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CARO RENZO, TUTTI NOI TI DOBBIAMO QUALCOSA

Caro Renzo, che sei volato in cielo a 15 anni, investito da un’auto nelle strade di Siracusa. Non doveva accadere una cosa simile, ed invece è accaduta. I motivi esatti li scoprirà la magistratura, però qualcosa noi possiamo fare, per evitare che tu sia morto invano, qualunque cosa sia accaduta in quella maledetta curva. Perché non è giusto che si muoia così, a 15 anni, perché altri morti innocenti potremmo piangere ancora. E se veramente vogliamo rendere omaggio alla tua memoria, allora dobbiamo impegnarci veramente tutti, cittadini, genitori, istituzioni, tutti.

I cittadini innanzitutto. Troppe volte ho visto guidatori usare il cellulare al volante, magari leggendo o scrivendo messaggi. Una automobile lanciata anche a soli 50 Km orari è un’arma capace di uccidere. Quando siamo al volante stiamo usando una potenziale arma letale. Chi potrebbe mai pensare di mandare messaggi al cellulare mentre imbraccia un mitra? Poi noi genitori, che queste cose, oltre a non farle, dobbiamo spiegarle ai nostri figli, perché nemmeno loro le facciano. Ed ancora la scuola, che, come istituzione, ha il dovere, unitamente alle famiglie, di formare correttamente i cittadini di domani.

Ed ancora, l’amministrazione pubblica, che ha il dovere di farci percorrere strade prive di pericoli, prive di buche, ben illuminate. Perché oltre alla sicurezza attiva, che è compito di tutti, esiste una sicurezza passiva. Gli incidenti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, ma nella maggior parte dei casi, non si tratta di fatalità. Fatalità è una ruota che esplode in una curva, è un bambino che scappa dalle mani del genitore e ti attraversa la strada all’improvviso, il resto, nella maggior parte dei casi, è superficialità, distrazione, menefreghismo. E ricordiamoci che le cose non capitano sempre agli altri, qualche volte la ruota della sfortuna potrebbe fermarsi proprio su di noi. Riflettiamoci, mentre salutiamo Renzo per l’ultima volta.

Maurizio Landieri