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MI CHIAMO ALDO FORMOSA, FACCIO L’ARTISTA

Quando il regista Turi Vasile, presidente del “Premio Schegge d’Autore” di Roma venne a Siracusa per consegnare al commediografo siracusano Aldo Formosa il  “Premio Speciale della Giuria” per la sua commedia “Scendendo dal cavallino della giostra”, davanti al numeroso pubblico ebbe, tra l’altro, a dichiarare: “Se il grande  imperatore romano Adriano oggi  fosse a Siracusa, di Aldo Formosa direbbe che è varius, multiplex, multiformis”.

Lei si riconosce in queste definizioni?

Ne sono lusingato, anche se scorrendo l’elenco delle mie numerose  iniziative e realizzazioni le definizioni in qualche modo si attagliano.

Quando  ha  cominciato  ad occuparsi  attivamente di Teatro?

Molto presto, scrivendo su “La Sicilia” e su altre riviste letterarie le recensioni  dei vari spettacoli del Teatro Stabile di Catania ed altre compagnie, sulle pagine di  Siracusa. Poi fu il mio amico Gioacchino Lentini a coinvolgermi come attore in un   suo spettacolo nel Concorso per Filodrammatiche al teatro Lux, facendomi recitare  “Mio fiume anche tu” di Ungaretti che mi valse il Premio per la dizione.

Quante commedie ha scritto finora?

Parecchie.

Ce n’è qualcuna che lei predilige?

Si dice che il primo amore non si scorda mai. Il mio primo amore si chiama  “Un’abitudine a che serve?”.

È la sua prima commedia, che nel  1964 ebbe il Primo Premio e fu trasmessa dalla RAI-TV con Turi Ferro. E poi?

Poi altre, rappresentate un po’ dappertutto, oltre che a Siracusa.

Lei è il solo commediografo siracusano contemporaneo ad essere stato  rappresentato perfino a New York. Com’è accaduto?

Ricevetti una lettera dal presidente dell’Eritage “New Italian Theatre” che, attraverso la SIAE, aveva saputo della mia attività e mi richiedeva una mia commedia da rappresentare al New City Theatre di New York. La commedia, intitolata “Serata d’onore per Tea” piacque, e poi ogni anno mi è stata richiesta una nuova commedia da mettere in scena in America.

Ma lei fa anche la regia degli spettacoli con la sua Compagnia “Teatro di   Sicilia”.

Non solo. Il mio esordio lo devo ad Antonio Di Matteo che mi volle alla regia di “Lampada alla finestra” con la sua Compagnia al Vasquez. Altre regie sono venute negli spettacoli di Gioacchino Lentini, Renzo Monteforte, Dora Peluso.

Ha diretto anche la famosa “Via Crucis” che ogni anno, con centinaia di attori, si faceva a Melilli.

Sono diverse le edizioni che ho realizzato, e per le quali ho aggiunto il mio   atto unico “La scena della Croce” come finale della crocifissione.

Attualmente di che cosa si sta occupando proseguendo nella sua attività così   ricca di realizzazioni?

Questo è un punto dolens. A causa della crisi le sovvenzioni si sono assottigliate  fino a scomparire da parte delle Istituzioni.

Ma allora questo significa che i suoi spettacoli non vanno più in scena?

Con un ritmo ridotto. Perché, lavorando con attori professionisti, si va incontro  a certe spese. Mi avvalgo di occasioni fornite da sponsor come Associazioni  culturali importanti, tra cui spicca la “Dante Alighieri”.

E siamo alla sua creatura di prestigio che risponde al nome di “Premio  Internazionale Sicilia-Il Paladino”. Quando la porterà in scena?

Quest’anno celebriamo la 47° edizione, e per Siracusa e provincia è un record  assoluto nel suo genere, assieme al “Teatro di Sicilia”, coevo del Premio, a parte le  rappresentazioni Classiche.

Su cosa verterà questa 47° edizione?

Sto pensando, assieme ad una Giuria qualificata, oltre al consueto Premio alla  Cultura da conferire ad una Istituzione siciliana di levatura internazionale, e ad  alcune Personalità artistiche siracusane, anche ad uno spettacolo di Operette con la  Compagnia di Mirella Furnari, e ad una grande Orchestra diretta da Enzo Annino. Conto inoltre di realizzare un amarcord celebrativo dei “Mammasantissima”, con   cui ho collaborato organizzativamente per anni, sempre col maestro Annino.

Ma, come consuetudine, ci sarà anche il cabaret?

Senz’altro. Il cabaret, sulla scia delle presenze che ho portato a Siracusa (vedi Oreste Lionello, Teo Teocoli, Ficarra e Picone, i Cavernicoli, Massimo Spata, Gino Astorina, il Gatto Blu, Zelig e numerosi  altri) è un punto fermo del Premio.

E la lirica, la danza classica, la poesia, la narrativa?

Lei mi vuole scoprire le carte. Chi verrà ad assistere allo spettacolo del Premio  lo saprà.

Sul libretto celebrativo che lei pubblica in ogni edizione, brillano per il  Teatro  parecchi nomi prestigiosi.

È vero, ed è un mio vanto. Ad impreziosire infatti l’Albo d’Oro del Premio ci  sono i nomi di eminenti attori: da Lydia Alfonsi a Salvo Randone, da Arnoldo Foà  a Giorgio Albertazzi, da Turi Ferro a Leo Gullotta, da Sebastiano Lo Monaco a Tuccio Musumeci, da Arnaldo Ninchi a Elisabetta Pozzi, da Mariella Lo Giudice a Lina Wertmuller, solo per citarne alcuni. Ma l’elenco è lungo.

Non rimane che conoscere presto la data del Premio, di questo Evento che lei ha creato, e che, ne siamo certi, sarà ancora una volta un grande successo.                       Luisa Russo