Politica

LE FOTO DI GIOVENTU’? UNA MUTAZIONE GENETICA, DA ARRAPANTI AD ARRAPPATI

E così, uno comincia pieno di buoni propositi e poi la cosa ti scappa di mano e diventa un’epidemia, un bubbone, una piaga biblica…

… e conferma che ogni tentativo per rendere feisbuc, non dico una cosa seria, ma una cosa che accidentalmente può diventare per qualche istante seria è destinato a fallire perché noi usiamo i social per un solo motivo: farci guardare, farci dire bene-bravo, al massimo per dare dello stronzo o della buttana a qualcuno/a che ci sta sui cabasisi o per dire fanculo ai politici.

…però questi discorsi politically correct che faccio sono noiosi vero? Di questo passo diventerò anche a favore dei froci nelle scuole a fare lezioni di sesso acrobatico come vorrebbe l’aria che tira..

Ma che volete, io sta cosa di #sfidaaccettata prima non l’ho capita e poi m’ha fatto incozzare, e alla fine l’ho presa con filosofia.

Cioè, ho cominciato a vedere miei coetanei che cominciavano a postare a tempesta foto di gioventù. La cosa si è andata evolvendo. In effetti all’inizio si trattava prevalentemente di vecchi scatti in bianco e nero (quindi a occhio fino agli anni ‟60) di bimbi più o meno belli.

Io non capivo quale fosse il meccanismo che pareva essere singolare: tu metti un like sotto una foto di un bimbo e con questo accetti di mettere a tua volta una foto tua da piccolo. E così imperversavano post con #sfidaaccettata e foto annessa. Devo dire che nel mio foro interno mi chiedevo che minchia di sfida fosse quella di indurre gli abitanti di feisbuc a fare quello che già fanno aggratis senza alcuna sfida, cioè mettere le proprie foto (eccezion fatta per quelli che mettono cani e gatti o mulinciane alla parmigiana e tunnina a‟bobbia – che io stimo particolarmente, la tunnina intendo…).

Poi, siccome col mio tempo ci arrivo a capirle le cose, ho notato una evoluzione dell’iconografia (questa parola l’ho imparata oggi e me la sparo) ed ho cominciato a intuire che la sfida era una scusa meravigliosa per quelli (e quelle) come me.

Insomma io sono nel fiore degli anni, e, come dire, sono fascinosamente brizzolato e ho una leggera adiposità nell’addome che dà il senso dell’uomo maturo e affidabile. Un osservatore arido potrebbe dire che ho i capelli abbastanza bianchi e piuttosto radi nel cozzo e una panza che fa schifo.

Certo, mettere le mie foto di 40 anni fa (quando ero magro e bello come tutti quelli che hanno 19 anni) sarebbe fighissimo ma, giustamente, le pernacchie si sprecherebbero. Ma ovviamente ci sono tanti ragazzi e ragazze degli anni ‟70 e „80 che non vedevano l‟ora di darsi una bella rinfrescata all’immagine, di proporsi com’erano senza rughe, smagliature, chili in eccesso, con forme floride, sode e accattivanti, muscoli guizzanti, tartarughe a tinchitè, capelli fluenti corvini o biondini, insomma icone arrapanti.

Ed s‟è scatenato così il sabba della

#sfidaaccettata con decine di quelle foto con l’alone rossastro e i colori accesi come erano la prime immagini a colori delle nostre kodak.

A me è parso prevalente l’effetto boomerang in molti casi. Cioè che se oggi (e parlo solo per me) sei uno scorfano, arrappato e imbolsito e metti le tue foto ammiccanti una alla settimana su feisbuc, quando poi cominci a mettere foto che sembri Richard Gere in “American gigolò”, la reazione 1 è “minchia come si è ridotto Toi”, la reazione 2 è “ma nun s’affrunta a mettere le foto antiche che poi la gente fa i paragoni?”, la reazione 3 è “ma vuole fare credere a qualcuno che è ancora così, pare che non lo conosciamo…”.

Naturalmente l’effetto boomerang vale anche per le signore e non indugio oltre.

Ecco diciamo che solo alla fine di questo percorso che mi aveva indotto a cupe

meditazioni sul tempo che passa e tentato di mettere on line una foto in cui palesemente vestivo la 44 di pantaloni in un modello trendy ed attuale a zampa d‟elefante, ho saputo che significava questa #sfidaaccettata che era stata pensata come una sorta di campagna di sensibilizzazione sui tumori da parte di chi il tumore l’ha avuto e come un incentivo alla prevenzione.

Ora, essendo che non ci facciamo mancare niente, ho avuto anche il tumore (e speriamo non mi torni) e quindi sul momento vedere una causa giusta sputtanata in orgia di narcisismo di gruppo e di demenza senile anticipata m’ha fatto incazzare. E così, in sintonia non tanto con il narcisismo ma certamente con la demenza senile anticipata (poi nemmeno di tanto), ho postato sotto #sfidaaccettata la mia maschera di gesso dei tempi della radioterapia, della serie “io-si-che-ho-capito-il-senso-della-sfida”.

Insomma ho fatto il maestrino con la penna blu, quello che ha sofferto e che biasima i cazzeggiatori.

Io.  Cioè, voi forse ogni tanto mi leggete e quindi sapete che sono l’ultimo al mondo a voler fare la morale a qualcuno. Siamo tutti umani, troppo umani, deboli nelle nostre debolezze, incerti nelle nostre certezze.

E quindi, rischio boomerang a parte, ciascuno metta la foto della comunione o della prima zita o di quando al Manhattan con Peppone ballava “Anima mia torna a casa tua ti aspetterò dovessi odiare queste mura”. E si prenda i like pubblici e i “talia comu s‟arridduciutu” privati. Io, nel mio piccolo, ero molto bello fra il 1970 e il 1980. Sappiatelo

Hasta los selfies siempre

Joe Sledge Strummer