A LEALTA’ E CONDIVISIONE PER IL PORTO TURISTICO PIACE IL SECONDO PROGETTO DELLA SPERO
Rep La società Spero ha annunciato di voler ripresentare il suo primo progetto di porto turistico. Noi di Lealtà e Condivisione, lo diciamo a chiare lettere, vogliamo che Siracusa abbia un suo porto turistico, perché è nell’interesse strategico ed irrinunciabile della città. Ma crediamo che si stia imboccando ancora una volta una strada sbagliata, che non porterà a nulla. Quello annunciato dalla Spero è infatti lo stesso progetto contestato nel 2011 dalla Sovrintendenza e sul quale la società è stata stoppata in tutti i ricorsi presentati sia al TAR che al CGA, fino all’ultima sentenza di qualche giorno fa. Un progetto totalmente irrealizzabile, come la Spero sa perfettamente, perché prevede il seppellimento di 32 mila metri quadrati di mare, fra cui un’enorme isola di cemento di 24 mila metri quadrati, più grande di 3 campi di calcio di serie A, e collegata con due strade alla terraferma. E su quest’isola la costruzione, in mezzo al porto grande, di tre palazzine per oltre 14.000 metri cubi, più un quarto edificio sulla costa, per un totale di circa 19.000 metri cubi.
Una gigantesca speculazione destinata a nuova e certissima bocciatura perché indipendentemente dal Piano Paesaggistico, e sottolineiamo indipendentemente, è in palese contrasto con un vincolo di tutela decretato dalla Regione nel 1988. Oltre a ricadere nella “zona cuscinetto” del sito UNESCO, e senza dire che qualunque cittadino sa che per legge nessuno può costruire in Sicilia entro 150 metri dalla costa mentre qui si vuole costruire un quartiere in mezzo al mare.
Difficile dunque spiegare questa insistenza. Soprattutto se si considera che già nel 2014 la stessa Spero aveva presentato una seconda proposta, profondamente modificativa della prima, con un disegno che rinunciava a cementificare il mare e prevedeva edifici meno voluminosi. Proposta formalmente esaminata in Conferenza dei servizi e che la Sovrintendenza aveva invitato a sviluppare, dichiarando ufficialmente la sua disponibilità a seguirne la progettazione “passo passo, giorno dopo giorno”. Su questo secondo progetto la Spero incontrerebbe il plauso di una città che aspetta il porto turistico, e nostro per primo, mentre invece si assiste da anni ad una controversia improduttiva quando non pretestuosa.
Perché allora questo ritorno ad un passato senza alcun futuro, ad un progetto che non può essere realizzato? Viene il sospetto che la Spero non abbia in realtà alcuna intenzione di costruire il porto turistico e che la riproposizione del vecchio progetto abbia, a dispetto di quanto dichiarato, altri fini che al momento possiamo solo ipotizzare.
Di sicuro c’è invece il tono minaccioso e diffamatorio con cui l’annuncio è stato accompagnato attraverso la messa all’indice di quei funzionari, con nomi e cognomi, che facendo il loro dovere avrebbero intralciato i programmi della Spero. Un metodo incivile su cui invitiamo l’avv. Pianese, presidente della Spero, a recedere e scusarsi. Anche perché, se è vero che i medesimi, da ben individuati soggetti imprenditoriali, sono stati oggetto, più volte e sistematicamente, di attacchi pubblici e richieste di risarcimento stratosferiche, è altrettanto noto che tutti i tribunali hanno sempre riconosciuto la correttezza della loro condotta e la fedeltà alle leggi dello Stato e della Regione, dalla quale hanno ricevuto, per ben due volte, un encomio solenne “per la determinazione e competenza che hanno caratterizzato il loro operato in difesa dei valori della legalità e della bellezza del paesaggio.” E siamo certi che la Sovrintendenza tutta continuerà a difendere questi valori, col sostegno di quanti credono che lo sviluppo di una comunità sia possibile anche grazie al contributo di un’imprenditoria sana, nel rispetto dei beni comuni, delle regole e della legalità.