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CHI HA CONOSCIUTO L’EREMITA DEL VECCHIO MATTATOIO DI SIRACUSA? ERA UN BOLOGNESE, ANZI UN TEDESCO

Abbiamo    parlato    dell’ultimo    eremita    di    Grottasanta,    abbiamo    parlato dell’eremita dei nostri giorni che ha abbandonato quella che non era più un grotta. Di gran lunga più di una squallida spelonca è il luogo che si è scelto un altro personaggio, che proviene anch’egli da fuori Siracusa. Ci credereste che l’ha trovato proprio nel cuore della stessa nostra città?

Non  è  una  delle  grotte  della  balza  d’Akradina,  che  venivano  adibite  da  intere famiglie come abitazioni private fino a parecchi anni dopo la guerra….

Prima di dirvi esattamente dove, vi dirò che a farmelo conoscere è stato un vecchio    amico,  che  ha  il  pallino  delle  curiosità  e  ne  va  trovando  dappertutto,  anche  nei

luoghi più impensati!

L’altro  giorno  mi  chiama  e  mi  tiene  mezz’ora  al  telefono  per  raccontarmi  una delle tante disavventure  che gli sono capitate. Vorrei dire che si è andata  a  cercare col lanternino, giacché la sua sete di conoscere e di reperire qualsiasi oggetto, dal chiodo di un secolo fa a quello che  sembra la più insignificante…

scoccia di babbucia latina, dalla monetina centenaria ( e a volte anche millenaria…) alla conchiglia più rara, si viene a trovare in situazioni da 007   veramente a rischio…

“Guarda  che  sto  venendo  da  te – mi  annuncia  con  il  suo  fare  sornione,  ben  sapendo  che  io,  adesso  che  sono  in  pensione,  non  mi  alzo  prima  delle  ore  9,  perché  mi piace rimanere a  leggere e  a scrivere  fin oltre  la  mezzanotte – perché ti devo  far conoscere  un  personaggio  singolare,  nientepopodimenochè  un  eremita  in  pieno  ventesimo secolo, e dentro la stessa Siracusa!”

– E a quest’ora me lo vuoi portare a casa, per farmelo conoscere? -gli rispondo io esterrefatto, ancora mezzo assonnato. Lo sai che prima delle nove non riesco più a scollarmi dalle coperte?

“Sai cavalcare?” mi fa lui per tutta risposta con raddoppiata mia meraviglia.

– Cosa c’entra il cavallo? Lo sai che non

vado più al maneggio da quando una di quelle bestiacce mi diede un calcio alla mano, troncandomi per sempre la mia carriera di pianista? Mi spiega allora che intende venire con la sua grossa cilindrata a due ruote e condurmi con quella da quel singolare personaggio.

– Come l’hai conosciuto?

E  lì  comincia  a  raccontarmi  che  era  andato  al  vecchio  macello  e  aveva  visto…cose  da turchi! Un vero macello! Un’Apocalisse in pieno centro abitato: non si tratta, infatti, del  macello della Targia, ma del vecchio mattatoio che si trova, diciamo meglio che si trovava, all’inizio di Via Elorina, là dove, purtroppo, vi era un altro macello: quello umano, delle case chiuse…Mi faccio vincere dalla sua insistenza e dalla curiosità e ci andiamo, ma non con la sua moto Guzzi, giacchè io non mi fido più dei… cavalli, neanche di quelli a benzina!

Arrivati sul posto, troviamo un vecchissimo cancello tutto sgangherato, con un arcosolio ancora ben conservato e di ottima fattura; vi si nota, sulla chiave di volta, un bucranio scolpito egregiamente, con sotto, ancora ben leggibile: Macello Comunale 1884.

La prima cosa strana che  mi  fa notare è che,  in alto, oltre il portale, che è di 4/5  metri, c’è,  proprio  alla  sinistra,  un  cannello  d’acqua dolce  che  chissà  da  quanto  tempo,  da quanti anni scorre… indisturbato!

– Chi paga tutta  quell’acqua? Non c’è contatore? Si tratta di diversi metri cubi al giorno!.  Gli  domando  io,  pensando  che  mi  ha  fatto  venire  fin  lì  per  farmi  godere  quello spettacolo di sciupìo…

“ E chi  ne sa  niente! Certamente non  lo sanno  le  autorità preposte al risparmio del  nostro  prezioso  liquido  che  a  Siracusa  spesso  manca  e  che  è  diventato,  con  la  nuova  gestione, così caro… Comunque,  la  vera curiosità  non è questa: c’è  ben  altro! Ben altro!

Entriamo!”

– Entra tu per primo – gli dico  io, che  faccio  appena  in tempo a dare una guardata a  mi avvedo subito che lì il macello è un vero macello: l’acqua si appantana tutto intorno, in un mare di spazzatura di ogni genere, veramente indescrivibile; cartoni, carte, cartacce,

libri, pane duro, escrementi e… quello che più mi lascia perplesso, una gran quantità di travi e legni bruciati, per cui gli domando:

– Ma qui vi è stato un incendio?

“ Più  di  uno!”

– sentiamo  risponderci all’improvviso:  è

apparso  un  uomo,  che  in  quel

momento mi  ha dato  l’impressione di  una  specie  di  fantasma a pieno giorno;  ma parla così bene l’italiano, ha la barba così curata, che non da affatto l’impressione di un barbone!

“ E’ lui il personaggio!

– mi fa il mio amico.

Al che io, rivolgendomi a quello, gli domando:

– E’ lei l’eremita del macello?

“Dal 1970!  Abito qui, e vi dico che prima avevo il  mio salotto e le mie poltrone, sistemati qui per bene; ci sono state, però, delle persone malvagie che nei miei riguardi e nel  rispetto  delle  cose  altrui,  non  hanno  dimostrato,  non  dico  alcun  senso  di  riguardo, ma neanche alcun senso di civiltà! Infatti vandalicamente hanno più volte e da più parti appiccato il fuoco, forse sperando di coinvolgere anche me nelle fiamme!…

– Per quale motivo lei pensa che lo abbiano fatto?

“ Sicuramente  per  farmi  sloggiare;  infatti,  non  rare  volte  ho  dovuto  constatare

che da queste parti si  aggirano non dico certe coppiette, chè queste

sarebbero  innocue, ma  certi  individui  con  ben  altre  intenzioni,  quali  spaccio  o  uso  di  droga  o  anche  peggio. Vedendo che io posso rendermi conto delle loro azioni, di ciò che eventualmente essi trafficano, non hanno avuto molto piacere della mia presenza…”

Do uno sguardo tutto intorno: è una vera e propria desolazione! Tetti non ne esistono più; travi di ferro contorte… pavimento non se ne scorge, anche perché è seppellito completamente da almeno un mezzo metro  di sudiciume. Eppure, da quasi trent’anni,

incredibile a dirsi, questo personaggio singolare, che parla bene in italiano, anche se nel corso della conversazione mi ha dato l’impressione di avere certe idee personali su spiritismo,  su  messe  nere,  su  riti  che  si  celebrerebbero  “  al  di  fuori  del  triangolo”,  cioè Chiaromonte Gulfi, dove sostiene di avere conosciuto due  medium che gli hanno profetizzato certa soluzione del suo problema economico, del suo attuale stato, per cui dichiara  di  avere  scelto  questo  luogo  a  sua  dimora….  Come  abbia  fatto  ad  adattarvisi,  a  sopravvivere a quel sudiciume, senza servizi, senza  igiene, senza alcuna comodità, senza che vi sia un letto o una sedia, Dio solo lo sa!…

Il macello è chiuso da una cinquantina d’anni; ma poi vi si era insediato il cani

le; si vedono ancora le gabbie  di ferro. Solo da una mezza dozzina d’anni il Piccolo Panda ha traslocato; e lui dice che vi si è stabilito fin dal 1970! Ha fatto convivenza con i cani in qualche angolo?

Noto che in un angolo vi è una specie di telone bianco ( doveva essere una volta

bianco, adesso!…): forse è quella la sua coperta, anche con il freddo che in questi giorni è stato piuttosto rigido! Eppure non sembra nè malato né malnutrito!

– Come fa a procurarsi da vivere?

“Vado a pulire scale e vetri! Il pane lo compro con  quel poco denaro che mi danno; il resto… me lo procuro frugando nei cassettoni della spazzatura: c’è sempre qualcosa da pigliare….”

“ Magari un barattolo di marmellata. Come quello che le ho visto mangiare

– dice scherzosamente il mio amico, che poi aggiunge – quando ieri mattina me lo sono trovato all’improvviso davanti e… non  è che mi abbia accolto simpaticamente come ci sta accogliendo adesso!”

L’eremita del macello si schermisce:

“L’avevo  presa  per  uno  di  quei  filibustieri  che  non  raramente  vengono  qui  con  intenzioni tutt’altro che raccomandabili!… Invece, adesso, soprattutto perché ho riconosciuto il professore sociologo, so  che siete dei galantuomini. Non vi dovete meravigliare perché io vivo così; vi dovete invece meravigliare perchè mi fanno vivere così, cioè perché non  c’è  nessuno  che  mi  dia  una  mano,  che  mi  offra  un  rifugio  più  decente!  Io qui  da anni  vivo  senza  avere  nessuno  dei  miei  cari;  conosco  gente  che  potrebbe  aiutarmi,  ma nessuno  lo  fa!  E  sono  costretto  a  vivere  come  dite  voi,  da  eremita,  di  espedienti,  in mezzo  a  questo  oceano  di  immondizia  che  mi  fa veramente schifo.  Faccio  schifo  a me stesso e non ci posso fare nulla!”

– Come si chiama? Dove è nato?

“ Non  potete  capire! – fa  dopo  un  attimo  di  esitazione,  durante  il  quale  noto  nel

suo viso un certo mutamento….

– Io oggi mi chiamo Emilio Roggi e sono nato a Bologna. Ma prima sono nato in Germania e mi chiamavo Edner!…”

Io e il mio amico – a questo punto ve lo confesso che il mio amico è il prof. Angelo Giudice, insigne docente di Disegno e Storia dell’Arte – ci guardiamo nel volto e alla chetichella salutiamo e ce la squagliamo…

– Un tedesco bolognese!? – faccio io quando siamo già… al sicuro – Che vuol dire?

“ Bohh!” – mi fa lui; e mi spinge in macchina.

Mentre guido per riportarci a casa, vado riflettendo: – Come mai gli amministratori  e  i  vigili,  che  hanno  la  loro  sede  proprio  a  due  passi  da  lì,  non  ne  sanno  nulla?

E come  mai  non si  pensa a ristrutturare quello che  potrebbe essere un ottimo contenitore culturale?