Politica

CARI GRILLINI DELL’ARS, NIENTE IMBROGLI, SE NON VOLETE LA PENSIONE DOVETE DIMETTERVI

Riceviamo e pubblichiamo:

IL #M5S ARS RINUNCIA AL VITALIZIO?
Per comprendere l’esempio, immaginate che il mutuo di una casa sia la pensione dei soggetti che hanno sbandierato la richiesta di rinuncia al diritto pensionistico.
Una volta acquistato l’immobile, pagate le vostre rate fino a quando la vostra banca decide di darvi degli incentivi: l’unico modo che avete per rinunciare a questi incentivi è lasciare l’immobile prima che scatti il termine per accedere a questi benefici che a voi non interessano.
Ecco che cosa sta succedendo all’ARS!
In tempo di elezioni si sa: ogni pretesto utile per fare propaganda è cosa gradita, e i presunti tagli ai costi della politica e ai suoi ipotetici vantaggi piacciono ai cittadini che giustamente denunciano da sempre sprechi e iniquità.
Veniamo dunque alla questione.
Il M5S ARS ha inoltrato (ma soprattutto ha pubblicizzato!) la lettera di richiesta di rinuncia al diritto alla pensione provando ad avvalersi dell’art.12 del Regolamento delle pensioni dei deputati ARS “Liquidazione della pensione diretta e di reversibilità” che recita:
“L’accertamento del diritto alla pensione diretta o di reversibilità
avviene mediante decreto del Presidente dell’Assemblea emanato su proposta di un Deputato Questore”.
Quindi non è che il Presidente dell’Assemblea (Giovanni Ardizzone) può decidere se concedere o meno la pensione: significa solo che il Deputato Questore accerta il conseguimento del diritto e il Presidente può semplicemente decretare l’acquisizione dei termini per accedere alla pensione.
Nella letterina, che a mio modesto avviso è utile solo a riempire carta stampata con l’ennesima “prodezza pentastellata”, viene ribadito che altre regioni hanno proceduto in questo senso.
Quali? No, ma davvero: quali altre regioni a Statuto Speciale, con un parlamento regionale (e non consiglio!) hanno proceduto in questo senso?
L’art.2 “Requisiti per conseguire il diritto alla pensione” del succitato regolamento, al comma 1, scioglie ogni dubbio:
“I deputati cessati dal mandato conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di età e a condizione di aver svolto un periodo effettivo di mandato per almeno 5 anni.”
Il diritto al trattamento pensionistico dei parlamentari ARS scatta appunto a condizione di avere svolto 5 anni di mandato.
Perciò: come possono rinunciare a questo diritto?
Solo ed esclusivamente con le dimissioni prima dello scadere del 5° anno di mandato.
O per caso si è deciso di intraprendere la strada del vittimismo fomentando la rabbia dei cittadini e accusando il sistema che non permette di rinunciare a un diritto dal quale si attingerà comunque dal 65° anno di età?
#dimettetevi se volete veramente rinunciare alla pensione!
D.B.