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MAIOLINO: NON RUBATE IL FUTURO AI GIOVANI SIRACUSANI

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Sono ormai tre anni che la nostra amata Siracusa vola nella comunicazione. La famosa rivista francese Elle la consiglia per un weekend da sogno, Glamour.it la annovera fra le dieci località per vacanze e l’anno scorso Bell’italia ne faceva un ritratto esaltante. Per non parlare delle innumerevoli trasmissioni televisive quali Geo&Geo, Linea Blu, Linea Verde, Skay Arte, Uno Mattina Estate, A Sua Immagine, Voyager che hanno narrato all’Italia intera le bellezze storiche, artistiche, archeologiche e paesaggistiche che questa nostra terra offre. In alcune occasioni l’occasione per i media è stata fornita dagli eventi. Penso ai mondiali di canoa polo con le dirette di semifinale e finale su Rai Sport o gli innumerevoli eventi per celebrare i 2750 anni della fondazione della città di Siracusa, come aperto per cultura, la mostra la Porta dei Sacerdoti che ha catturato l’attenzione del Messaggero, Avvenire, Repubblica, Corriere della Sera, Tg2 Storie nonché di Freetime e Tg3 mediterraneo. Per non parlare dell’Ortigia Film Festival di cui ha parlato la stampatv, l’espresso, il Corriere della Sera a altri. Repubblica ha raccontato le Feste Archimedee, celebrazione del talento giovanile. Repubblica e Arte Magazine hanno raccontato la straordinaria mostra Steve mcCurry Icons, allestita in uno spazio ritrovato come l’ex convento di San Francesco. A volte facciamo l’errore di dare tutto per scontato, senza renderci conto della miniera che abbiamo e dell’enorme potenziale che questa città è ancora in grado di esprimere.
Non c’è dubbio però che a volte sembra una città a due velocità. Quella che finisce in prima pagina per i fatti di cronaca o per i sequestri nella zona industriale e quella che punta alla cultura come veicolo di sviluppo. In un post accorato e nostalgico, ieri ho letto di una città che soffre.
È vero.
Indubbiamente esiste una sofferenza che rende ancora più evidenti queste sue velocità. La città cartolina e la città discarica. La città cartolina è quella che abbiamo ereditato e che molti di noi si fanno in quattro per tutelare e promuovere perché diventi fonte di sviluppo ma anche di ispirazione per i residenti.
E poi c’è la città discarica, quella che i siracusani rendono tale nello spregio di qualunque regola civile, trasformando interi quartieri in porcili, nel silenzio e nell’omertà generale.
In entrambi i casi si tratta di una responsabilità nostra. Tutta nostra, anche se è facile puntare il dito, scaricare la colpa su questo o quello per pulirci la coscienza.
E allora mi chiedo se le due velocità della città non siano anche due velocità dei cittadini. Quelli che si impegnano nel sociale, nelle associazioni, che diventano ispettori ambientali, e quelli che urlano alla luna, nel conforto del proprio divano e con le dita ben allenate sulla tastiera in attesa di sparare su questo o quel colpevole, vecchio o nuovo che sia.
E allora mi viene in mente una frase di Kennedy a cui sono molto affezionato: “non chiederti cosa il tuo paese può fare per te ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.
Dedico questa frase a tutti quelli che ci vogliono rubare il futuro, a quelli che hanno fallito nella generazione precedente e sperano che falliamo anche noi, a quelli che, guardando una trasmissione in tv in cui alcuni siracusani parlano con orgoglio della nostra città, si tormentano dall’invidia invece di gioirne.
I giovani di Siracusa non sono ciechi, muti e sordi. Conoscono la storia, anche la vostra, e vogliono scrivere un finale diverso.

Alessandro Maiolino,
Giovani per Siracusa