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ALLA GROTTA CANNONE LA VOCE DEGLI SPIRITI ALLONTANAVA I MALINTENZIONATI

Siamo di nuovo lungo l’incantevole costa nord del centro abitato di Siracusa, sebbene già alla periferia. Dopo di avere ammirato gli scogghi longhi e ricordato la tragedia ad essi legata, e poco più sopra ’a ’rutta ’e’ ciauli, con la sua drammatica leggenda e, sopra, il suo attuale ristorante Ionico, regno dello chef numero uno della città e uno dei più insigni d’Italia, Pasqualino Giudice e fratelli, quindi, ancora più su, gli scogli dei du’ frati che hanno dato vita a due fantastiche leggende, rechiamoci, in questo nostro itinerario culturale poetico attraverso i più suggestivi tratti del paesaggio, delle leggenda, della tradizione della città aretusea, a godere della visione di un altro miracolo che la Natura ha fatto nel nostro territorio: la grotta del Cannone.

Non possiamo ammirarne la vista dalla costa, come si può fare per la precedente grotta alla quale si può arrivare, badando a non rimetterci l’osso del collo, soprattutto attualmente che vi è pericolo di frane, o si può vederne l’ingresso da lontano: qui la costa è ben alta e ripida e non ha di fronte una qualunque parte dell’agglomerato urbano: non si va a piedi ma occorre prendere la barca.

E un servizio di barche aveva previsto il Consiglio di Quartiere di Grottasanta tanti anni addietro ( quando era presidente del Consiglio il prof. Saro Barone) su proposta del geometra Francesco D’Angelo, della Sovrintendenza ai Beni Culturali e allora relatore della Commissione Turismo Sport e Spettacolo, che ne ebbe a disegnare la planimetria archeologica della zona su scala 1:5.000 per un particolare e fantastico itinerario turistico lungo la Costa d’Oro, che va dallo scoglio della Pietralunga ( i scogghi longhi) dove doveva esserci la torre di Agatocle, fino a Capo Santa Panagia “ quale opera della natura che riveste particolare interesse di rarità e di pregio e che si rivela uno degli esempi più rappresentativi del fenomeno di emersione della terra di Sicilia nell’età quaternaria…”

Questo è effettivamente uno dei segmenti di mare e di costa tra i più suggestivi; ma anche più ricchi di storia e di vestigia antiche, che bisognerebbe meglio esplorare con scavi archeologici, conoscere e valorizzare. Basti dire che parecchi sono i tratti in cui si notano ancora consistenti frammenti delle testimonianze delle famose mura dionisiane: blocchi squadrati appartenenti a quell’imponente costruzione di difesa di ben 15 chilometri si scorgono addirittura in mare, gettati dai soliti allegri irresponsabili pieni, si dice comunemente, di …..spirito di patate, in vena di in vena di spirtizzi, come ce ne sono in ogni luogo e in ogni epoca….

Archimede e i suoi aggeggi

per la difesa di Siracusa

Ci sono poi le importantissime testimonianze, verso la cosiddetta porta 4, della famosa scala greca, da cui solo per tradimento poté penetrare l’ingente esercito romano guidato dal console Marcello nel 212 a.C., malgrado la lunga e strenua difesa dei Siracusani, cui il grande Archimede aveva tanto contribuito con le sue ingegnose invenzioni, che, se non furono proprio i leggendari specchi ustori, come persino certi attendibili storici ci tramandano ( “ …Speculo in vento naves romanas incendit…”) , furono le leve, con cui si tramanda che riuscisse addirittura a sollevare le navi ( come le nostre gru ),  come appare da certe litografie illuministiche; furono certe balestre a lunga gittata che potevano lanciare le frecce incendiarie a distanze fino ad allora insospettate e quindi capaci di colpire una nave nemica qualora questa si fosse portata sotto tiro. Marcello, assediando la città, secondo la strategia del suo tempo, si sarà tenuto a distanza di sicurezza, di modo che le frecce incendiaria lanciate dai Siracusani dalla costa non arrivassero a colpire le sue navi. Non avrebbe sospettato affatto che dove non fossero potute arrivare le frecce lanciate dal braccio dell’uomo, sarebbero potute arrivare le frecce lanciate dagli speciali strumenti militari, a lunga gittata, inventati dal genio dello scienziato aretuseo! Nè è assolutamente pensabile ciò che qualcuno finora ha immaginato, che cioè fosse stata gettata in mare, nel momento in cui si fosse calcolata perfettamente la direzione più opportuna della corrente marina, un’ingente quantità di pece bollente ( certi giganteschi calderoni trovati lungo qualche riva, come quella di Ognina, vicino alla cosiddetta trincea di difesa che rinvenne e descrisse anche Bernabò Brea – Siracusa prima dei Greci, Milano 1953 – anziché da semplici silos sarebbero serviti per riscaldarla!…) e farla arrivare fino alle navi nemiche, per poi darle fuoco: per incendiare un bosco può bastare oggi, purtroppo, un’innocente cicca di sigaretta e non occorre portarsi dietro un serbatoio di benzina o addirittura un’autocisterna di nafta! Una freccia con stoppino acceso, lanciata da un semplice strumento a gittata ancora insospettata non bastava a colpire una vela per provocare l’incendio a un’intera flotta?

La casa greca che si dice

fosse stata di Archimede

Parlando di Archimede e delle meraviglie di questo braccio di mare, proprio a due passi dalla Grotta Cannone, alla Porta 2, superato appena l’incrocio di Viale Tunisi, Via Sicilia e via Algeri, scendendo dalla prima traversa a destra verso il mare e attraversata la strada ferrata che fiancheggia la costa, si arriva alla Casa greca.

La signorilità della costruzione, di cui rimangono diverse interessanti vestigia, anche tracce di pittura in mosaico (e pare anche una grande lastra di marmo nero con delle tracce di scrittura o addirittura di segni geometrici, come pretenderebbe di avere rinvenuto chi in questi giorni ha lanciato la notizia senza poi riuscire a ritrovarla quando è ritornato sul posto con un esperto!…) potrebbero far supporre con una certa probabilità che fosse realmente la casa di Archimede….

“ Da lì che è proprio a due passi dal mare – si sostiene – e non certo dal castello Eurialo, che è a diversi chilometri, Archimede, con una freccia incendiaria lanciata da

una balestra a lunga gittata ad una distanza fino allora non immaginata da alcuno, avrebbe potuto effettivamente provocare l’incendio ad una nave nemica che si sarebbe

potuto diffondere in tutta la flotta se non avessero provveduto in tempo ad allontanarsi:

Ed ecco perchè da quelle parti si sarebbero trovate numerose ancore, disposte con regolarità in fondo al mare….

Avendo accennato alla strada ferrata, non possiamo trascurare il lodevole progetto di coloro che proprio per la valorizzazione turistica della stessa zona, penserebbero di realizzare una strada panoramica che offrisse al turista l’opportunità di attraversare comodamente la “ via corta del mare”.

Prima che alla Grotta Cannone, che è l’attrazione principale di tutto il meraviglioso percorso, dobbiamo accennare alla grotta del Camillo, da cui scorre perennemente dell’acqua limpidissima a piccola cascata e che è ricca di stalattiti e stalagmiti.

La grotta Cannone

o grotta degli spiriti

La grotta Cannone era detta dalla tradizione popolare anche ’a ’rutta d’’e spirdi, la grotta degli spiriti. Perchè? Per rispondere dobbiamo prima spiegare perchè vien detta del Cannone. Essa ha davanti una piccola insenatura. L’ingresso della grotta è dapprima piuttosto larga; poi si restringe sensibilmente, fino a quasi strozzarsi, per allargarsi quindi nuovamente. Dà, insomma, l’idea d’una enorme chitarra: e come una chitarra la suona la Natura! Il rumore dell’onda, che anche se leve penetra attraverso quella strozzatura e trova quella straordinaria cassa armonica, si amplifica in modo sbalorditivo!

L’avrete sentito dire, anche se non provato personalmente, che quando la guida turistica vi accompagna a visitare l’orecchio di Dionisio, per dimostrare la meravigliosa acustica della grotta, straccia – mettendosi nel punto dove riconosce che il suono si amplifica di più – un pezzo di carta: il rumore diventa quello di una cannonata!

Ma è il rumore d’una pistola in confronto a quello che sa ricavare il mare dalla sua… chitarra a centomila vatti!

Quello dell’onda, specialmente quando il mare è agitato, che penetra in quella grotta è il rimbombo d’una cannone da 420, come si diceva una volta, il cannone a più lunga portata, che proprio poco più avanti, prima di arrivare alla baia di Santa Panagia, era stato installato per difendere tutta la costa sicula orientale, ma che però non sparò mai nemmeno un colpo nell’ultima guerra, quando sbarcarono gli… alleati!

E’ facile adesso dare la risposta a chi pensava che nella grotta ci fossero gli spiriti: sentendo quel rimbombo, anche a distanza considerevole dalla costa, e non rendendosi conto da che cosa fosse prodotto, specialmente nel silenzio notturno, era facile alla superstizione popolare immaginare che fosse la voce dei fantasmi, l’urlo degli spiriti….

E si racconta che nei dintorni non avvenissero mai furti, perchè l’urlo improvviso degli… spiriti, faceva trasalire i ladri proprio nel momento in cui stavano per compiere il reato; pareva che una voce tremenda da lontano dicesse loro: “ A bbui!… Alluntanativi ’i ddocu c’arrivanu ’i carrabbineri!”: ” O voi! Allontanatevi da lì chè arrivano i carabinieri!” E i malintenzionati passavano a miglior consiglio!…                       Arturo Messina