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BASTA BROGLI, TORNIAMO AL VOTO / EZECHIA PAOLO REALE: ITALIA DIMETTITI E IO NON MI RICANDIDO

Riflessioni minime a margine della conferenza stampa del Sindaco Italia.

Il Sindaco ha, in sostanza, riconosciuto che l’attuale composizione del Consiglio Comunale della città è il frutto di macroscopiche inesattezze, ma ritiene che le conseguenze giuridiche di tale “allarme democratico” non riguardino la sua poltrona ma solo quella dei consiglieri comunali.

In attesa della sentenza dell’autorità giudiziaria sulla quale, come sempre, non mi sono permesso e non mi permetto previsioni, pur avendo le mie precise convinzioni, ho solo posto un problema politico che esula dal giudizio in corso ed al quale il Sindaco non ha dato risposta: essendo oramai certo che la composizione attuale del Consiglio Comunale non rispecchia la volontà degli elettori, siamo in presenza di un governo legittimo della città ?

Mi sarei aspettato su questo aspetto di avere l’istituzione Sindaco al mio fianco in una battaglia per la trasparenza e la legalità che interessa tutti e che non è affatto una lotta per la poltrona.

Per renderlo chiaro faccio un appello a Francesco Italia:

“Prendi atto di un dato politico allarmante, anche se pensi che non ti riguarda personalmente, e dimettiti dalla carica, consentendo di tornare al voto: se lo farai, io prometto di non candidarmi. Sono prontissimo a fare un passo indietro per restituire dignità alla mia città e per eliminare il clima di odio tra fazioni contrapposte che si vuole creare e, forse, si è già creato in città. Diamo entrambi un segnale di amore per la città, a prescindere dalle nostre legittime ambizioni personali, e consentiamole di ripartire con il piede giusto sulla base di una nuova competizione elettorale trasparente”.

Non c’è in atto nessuna lotta personale o per la poltrona, ma una battaglia di principio di grande importanza: dobbiamo sempre avere certezza che dalle urna esca il risultato voluto dagli elettori, utile o meno a noi stessi ed alla nostra parte.

Non capisco, quindi, perché il Sindaco, accompagnato sul banco della conferenza stampa dai suoi avvocati, abbia sentito l’esigenza di proclamare la sua personale innocenza ed, anzi, abbia fatto intendere di sentirsi offeso come uomo e come rappresentante della città.

Nessuno hai mai formulato nessuna accusa contro di lui, né contro altri candidati sindaco, me compreso, né contro altri interessati alla competizione elettorale.

Sostenere che in alcune sezioni siano sparite schede elettorali, in altre ne sono state trovate più di quelle che avrebbero dovuto esserci, in altre ancora sono state trovate schede votate prive di autenticazione, che alcuni verbali non riportano i voti per i candidati ed altri riportano numeri a vanvera, è un rilievo sulla regolarità delle operazioni elettorali e non su chi ne sia eventualmente responsabile, ammesso che vi sia un responsabile.

E’ la richiesta di accertare l’esistenza di fatti oggettivi, non chi li ha commessi e perché.

Le irregolarità, anche gravi, non sono ipotesi astratte.

A volte accadono.

E quando si sospetta che siano accadute è bene che qualcuno, a tutela del processo democratico, chieda che siano accertate e che ne vengano tratte le dovute conseguenze.

A Siracusa ne abbiamo un esempio molto recente, che tanti forse hanno già dimenticato: una delle liste del Sindaco Garozzo per le elezioni del 2013 venne presentata corredata solo da firme false ed avrebbe dovuto, quindi, essere, secondo le regole, esclusa dalla competizione elettorale. Quel candidato, poi divenuto Sindaco, probabilmente non sarebbe neanche stato ammesso al ballottaggio e lo stesso attuale Sindaco non avrebbe fatto la sua esperienza di vice Sindaco con l’amministrazione Garozzo.

Questo è un fatto certo e vi è anche la confessione avanti l’Autorità Giudiziaria di chi materialmente ha falsificato le firme dei cittadini presentatori.

I tempi di una giustizia penale comoda e, forse, poco interessata al tema dell’integrità del procedimento elettorale, ed il fatto che nessun elettore abbia chiesto tempestivamente che questa irregolarità venisse accertata e sanzionata non vuol dire che essa non sia mai esistita. E non significa certamente neanche che ne sia responsabile l’ex Sindaco Garozzo o i candidati di quella lista.

Significa solo, in una società che vuole definirsi giusta e democratica, che sono state oggettivamente violate le regole del procedimento elettorale, a prescindere dal perché e dal colpevole, e che, però, nulla è accaduto né sul piano giuridico, né su quello sociale e politico.

Penso che la città non meriti di continuare a percorrere questa strada, ad arrampicarsi su questa “collina del disonore”.

Una risposta di merito, invece, sento il dovere di darla non al Sindaco, con il quale non intendo polemizzare perché non sto conducendo una battaglia contro di lui, ma a chi ha preso la parola in conferenza stampa per ricordare come io non possa pretendere nulla perché non ho raggiunto il 40% dei voti necessario per la proclamazione immediata, senza ballottaggio, come Sindaco.

In conferenza stampa sono stati fatti dei conti molto dotti e precisi, partendo dal dato, definito incontrovertibile, del totale dei voti validi per l’elezione del Sindaco di 54.563 sul quale calcolare quel 40%.

Questo numero “incontrovertibile”, chiedo però,  è stato calcolato, come doveroso, sul numero dei votanti? 

E quale è il numero complessivo di votanti accertato dall’Ufficio Elettorale Centrale, inserendolo nel proprio verbale?

L’imbarazzata risposta che possiamo dare, per quanto possa sorprendere, è che l’Ufficio Elettorale Centrale ha potuto accertare solo un numero di 44.911 votanti (per chi ne dubita, può essere consultata la pagina 154 del verbale dell’Ufficio Centrale Elettorale).

In tante sezioni elettorali, infatti, non è stato indicato neanche il numero degli elettori che si sono recati a votare. E neanche la verifica svolta in Prefettura ha consentito di colmare questa lacuna.

Ad oggi, ed è bene che si sappia, non esiste un dato ufficiale sul numero di persone che hanno partecipato alla votazione nel giugno 2018 e, quindi, provare a ricavare la percentuale di un numero inesistente è, in base ai miei pochi ricordi di matematica, logicamente impossibile.

Che poi si sia voluto calcolare il 40% su un dato diverso da quello del numero ufficiale dei votanti (sottratte le schede nulle e le schede bianche), che è quello previsto dalla legge, e si sia giunti ai risultati ufficiali anche senza sapere esattamente quanta gente aveva votato è un altro discorso e ciascuno è libero di sviluppare su questo tutte le valutazioni e tutte le alchimie aritmetiche che ritiene utili.

Ezechia Paolo Reale