Politica

POLITICI DELINQUENTI E INGEGNERI MISERI

Pubblichiamo uno stralcio di una vecchia intervista che Il Ribelle.com fece a Rosario Andrea Lo Bello. Stralcio che rivela pensieri singolari e comunque ignoti alla

comunità siracusana

Rosario Lo Bello, qual è attualmente il rapporto tra la gestione del territorio e l’interesse comunitario?

In Italia la modernità è entrata solo negli ultimi cinquant’anni, ma nel modo più violento, attraverso la mercificazione della realtà, senza però quegli argini che il diritto, l’illuminismo e gli ideali liberali avevano posto alla stessa economia. Con l’avvento della modernità, insieme al nostro tessuto sociale, è andato distrutto anche il rapporto che l’uomo ha con il territorio. La modernità entra in Sicilia sempre in modo irruento. Se i paesi nordici, lungo gli anni, hanno creato dei deterrenti, qui da noi il progresso continua ad entrare senza che qualcosa lo filtri. Questo vale ancora di più a Siracusa, che negli ultimi secoli non è mai stata un centro culturale. Ad esempio: deve fare riflettere che qui ci siano meno artigiani che a Palermo, o a Catania, perché queste due si sono evolute in tempi più lunghi; mentre Siracusa, da sempre città di provincia e periferia del potere, negli anni ’50 subì una violenta industrializzazione. Tutti andarono alla ricerca del posto fisso a discapito delle vecchie maestranze che di un tratto scomparvero. Siracusa ha ricevuto molta ricchezza dalle industrie, è cresciuta economicamente e dunque anche politicamente: abbiamo tanti onorevoli famosi. Purtroppo, però, questa gente è priva di cultura e priva dunque d’amore per la propria terra; sono barbari che coltivano e raccolgono soldi per poi costruire ville o in altre isole del Mediterraneo o addirittura ai Caraibi. Questo è il rapporto attuale dell’uomo col territorio.

Il caso del ministro Prestigiacomo, che vuole cementificare un’intera area naturalistica, è sintomatico di come la politica sia stata ridotta a un comitato d’affari?

Non si può dire che il ministro voglia di suo cementificare quel tratto di costa. Tuttavia si può dire che il ministro è intervenuta a favore di tale scelta urbanistica. Due strutture alberghiere e delle residenze alberghiere (ville) per un totale di 45 mila metri quadri sparse su tutti i terreni  e con un elevatissimo impatto antropico. Bisogna anche sottolineare che la precedente amministrazione di sinistra non evitò che quella zona venisse resa edificabile.

Questo abuso si fonda sulla contraddizione per cui da una parte si favorisce una feroce speculazione edilizia, mentre dall’altra non si fa altro che blaterare di sviluppo sostenibile

La classe imprenditoriale siracusana è una classe fallimentare, ed essendo tale si è dedicata alla cosa più primitiva che possa esistere: il cemento. Invece di uno sviluppo organico, in cui si parte da tecniche qualificate e da interessi variegati, si pensa solo alle abitazioni. Basti pensare che nella provincia di Siracusa si sono persi nell’ultimo anno tremila posti nel settore edile: non si costruisce più, perché non c’è più bisogno di alloggi; però l’imprenditoria, ottenendo finanziamenti sempre a livello statale e regionale, si butta sulle costruzioni; non percepisce il paesaggio come un’identità  ma come un valore mercificabile. Ecco perché i politici sono ignoranti. Io odio gli ingegneri, non li frequento più perché non sanno parlare di nulla. Stai con loro a cena e ti parlano solo di indotto, leggi sulla sicurezza, finanziamenti etc. Nelle facoltà di ingegneria metterei anche dei corsi di cultura classica, perché gli ingegneri sono privi di ideali, è gente molto misera.

È vero inoltre che nel momento in cui la globalizzazione cessasse, noi non potremmo più produrre alimenti per la nostra popolazione, perché l’agricoltura in Sicilia non esiste più. La popolazione asiatica è in continua crescita, ma l’Asia non basterà per questa popolazione tra venti o trent’anni, per cui è ovvio che il problema delle rate alimentari diventerà forte. Noi siamo pronti ad autosostenerci? Sicuramente no, ma potremmo sempre mangiare cemento.

Gli antichi Greci chiamavano “tirannide” l’evento in cui le caste inferiori si sostituivano alla regalità senza averne il titolo, la funzione, la dignità e i doveri. È una condizione di profonda attualità: potere senza autorità.

Ogni epoca storica ha avuto una sua élite. La civiltà ha sempre compreso se stessa in modo gerarchico: in determinati periodi il guerriero diventa nobile e gode di certi diritti, perché è il primo che si tuffa nella battaglia, dimostrando così un reale valore. Nel medioevo, quando il sistema valoriale muta, l’élite è il monaco, cioè il santo che è capace di un’ascesi maggiore; la possibilità che ha di regolare la vita comunitaria, allora, gli è semplicemente dovuta. Oggi, invece, il politico non serve a niente: nel partito entra l’incapace, o meglio colui che è bravo solo a raccogliere voti e a creare consenso, non in vista del bene comune – tale è l’ideale della democrazia liberale in cui noi viviamo – bensì del bene di una ‘parte’. Il politico, l’incapace, ha usurpato un intero sistema valoriale con il sostegno della classe popolare, che non capisce niente. I politici, i delinquenti cioè, possono anche vestirsi bene, indossare il doppio petto, celebrare feste nei luoghi più ameni della Sicilia, e i loro figli possono godere di enormi privilegi materiali, ma queste insegne di potere sono frutto di un’economia sorretta da quei quartieri che sono i più delinquenziali e i più popolari, in cui la gente dà un voto per un sacco di pasta. C’è un legame molto forte tra la Siracusa bene e la delinquenza.

Fiorenza Licitra