Politica

QUANDO LO SCEMO DEL VILLAGGIO DIVENTA PORTATORE DI VERITA’. AVEVA RAGIONE UMBERTO ECO

I social network hanno dato davvero il diritto di parola a legioni di imbecilli, come ha sostenuto Umberto Eco? Ma soprattutto: che cosa voleva dire esattamente il grande semiologo e medievalista italiano? Le parole di Eco che hanno citato tutti i grandi media, trovando poi in rete uno straordinario riverbero, sono note: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.

Se le parole di Eco hanno peso per i cittadini che sulla rete scrivono su tutto e di tutto, le cose vanno ancora peggio se invece riguardano chi di professione dovrebbe informare. Ci riferiamo ovviamente ai giornalisti, sia professionisti che pubblicisti. Da questo punto di vista siamo davvero nel mare magnum del caos. Ai miei tempi per fare il giornalista si faceva gavetta, non era per nulla facile arrivare a scrivere su un giornale, anzi era oggettivamente difficile, la selezione era durissima. E quando, dopo sacrifici a ripetizione, arrivavi in una redazione eri l’ultimo della squadra, il cosiddetto “biondino”. Lavoravi per quattro e per un numero imprecisato di mesi non avevi nemmeno diritto a una sigla nei pochi articoletti che ti facevano scrivere. Finito questo tirocinio, se eri bravo qualche articolo potevi alla fine firmarlo, ma dovevi subito fare il conto con la gratificazione economica, praticamente inesistente. Se resistevi venivi pagato a pezzo con una miseria, con 3 o 4 mesi di ritardo e con una ritenuta d’acconto che di fatto azzerava i già tuoi scarni introiti. Insomma, fare il giornalista era davvero una passionaccia che veniva premiata economicamente dopo 10-12 anni, non prima.

Oggi a Siracusa, come anche in altre realtà siciliane e italiane, nascono come funghi i giornali on line. Scrivono tutti, si leggono cose terribili, notizie distorte, spesso sbagliate, scritte almeno male. Tutti giornalisti, all’improvviso. Con l’aggravante che in rete sono questi dilettanti allo sbaraglio che confezionano gran parte dell’informazione. Esiste un controllo? Facile evaderlo, un giornale on line prende un pubblicista come direttore e poi fa scrivere a costo zero anche lo scemo del villaggio, come diceva Eco riferendosi ai cittadini non giornalisti su Internet. Ed il danno, questo danno, è ancora maggiore. Fino ad oggi non ci sono rimedi, si lascia perdere, anche perché è difficile affrontare il problema. In questa aberrazione informativa poi c’è anche il lato oscuro, chi traccheggia, chi ha fatto il giornale on line per sostenere singoli politici, chi fa il leccaculo a pagamento, chi se ne sbatte delle notizie e pensa solo al tornaconto personale. Nu beddu Ecu!