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ZISA: IO, FIGLIA DI ARCHIMEDE, PAGATA PER FARE L’ARCHEOLOGA NELLA TERRA DI BLADE RUNNER

Io, nata a Siracusa, nella città di Archimede, mi hanno pagata per fare l’archeologa classica nella terra di Blade Runner

Da: Montana Ave., © Flavia Zisa
[…] Sto chiudendo le mie cose. Accendo il computer per segnare questa nota, mentre cerco di far valigie. C’è una bellissima musica alla mia radio preferita, KC Southern California, 101.9 FM. Aggiusto il volume. Talvolta mi alzo e prendo un minuto di sole sulla verdandina del mio single in affitto tra la 14th e Montana Ave., qui a Santa Monica, fazzoletto bianco ad appena 14 blocchi residenziali dall’oceano, dove Montana Ave. vuol dire polizia in macchina bianca elegante che ferma poco sempre con sorriso amichevole. Perché da queste parti siamo tutti fortunati, ricchi e con poco stress.
Vivo qui da circa un anno e sto per rientrare in Italia con la pelle cambiata. Tornerò’ quaggiù? Si, molte altre volte. Ma ancora non lo sapevo.

1. Un anno prima di scrivere questa nota, mi attardavo qualche minuto nel giardino dell’anziana Denise, in Centinela Ave., a nord di Wilshire, 29 blocchi West. Guardavo in alto il cielo al tramonto e sapevo che qualcosa stava per accadere. Il cielo di Los Angeles è pieno di aerei che cominciano a brillare verso le prime ore della sera. Feci fatica a capire che non tutte quelle luci erano stelle.
Aspettativa tutta personale. Guardare quel cielo sul Pacifico pieno di uomini che arrivano e vanno via. Poco smog e vento dall’oceano. Suoni di uccellini notturni in giardino, e di qualche stoviglia dalle ville intorno. Tutto molto umano e diverso da come mi avevano detto. E io con la fortuna di aver avuto un regalo tutto da spendere: un primo contratto di nove mesi a Los Angeles. Nove mesi davanti, come un figlio da ridere, una creatura che si stava sviluppando. Io e questo figlio, come tutte le paure femminili in questo caso: un mostro o un bellissimo sogno biondo californiano.

2. Non conosco nessuno.
Amici stretti sulla East Coast, da New York a Miami, e neanche un’anima a Los Angeles.
Denise è una vecchia signora di origine francese che affitta una camera della sua house in Santa Monica solo a persone che possano convincerla.

Le parlai delle mie maniere europee. Lei rispose “sono francese, vieni”. Ma più di questa comunione culturale e molto ipotetica, valse il fatto che ero stata chiamata a lavorare al J. Paul Getty Museum, e questo vuol dire per qualsiasi essere vivente di Los Angeles appartenere alla più preziosa ed intellettuale élite esistente sulla faccia della terra.
Ma lasciando da parte questo effetto pirotecnico, Denise mi accoglie finalmente a casa sua la sera del 13 Settembre 1995.

3. Il mio bagnetto privato ha il WC ad acqua alta, categoria che non sai mai calcolare quanto rimbalzo aspettarti dal basso, appena lo usi con l’energia tipica del mattino.
Li conoscevo già, questi cessi americani.
Ero stata in vacanza, anni prima, sull’altra costa. Anche allora mi avevano disorientata, e adesso mi sembra di ripiombare ad esperienze persino precedenti a questo ultimo trasloco della mia vita, quando da Siracusa mi trasferii a studiare all’Università di Firenze. Quanti gabinetti ho passato… Dentro il bagno di Denise sento il terrore dell’eterno cesso come una persecuzione da Karma, quel ritornare ai disagi tipici dei fuori casa, con quella puzza che ti perseguita, sognando sempre il bagno perfetto per tutta la vita.
Mi sento a disagio, questa mia prima notte americana da non-turista. Credo di aver fatto un’involuzione: dov’è il mio stereo? Piango stanchissima: quella visione della città dall’alto durante l’atterraggio, con gli Alice in Chain in cuffia, e che mi diede due indescrivibili minuti di lirismo ventrale verso l’ignoto, si stava disgregando in mille ricordi della mia bellissima casa fiorentina sulle colline del Chianti, tra i cipressi e i vigneti, oppure della mia casa in Ortigia, tra templi greci e rocce di calcare bianco sul mare più antico del mondo, quello che ti risucchia anche l’anima.
In realtà, la mattina dopo, un bellissimo sole losangelino si affacciò all’improvviso alla mia prima finestra californiana, e mi resi conto di essere finalmente arrivata in paradiso.

Flavia Zisa