanno il gran salto i suicidi:

“ Si passi di la Sibbia, nun ti firmari,

ca forsi lu fantasima poi ’ncuntrari:

è l’arma di cu’ ’a vita havi pirduta

pirchì di lu so’ amuri fu traduta!

Tanti biddizzi Diu ci vosi dari,

ca pari ’n angulu di paradisu;

pi scanciu, è ’n pezzu di purgatoriu

pirchì d’’e dispirati è lu mortoriu!”

L’ultimo dei tantissimi “ balzi della morte” che vi sono accaduti ( abbiamo detto che molti lo ricordano ancora , assieme ad una caso che avvenne contemporaneamente, di una signora che però miracolosamente fu trattenuto dai ramo di uno tanti alberi sotto-stanti …) avvenne circa 30 anni addietro. Una ragazza – si disse studentessa di una scuola lì vicina – disperata per essere stata abbandonata dal fidanzato, decise di to-gliersi la vita gettandosi a capofitto da quell’altura:

“ Ci si jittò- così ancora  raccontano e cantano – havi picca, ’na carusa / ca tuttu lo so’ amuri avìa dunatu / a ’nu picciottu ch’era, appoi,, spusatu / e  l’avìa sedutta ccu ’na scusa! / La picciuttedda ca ’u cridia schiettu/ nun sappi suppurtari la viriogna: / “Tradituri!- ci scrissi ’nta ’n bigliettu- / ’nt’’a cuscienza l’ hai a aviri, malidittu!”

Scavalcata facilmente la bassa ringhiera che protegge- per modo di dire – ma non im-pedisce, fece il tragico volo dei 30 metri nel vuoto, sfracellandosi di colpo.

Per questo i Siracusani Singers suggeriscono :

“ O furasteri ca veni a taliari, / megghiu ca passi drittu, ’n t’affacciari!” 

Il suggerimento è dovuto anche ad un altro episodio che si tramanda sia avvenuto pro-prio in quel tratto.

Un anziano signore una volta, a tramonto inoltrato, giunto in quel punto, da dove usa-vano ( e speriamo non usino più, per carità! ) gettarsi i disperati suicidi, ebbe l’impressione di sentire un lamento. Avvicinatosi ancora di più, si accorse che c’era qualcuno seduto ad una dei tanti macigni circostanti: aveva il capo chinato sulle gi-nocchia; dai capelli riconobbe che si trattava d’una donna, d’una ragazza:

-Che fai qui, a quest’ora, tutta sola? E perchè piangi? Vattene a casa!

-Non posso!

-Non puoi?! Come? Perchè?

– Ormai non posso!

L’uomo  si avvide che la ragazza singhiozzava ancora di più, di un pianto che gli strinse il cuore; le domandò:

– Perchè non puoi? Che significa? Ti ci accompagno io!

Istintivamente le prese una mano: un brivido gelido gli attraversò tutte le membra!

In quel momento la ragazza sollevò il volto: un volto cadaverico, come se fosse quello della morte in  persona…. e con un fil di voce che pareva venisse dall’oltretomba, dis-se:

– Non posso… perchè… sono morta!…. Guarda là sotto e vedrai il mio cadavere!… Vai a dire ai miei che abitano ( e gli indicò la via e il numero, che la gente non ha tramanda-to ) che mi sono suicidata per lui!..

L’uomo rimase di stucco, le gambe sembravano due foglie tremanti, non riuscì a  muoversi… All’improvviso gettò un urlo tremendo e facendosi più volte il segno della croce cominciò a fuggire all’impazzata, che per poco non ci rimetteva l’osso del col-lo….Ma prima che lo facesse, ebbe il tempo di accorgersi che la ragazza era sparita!

Credette che si trattasse d’una suggestione, d’un incubo….Riprese finalmente la calma, rise di se stesso, della fifa che aveva provata e rincasò senza dir niente: l’avrebbero preso per allianatu!

Tuttavia, quando l’indemani, alzatosi molto più tardi del solito perchè si era potuto addormentare solo nelle mattinate, uscito, verso mezzogiorno di casa, volle passare dalla casa che quella visione gli aveva così stranamente indicata, quale fu la sua co-sternazione nel constatare che proprio davanti a quella porta c’era un gruppo di perso-ne in evidente segno di lutto!…

In quel momento passò l’attacchino, che si fermò proprio  lì ed affisse un avviso mortuario.

Senza far finta di niente, con la coda dell’occhio, volle leggerlo:

“ Ieri sera è venuta tragicamente a mancare….”

E c’era il nome della sventurata che aveva deciso di farla finita gettandosi dalla Sibbia!

Arturo Messina