OMBRELLONI BRUTTI, FINTI ALTERNATIVI E GIOVANI NATI VECCHI
Concludo questa mia avventura tra gli osceni ombrelloni-che-non-si-possono-vedere-alla-Giudecca specificando alcune cose (mi dilungo solo perché sono stata chiamata a far parte di molte simpatici nuclei familiari e ringrazio tutti dell’amabile accoglienza).
La prima cosa, che condiziona tutto il resto. Amo il lusso. Aborro la plastica, la sciatteria, le sedie da simil cantinaccia di certi localetti vecchio old pub, odio le spine e i disagi senza motivo, gli aperitivi stitici che devi andare anche se ti trattano male perché fa tendenza, l’appiccicaticcio dei tavoli ripuliti con la stessa spugnetta scura e i commercianti che non spazzano davanti al proprio uscio. Il lusso della lista appena fatta non è una questione di soldi, ma è ricerca del benessere di stare in uno spazio ben tenuto.
Non a caso, io ho amato molto il Sanrocco, perché aveva uno stile, era arredato benissimo, lanciò il primo aperitivo di lusso in città e la musica di Fabio mi faceva letteralmente impazzire: bastava uno sguardo e lui mi metteva il mio sound giusto. Magia.
Ma, nel frattempo, mi ritrovo circondata dai finti alternativi di sinistra nei loro settari locali. Che aborro. Li riconosco da come camminano, come si siedono, dove vanno, le parole che dicono. Sono ovunque, come quelli che ben pensano di Frankie HI-NRG, in uno specchio riflesso al contrario, pericolosissimi. Capelli finto spettinati, magliette neanche troppo. La loro cultura è davvero minima. Hanno l’arroganza di chi ritiene di trovarsi nella postazione giusta e, senza discernimento, indipendenza o sana anarchia culturale, secernano un rilascio continuo di pensiero omologato e riciclato uguale a se stesso da decenni. Che poi di ideologia non hanno nulla perché basta che gli dai i famosi 5 minuti di gloria e si venderebbero l’anima, l’ambiente, l’arte, il centro storico, etc.
Aborro anche questa nuova gelatina mentale renziana della “rottamazione” secreta come pus di brufoli giovanili in evidente confusione ormonale: così come Berlusconi fece il danno ventennale delle olgettine in parlamento e tutto il resto, ora con Renzi abbiamo vecchissimi giovani di 30-35 anni che giudicano solo in base all’età, salvo poi –se controlli- scoprirli quali i succitati famosi finti intellettualoidi costretti a vestire sciatti per fare i proletari, pur essendo nati oltre il tempo massimo del proletariato, che evidentemente non hanno mai visto.
Aborro i centri storici come pizzerie a cielo aperto. Aborro tornare nella mia infantile e adorata Marzamemi e se penso che Ortigia stia diventando la stessa cosa mi vengono i brividi. Sono vecchia abbastanza e ho viaggiato abbastanza e vissuto abbastanza fuori per dire, cari vecchissimi giovani, se vi accontentate di qualche ombrellone comprato in liquidazione dagli abusivi sulla strada del mare e poi piazzato sulla finta erba in centro storico, vi accontentate di poco.
E ho capito abbastanza per chiedervi qualcosa di molto elementare, voi davvero credete che Ortigia, essendo Isola possa avere lo stesso turismo di Ibiza? Perché è questa l’unica esegesi possibile alla vostra sciattissima “scenografia” ombrellifera da spiaggia su asfalto.
Fosse così, allora la vostra proposta diventa ancora più assurda, visto che nei video promozionali fate scorrere i dettagli del barocco, le colonne greche e le meraviglie artistiche di Ortigia.
Della serie: attirate con la bellezza e poi proponete la bruttezza?
Ciò mi suggerisce che non abbiate le idee chiare su quale deve essere il profilo turistico di Siracusa, come evidentemente non le ha per niente il nostro amatissimo vicesindaco (che ho scoperto mi ha bannata su FB, povero!).
Tornando seri: non si può avere il lusso (che, ripeto, non è economico) e il trash insieme per la semplice regola fisiologica per cui il secondo distrugge sempre il primo.
Quindi, per favore, chiaritevi le idee su quello che volete sia l’identità turistica di Siracusa. O pizzerie, baccano, gelaterie, ombrelloni, oppure eleganza, mostre e ottimo turismo.
Non rispondete di getto, prendetevi tempo. Vi do un aiutino (mi viene facile perché per lavoro devo studiare queste cose): la mostra della Ragazza con l’Orecchino di Perla a Bologna ha prodotto alla città 82 milioni di euro SOLO COME INDOTTO. Ripeto, solo come indotto. Io non parlo di fantascienza.
In poche parole, non ho nulla contro i Festival ma sono contro la sciatteria. Men che meno potrei esser contro la musica proposta da Fabio cui, se potessi, consegnerei ad occhi bendati le chiavi musicali della città.
Ma le consegnerei assolutamente anche a Salvatore Ferlito, Angelo Maiorca, Attilio Ierna e Omar pure (abbiamo eccellenze in città!).
E a voi piccoli “scugnizzi” che siete spuntati come zanzarine in una notte di umido estivo contro chi ha commentato negativamente le scelte degli ombrelloni, un ultimo consiglio: se non avete fatto almeno un po’ di storia dell’arte a scuola, evitate ogni citazione dotta. Perché, con questa storia della gioventù, invocando la Pop Art, come avete fatto più volte, vi accorgereste che il gabinetto di Duchamp ha fatto 100 anni in questi giorni e che l’inarrivabile Warhol avrebbe 89 anni il prossimo mese.
Michelangelo fece la Pietà a 22 anni.
Robert Smith lanciò A Forest a 21 anni.
Io mi ripeto sempre questi parametri. Nessuno di noi è così.
L’umiltà, first.
ORTIGIA, FIRST.
Much love.
Flavia Zisa