CARMEN PERRICONE: I SOCIAL SERVONO AL CONFRONTO, NON A FARE LA GUERRA
La classe non è acqua. Anche sui social. Anche in tempo di elezioni. Chi non si sarà imbattuto in una chat con due schieramenti “l’un contro l’altro armati”, per esempio pro e contro un dato partito o personaggio politico, e subire attacchi scomposti, a tratti persino sguaiati, se non volgari? All’inevitabile imbarazzo possono seguire o un abbandono della discussione in atto, a mio avviso la soluzione migliore, visti i toni, o una continuazione della stessa tra mille difficoltà. Cercare di ragionare, per iscritto, senza guardarsi negli occhi e magari anche senza conoscersi, con persone arroccate sulle proprie posizioni, che usano toni inutilmente aggressivi con l’interlocutore, quasi fosse un “nemico” da abbattere, è faticoso se non spiazzante per chiunque. L’agone politico, mi rendo conto, è fatto da molteplici interessi ed aspettative spesso confliggenti, ma ciò non giustifica il livore che si percepisce a volte sul web, nonché la perdita quasi totale di bon ton e, in non pochi casi, di self control. È una politica scadente quella che si serve di personaggetti che attacchino in rete chiunque non la pensi come loro. Lungi dal ritenere, purtroppo, che l’atmosfera politica potrebbe essere quella magica dei Giochi senza frontiere, bellissimi per chi li ricorda, non sarebbe comunque possibile conservare un atteggiamento sportivo del tipo “vinca il migliore?”. All’avvicinarsi delle regionali di novembre, forse il pericolo da evitare a tutti i costi è la disaffezione, l’allontanamento dei cittadini dalla politica, il “tanto sono tutti uguali”, l’astensionismo crescente. Chissà se una forma evoluta del fare politica sia davvero possibile, con uno sforzo di tutti, candidati e fans, verso la via del politically correct. La rete non è la curva Sud dello stadio o un videogioco in cui vinciamo se facciamo (verbalmente) fuori più avversari o presunti tali ed i voti non si misurano con i “mi piace”. La nostra credibilita’ politica, reale e virtuale, si basa sui fatti e sui programmi che sapremo mettere un campo. I CANDIDATI CI FACCIANO CONOSCERE COSA SAPREBBERO REALIZZARE UNA VOLTA ELETTI, IN TERMINI DI OBIETTIVI E FONTI DI FINANZIAMENTI POSSIBILI. Tutto il resto e’ chiacchera, parole, spesso becere, in circolo. Non serve e non servono. Allontanano anzi da quello che dovrebbe essere l’obiettivo condiviso, ovvero quello della ripresa di un territorio, quello siciliano, già sprofondato a livelli insostenibili di disoccupazione e precariato.
Carmen Perricone