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IL TEMPIO DI ATHENA, CUORE DI ORTIGIA: CON GLI ARABI DIVENTA MOSCHEA E COI NORMANNI RIDIVENTA CATTEDRALE

IL TEMPIO DI ATHENA E LA CATTEDRALE

 Il complesso sacrale più importante dell’isola dedicato ad Athena fu fatto costruire nel 480 a.C. da Gelone in ringraziamento della vittoria di Imera contro i Cartaginesi.

Periptero esastilo con 6 colonne di ordine dorico sui lati brevi 14 su quelli lunghi, alte m 8,60 e larghe 2, era posto su uno stilobate con tre gradini perfettamente visibile all’esterno. La sua magnificenza e ricchezza stupì Cicerone che ne fece una descrizione entusiastica delle sue porte d’avorio e oro e dei dipinti alle pareti raffiguranti i re e i tiranni di Sicilia e le vittorie di Agatocle sui Cartaginesi. Il grande scudo dorato della dea, posto sulla sommità del tempio, poteva scorgersi da molto lontano e faceva da faro ai naviganti. Con la conquista romana il tempio viene spogliato delle sue ricchezze ed, in età bizantina, nel 640 d.C. fu trasformato in basilica paleocristiana dal  vescovo Zosimo con cambio di orientamento (Est–Ovest) chiudendo gli intercolumni e aprendo 8 archi nei muri della cella. Vengono aggiunti: la torre campanaria (di avvistamento) e il rosone centrale nel prospetto. Molteplici i rifacimenti posteriori come l’aggiunta della bellissima cappella del Sacramento che, come dice il Privitera, tanto rincrescimento provocò nei siracusani per la cancellazione di uno dei due fori che indicava il punto matematico dei 2 equinozi di primavera e di autunno, segno che veniva attribuito ad Archimede. Anche il Garana ci dice a tale proposito che esisteva una meridiana chiamata “occhio di Archimede” su cui i raggi provenienti dai fori segnavano i 2 equinozi. Con la conquista araba il tempio viene trasformato in moschea e con i Normanni ridiventa cattedrale per volere di Ruggero. Vengono alzati i muri della navata centrale, la cattedra e il coro vengono abbelliti con decorazioni musive. Il crollo del campanile e della facciata normanna con il terremoto del 1693 spinse l’allora Arcivescovo Marini ad affidare l’incarico della ricostruzione, secondo lo stile che ammiriamo oggi, all’architetto Andrea Palma.

Nella navata di sinistra, liberata dalle sovrastrutture di gesso barocche nei restauri del 1924-27, si possono ammirare le antiche colonne doriche del tempio di Athena, alcune delle quali molto deviate a seguito dei terremoti del 1542 e le finestrelle bizantine. Su alti basamenti le statue di S. Caterina di Alessandria, della Madonna col Bambino di scuola gaginiana e di S. Lucia opera questa del Gagini. In fondo si trova l’unica abside esistente dell’antica basilica bizantina. Sull’altare la Madonna della Neve di Gagini.

Nella navata di destra il primo spazio contiene il fonte battesimale costituito da un antico cratere ellenistico proveniente dalle catacombe di S. Giovanni. Segue la cappella di S. Lucia, di forma quadrata, sopra l’altare la profonda nicchia rivestita di velluto dove si conserva il bellissimo simulacro argenteo del 1600 della Santa, opera di P. Rizzo che poggia su una cassa argentea forse opera di Nubilio Gagini (1608) nei cui pannelli sono incise le scene del martirio della Santa. Splendide le cancellate in ferro battuto che chiudono le cappelle. Segue la cappella del Sacramento progettata da Vermexio che nella volta contiene affreschi di A. Scilla rappresentanti il miracolo eucaristico. Sull’altare un tabernacolo di Luigi Vanvitelli. A conclusione la cappella del Crocifisso che come dice Giuseppe Agnello è una chiesa nella chiesa.

Lucia Acerra