Politica

MASSIMO CARRUBBA: IL 15 MARZO PARLERÒ DEL METODO AMARA E ANCHE DELL’APPALTO RIFIUTI DEL 2016

Scrive l’ex sindaco di Augusta Massimo Carrubba: Mi ero impegnato pubblicamente a rendere noto il piano di rientro al fine di sgombrare ogni equivoco sul debito del Comune di Augusta. Avrei nel contempo dovuto/voluto approfondire anche alcune questioni ambientali e la proroga concessa dall’Amministrazione Comunale alla Pubbliservizi. Manterrò sicuramente fede all’impegno ma l’attualità mi induce ad intervenire sulle recenti inchieste delle Procure di Roma e di Messina. Per questa ragione, Giovedì 15 Marzo 2018 ore 18.00 nella Sala “Monna Lisa” dell’Hotel “Palazzo Zuppello” di Augusta terrò una conferenza stampa pubblica sul “Sistema Siracusa” o altrimenti detto “Metodo Amara”. Come nei migliori romanzi criminali, traccerò un breve excursus storico sulle origini di detto Sistema e su come esso è stato applicato negli anni ad Augusta, in particolare nei miei confronti, in più occasioni. Racconterò come e perché il Processo “Oikothen” nasce, potendo affermare che quell’inchiesta è stata ideata a tavolino dagli Amara solo per colpirmi, per piegarmi ai loro voleri e, non riuscendoci, per eliminarmi dalla scena politica con la complicità della “manovalanza” di cui disponevano a vari livelli e della quale non mancherò di fare nomi e cognomi. Ho il fondato “sospetto” che persino atti giudiziari/processuali a mio carico siano stati “confezionati” preventivamente fuori dal Palazzo di Giustizia di Siracusa e cercherò di dimostrarlo dal “vivo” fornendo copia alla stampa presente. Nei giorni scorsi, proprio per sciogliere tale dubbio che mi rode da 10 anni, ho sporto una querela/denuncia alla Procura di Messina allegando una corposa documentazione e chiedendo nel contempo di essere sentito. La lettura poi dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Roma mi spinge a fare qualche riflessione pubblica anche sull’appalto rifiuti solidi urbani di Augusta aggiudicato dall’Amministrazione Comunale nel 2016 per 7 anni ad un ATI (Associazione Temporanea d’Imprese) per un costo di oltre 42 milioni di euro. Le vicende che tratterò sono legate – tutte – da un unico filo sottile, nemmeno poi tanto nascosto.