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ELISA SANTANGELO: MI SENTO UNA PERSONA MIGLIORE E SONO FELICE DI ESSERE VIVA

È passato un anno da quando ho scoperto di avere un linfoma Non Hodgkin, nel mese di settembre del 2016, scoperto casualmente. I passi successivi sono noti: la biopsia, la diagnosi e poi l’inizio del lungo percorso. Una cara amica Rosa, aveva affrontato un linfoma di Non-Hodgkin solo qualche mese prima e la strada mi era dolorosamente nota. Ho visto la sua forza e la sua determinazione e ho cercato di trovarla anche dentro di me. I mesi della terapia, sono stati lunghi e tempestosi, infusioni settimanali a causa della massa mediastinica, che continuava a crescere a dismisura, circa 12 cm. Ma la vita doveva andare avanti, ho voluto fortemente continuare a lavorare da casa con le colleghe, ho continuato a studiare, avevo il master da completare, e quindi a cercare di vivere, per quanto potevo, nella normalità. La malattia è una parte della vita, fa parte di essa e può essere uno strumento per farci capire meglio noi stessi. Ti costringe a guardarti dentro, ad ascoltare il tuo corpo, a mettere un freno a mille inutili corse, a rapporti superficiali, finiti o falsi, al sentirsi indispensabili al lavoro, al correre senza fermarsi mai. C’è del positivo nella malattia, un lato positivo che molti dei pazienti hanno difficoltà nel riconoscere ed accettare. Ma per me riuscire ad andare oltre il dolore fisico, i cambiamenti del corpo, le parrucche che ti fanno “accupare “, gli sguardi di curiosità o di pietà, le parole vuote di chi non capisce e non capirà mai, è stata la molla che mi ha fatto superare i momenti più duri e così iniziavo a saper tenere il passo ai mille appuntamenti, alle file, alle esenzioni, alle medicine, alle terapie, agli effetti collaterali della chemio.
E’ basilare percepire subito l’importanza degli affetti ed individuare le persone sulle quali potremo contare sempre; i familiari, gli amici sono più importanti delle medicine. In primis mio marito Alessandro, mia figlia Ersilia, mio padre e mio fratello con la sua famiglia, le mie colleghe della Martoglio, la mia amica di sempre Roberta, le mie colleghe tutor di Enna, tutto lo staff della segreteria di Sfp di Enna, le studentesse, il dott.
Moruzzi, la psicoterapeuta Maria Gioielli, Lidia e gli operatori dell’associazione Ciao, i numerosi altri che hanno reso ogni mio giorno leggero e sopportabile, ogni mio capriccio una necessità, ogni mio cambio d’umore “cortisonico” una risata allegra. Hanno rispettato la mia voglia di stare sola a dormire come quella di mangiare tutte le cose “proibite” in quel momento, hanno creduto sempre che io ce l’avrei fatta e di questo hanno convinto anche me. Mi hanno sempre accompagnata e sono rimasti ore ed ore ad aspettare fuori, per farmi trovare un sorriso.
E’ stato importante il rapporto con i medici – prima tra tutti la dottoressa dell’Humanitas di Catania,
Alessia Lafauci, prima di tutto una grande amica, che ha condiviso e sopportato con me le ansie, i dubbi, la rabbia, perché c’è anche quella ed è una rabbia “sana” e costruttiva. Ed ora sono qui, con i capelli corti , con una nuova vita, una nuova forza. Sono qui a dirvi che se il linfoma è un tumore è anche una possibilità, se ci ha scelti è perché noi siamo in grado di vincerlo e saremo persone nuove, più forti, siamo dei sopravvissuti ad una battaglia che non lascia feriti. Vorrei trasmettere il fatto che sono consapevole di tutto ciò che la malattia mi ha portato via, il tempo, la bellezza, i miei lunghi capelli neri, la visione ampia di un futuro, ma anche di tutto ciò che mi ha regalato. Ora conosco meglio la mia forza. Mi sento una persona migliore e sono felice di essere viva.
Grazie!                                              
Elisa Santangelo