Politica

NON DIMENTICHIAMO COME LA “ITALIA&GAROZZO” A GIUGNO 2017 FECE PERDERE 15 MILIARDI ALLA CITTA’

A giugno 2017 la Regione revocò un finanziamento di 7,5 milioni alla città di Siracusa. Fummo i primi a dare la notizia nel silenzio casuale di altra informazione. Grande scandalo, grande indignazione. Come al solito la Garozzo Band annunciò ricorso, disse di essere disponibile per una commissione d’inchiesta per trovare e colpire i responsabili. Come al solito, sono trascorsi 11 mesi e non si è fatto nulla, né ricorso né commissione d’inchiesta. Oggi è giusto rinfrescare la memoria dei siracusani che il 10 giugno vanno a votare e debbono scegliere il meglio per la nostra città. Ecco il nostro articolo a giugno 2017:

 

Da più parti viene chiesta una commissione d’indagine del Comune per accertare come sono andati persi i 7,5 milioni che la Regione ha tolto alla città di Siracusa con decreto del 5 giugno 2017 e per fare luce anche su come siano andati persi anche altri finanziamenti, come svela l’ex assessore della Garozzo Band, Liddo

Schiavo.

Scrivevamo il 7 giugno scorso: Revocato il decreto di finanziamento Cipe che prevedeva fondi per la riqualificazione e il recupero di Siracusa. Con decreto 001086 del 5 giugno scorso infatti, la Regione ha revocato il finanziamento di sette milioni e mezzo per il comune di Siracusa. Se non è un colpo mortale per la città poco ci manca. La responsabilità è esclusiva della Garozzo Band e del sindaco e vicesindaco in prima persona visto che la revoca avviene dopo ben 5 solleciti al Comune dell’assessorato alle infrastrutture della Regione che sono stati ignorati. Insomma, per colpa evidente, questi signori hanno tolto alla città sette milioni e mezzo per asfaltare strade e ridare dignità alle periferie e dare anche uno sbocco occupazionale non indifferente.

Scriveva Giancarlo Garozzo il 7 marzo 2017: “Approvata dal governo nazionale la delibera cipe, per la riqualificazione delle periferie, in arrivo a Siracusa svariati

milioni di euro tra i vari progetti finanziati la riqualificazione del Viale Tisia e Via Pitia, lo spostamento della caserma dei vigili urbani in via Algeri con riqualificazione delle aree limitrofe. A breve l’elenco completo degli interventi. Ci sono anche parecchie strade che verranno riasfaltate. E non finisce qui”.

Intanto e purtroppo, caro sindaco colpevolmente distratto di questa disgraziata città, per questa volta finisce qui. E per colpa tua e del tuo vice Francesco Italia.

La Regione, per chiarezza, ha sollecitato il Comune il 23 dicembre 2015, il 27 settembre 2016, l’uno febbraio 2017, il 14 febbraio 2017, il 30 aprile 2017. E ricordiamo che per molti di questi solleciti lo stesso sindaco era titolare della rubrica lavori pubblici. Insomma, mentre Garozzo scriveva e parlava di magistrati e di cazzi interni del Pd, Siracusa perdeva sette milioni e mezzo di euro per negligenza politica e amministrativa.

Ora va fatta chiarezza, vanno accertate le responsabilità, necessita una commissione d’indagine, subito. Anche per far luce su altri finanziamenti persi e fino ad oggi furbescamente occultati. Grazie a Liddo Schiavo, che non è politico e amministratore da parlare a casaccio, sappiamo che ci sono altri milioni che non sono mai arrivati a Siracusa, altro lavoro che è andato perso nel capoluogo, altre famiglie che hanno continuato a restare in apnea per l’incapacità, la dabbenaggine, lo scarso senso di comunità di politici e funzionari che dovranno comunque spiegare quello che hanno fatto, anzi nel caso specifico quello che non hanno fatto.

Alla politica chiediamo di dare un segnale forte, non basta l’interrogazione che finisce a binario morto e resta senza risposta per bonario accordo fra le parti, accordo di lupo che non mangia lupo. Ci vuole una commissione di indagine che vada fino in fondo, i siracusani hanno il diritto di sapere chi sono i responsabili di molta parte del loro disagio, del sacco di milioni e milioni che dovevano dare fiato a una città ferma e in ginocchio, milioni che invece finiranno altrove dove chi amministra pensa sul serio al bene comune. Chi oggi tace è complice.