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UNA MOSTRA CHE NON LASCIA TRACCE, COME IL SITO OMBRA DI “SICILIA MUSEI”

Le cose devono essere andate pressappoco così. Un bel giorno, un certo Gianni Filippini, presidente di Sicilia Musei, incontra Fabio Granata, assessore alla cultura del Comune di Siracusa, e gli offre un’occasione imperdibile. Una mostra chiavi in mano, di un centinaio di sculture di grandi artisti internazionali, da realizzare nello storico complesso dell’ex convento di S. Francesco d’Assisi nel centro storico di Ortigia. Nessun costo per il Comune. Organizzazione e promozione dell’evento, trasferimento delle opere, vigilanza e biglietteria: tutto a carico del privato ideatore dell’iniziativa. Non è ancora chiaro, ma sembra che Sicilia Musei abbia pagato anche l’affitto dei locali: tre stanze a piano terra. All’assessore Granata non sarà sembrato vero. Potere proporre una mostra così prestigiosa, in un periodo di massima presenza di turisti (dal 27 marzo al 30 ottobre 2019), a costo zero. In un periodo dove l’unico appuntamento di grande richiamo per il pubblico sono le rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa. Si sa, le casse del Comune sono vuote e non si possono fare grandi voli pindarici, bisogna quindi saper cogliere le palle al balzo. “Ciclopica” è la classica palla al balzo. La mostra viene inaugurata il 27 marzo scorso. Il titolo è altisonante e promettente “Ciclopica, la grande scultura internazionale da Rodin a Giacometti”. Durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il sindaco Francesco Italia si sofferma sull’impegno dell’amministrazione per elevare il livello dell’offerta culturale in città. Sostiene che la sinergia tra pubblico e privato è strategica: il pubblico stabilisce le regole ed indica la strada, il privato contribuisce a mutare e a migliorare la qualità degli eventi. “Ciclopica” segue questa direzione.

L’assessore Granata definisce “Ciclopica” una mostra raffinata e suggestiva, un evento culturale di respiro internazionale. A questo punto non rimane che visitarla. Non è necessario essere specialisti per accorgersi subito che qualcosa non va.All’ingresso nessun pannello accoglie il visitatore. Nemmeno una riga per spiegare cosa propone la mostra, quali criteri hanno ispirato la scelta degli autori e delle opere. Non una parola per spiegare il criterio seguito nell’esposizione delle stesse: non è quello cronologico, non è quello per area geografica di provenienza degli autori (Africa, Asia, Europa), nemmeno per materiali Numero 59 – gennaio-aprile 2019 utilizzati dagli artisti. Viene il sospetto che siano state collocate dove c’era posto. Diverse sculture sono ancora sprovviste di targhette descrittive. Le targhette esposte non riportano la data di nascita degli autori, il loro paese di origine, la collezione privata o il museo di provenienza, spesso nemmeno la data di realizzazione della scultura. Nelle sale non è stato installato alcun sistema di allarme: chiunque si può avvicinare alle opere, può toccarle e quindi anche danneggiarle. Le sculture protette da una comune teca in plexiglass si contano sulle dita di una mano. La vigilanza delle tre sale è assicurata da un’unica persona. Scusate, ma chi è quel collezionista o quel museo disposto a prestare sculture di Alberto Giacometti, di Marino Marini, di Henry Moore, che se autentiche avrebbero un grandissimo valore, senza il rispetto di standard minimi di sicurezza? Su tutti questi aspetti abbiamo chiesto chiarimenti a Vincenzo Sanfo, curatore della mostra, senza però ottenere alcuna risposta. E’ risaputo che nel mondo dell’arte prosperano mercati paralleli dove si può trovare facilmente di tutto: opere autentiche, riproduzioni seriali, anche falsi. Ci sono collezionisti che pur di possedere l’opera di un artista famoso accettano qualsiasi condizione. Che cosa ci propone allora “Ciclopica”? Non si sa da dove provengono le opere esposte; la mostra sembra essere stata organizzata da emeriti principianti. Anche il sito di Sicilia Musei UNA”CICLOPICA” FURBATA (www.siciliamusei.it), società che ha organizzato l’evento, lascia letteralmente allibiti. Nelle pagine si leggono tante belle parole, si citano numerose collaborazioni, ma Sicilia Musei sembra una società fantasma. Nel sito non viene indicato l’indirizzo della sede, nè il nome di alcun referente e nemmeno un recapito telefonico. Non viene citato neanche uno straccio di comitato scientifico. Ma allora cos’è Sicilia Musei? Una joint tra galleristi e persone che hanno relazioni “molto forti” con le pubbliche amministrazioni? Talmente forti da fare passare qualsiasi prodotto, anche se di discutibile qualità? E che cos’è “Ciclopica”? Una fiera dell’arte dove le opere esposte sono in vendita? Una ciclopica furbata quindi! Anche se Sicilia Musei è un privato, è tenuto comunque a dichiarare con chiarezza ciò che propone. Così da consentire ad ognuno di decidere se vale la pena pagare 10 euro per visitare la mostra (se ne pagano 15 per l’ingresso al museo Peggy Guggenheim di Venezia), oppure no. Gli amministratori locali, poi, prima di spendere parole mirabolanti su questa o altre iniziative farebbero bene a verificare la credibilità dei soggetti con cui creare sinergie e controllare anche i prodotti finali. In modo da scegliere con più accortezza i privati a cui delegare la qualità dell’offerta culturale della città. Potrebbero così evitare inutili ed imbarazzanti figuracce.

Luciana Bedogni

(l’altra città