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IL FANTASTICO MIQWEH DI CASA BIANCA AL NUMERO 52 DI VIA ALAGONA

Una delle testimonianze più importanti per l’ottimo stato di conservazione con cui è giunto fino a noi, è il “bagno di casa Bianca”, citato dal Capodieci e dal Privitera, che si trova sotto il palazzo Bianca al n. 52 di via Alagona.

Io personalmente sono stata testimone diretta del ritrovamento da parte della signora Amalia Daniele di Bagni del miqweh per raggiungere il quale fu necessario asportare oltre 150 camion di materiale accumulatosi nel corso dei secoli. A circa 10 metri sul livello stradale e scendendo 48 gradini perfettamente intagliati nella roccia si giunge alla sala ipostila sorretta da quattro colonne rettangolari con una bellissima volta a crociera che contiene tre delle cinque vasche di purificazione esistenti, perfettamente conservate con cinque gradini che consentono la totale immersione richiesta dalla purificazione. Dalla sala si accede a due piccoli ambienti laterali contenenti ognuno una vasca probabilmente adoperati da persone di riguardo.

L’importanza di questo luogo è stata riconosciuta da tutti gli studiosi di ebraismo che ogni anno vi tengono importanti convegni mentre da tutto il mondo arrivano turisti e visitatori per ammirare uno dei miqweh più antichi d’Europa e meglio conservato.

Una delle testimonianze più significative della Giudecca, quartiere abitato per diverso tempo dagli Ebrei che costituivano la più numerosa colonia di Sicilia dopo quella di Palermo, è il bagno di purificazione delle donne (Miqweh) della cui esistenza si ha notizia in diversi documenti.

Per la sua posizione ipogeica, dovuta alla profondità della sorgente, si è perfettamente conservato, a differenza degli altri esistenti nel quartiere ed evidenzia tutte le caratteristiche richieste da tali luoghi di culto: “che fosse fabbricato per quello scopo, che l’acqua vi giungesse naturalmente dalla sorgente e che raggiungesse tre braccia di altezza perché le donne vi si potessero immergere tutte, prive di qualsiasi ornamento”.

Superato l’atrio d’ingresso del palazzo, uno dei più importanti del quartiere, ci si immette nelle ampie sale del piano terra egregiamente restaurato ed attraversando un breve corridoio adiacente si giunge all’imboccatura della scala, interamente scavata nella roccia, che con i suoi 48 gradini porta al primo ambiente sottostante dove si trovano le prime tre vasche.

Due aperture nelle pareti laterali immettono in due piccoli ambienti ognuno dei quali contiene una vasca. Il sistema idrico abilmente costruito fa sì che le vasche siano costantemente colme d’acqua e che il liquido si ricambi in brevissimo tempo.

La visita a questo importante testimonianza della presenza ebraica nella nostra città, attestata sin dalla dominazione romana e certamente fino al 1492, anno dell’emanazione, da parte di Ferdinando il Cattolico, del decreto di espulsione, rappresenta un’esperienza particolarmente coinvolgente.

Lucia Acerra