Politica

ZAPPULLA: AL COMUNE GESTIONE PALUDOSA, SI’ ALLA NUOVA PRIMAVERA SIRACUSANA

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Pippo Zappulla, la verità,  quando Marziano e Raiti sono rimasti nel Pd e tu hai scelto i Progressisti, ci sei rimasto un po’ male

Si rimane male sulle vicende della vita e sono sufficientemente disincantato per non farmi travolgere da sentimenti simili nelle questioni politiche. Diciamo che sono rimasto sorpreso. La storia politica di un’intera area politica ci ha visti insieme in questi anni sulle questioni nazionali, regionali e anche locali. Differenze qua e là ci sono state, inevitabili nella dialettica politica e nella fisiologia dei modi diversi di vivere e vedere le cose ( penso soprattutto al giudizio sull’amministrazione di Siracusa e sul governo Crocetta), ma sulle questioni politiche fondamentali, anche con uno sforzo reciproco, siamo riusciti a tenere salda l’unità del gruppo e della componente politica della sinistra interna al Pd. L’approdo finale, quindi, non poteva che essere identico. Peraltro parliamo di due persone che storicamente si autodefiniscono D’Alemiani e Bersaniani di ferro, pronti a seguirli in ogni scelta e iniziativa. Evidentemente hanno cambiato opinione, legittimamente per carità ma sono loro ad avere mutato posizione: nessuno può dare lezioni di coerenza ad altri e non lo farò certo io a due persone ( e a tanti altri) con cui ho condiviso battaglie e valori. Ma certo considero quantomeno velleitario pensare – con l’uscita della stragrande maggioranza della sinistra interna al Pd – di spostare l’asse politico, programmatico e ideale del partito a sinistra. Peraltro, lo rammento solo per la cronaca, parliamo di un candidato, persona per bene, certamente capace e competente che però in questi anni è stato un pilastro del governo Renzi e delle sue scelte. In ogni caso auguro a tutti loro le migliori fortune e continuo a credere ed auspicare che non molto lontano nel tempo si potrà riprendere un percorso e un cammino politico comune e condiviso, ovviamente fuori dal Pd.

Garozzo era raggiante quando hai lasciato il Pd, anche in quel momento ha avuto battute sgradevoli nei tuoi confronti

Garozzo non perde occasione per dimostrare di trovarsi a guidare la città piu’ per demeriti degli altri, per un concorso di colpa di tanti (me compreso), che per meriti e capacità. Un leader politico, come si autodefinisce, dovrebbe interrogarsi sui rischi che corre un partito che perde una delle componenti piu’ importanti che lo hanno fondato. Dovrebbe interrogarsi se in questi anni quella mutazione genetica dei valori e dei programmi del Pd non abbia allontanato, prima silenziosamente e ora collettivamente, migliaia di militanti, di iscritti, di dirigenti e insieme milionidi elettori. Altro che gioire, dovrebbe sentirsi congelare il sangue per vedere il suo partito diventare altra cosa rispetto a quello che con passione abbiamo contribuito a fondare e a costruire appena 10 anni fa. Avevamo fondato il moderno partito del riformismo e della sinistra democratica, è diventato un partito moderato, centrista che attinge a piene mani dalla cultura della destra economica e sociale italiana ed europea. Un partito che ha scelto Marchionne rispetto ai lavoratori della Fiat, che ha abolito di fatto l’art. 18, che ha approvato un riforma della scuola riuscendo a mettersi contro tutta la categoria, che ha approvato una riforma elettorale bocciata e ora rinnegata, che ha visto clamorosamente il dissenso della stragrande maggioranza degli italiani sulla riforma costituzionale. Da un dirigente politico avveduto e responsabile mi sarei aspettato almeno un minimo di preoccupazione ma lui non lo è. Pensa, e si illude, solo a piu’ spazio per piu’ poltrone, ma non si accorge che diminuiscono gli spazi, diminuiscono le poltrone e aumentano i pretendenti. Se poi i suoi “apprezzamenti” sono legati al sollievo per essersi liberato di un oppositore nel ruolo di Sindaco e amministratore anche qui lo voglio disilludere: si è liberato di un oppositore interno, di un fiero critico nel merito dei provvedimenti ma proprio perché rappresentanti di partiti diversi la battaglia continuerà, forse piu’ dura e incisiva di prima.

L’impressione al momento della scissione è stata che anche Simona Princiotta avesse una opzione diversa ai Progressisti dove alla fine ha trovato casa

Noi siamo un movimento e un gruppo che non ha padrini né padroni e, certo nel rispetto dei ruoli, ognuno ragione e pensa con la propria testa. Ha fatto benissimo Simona Princiotta a prendersi tutto il tempo che gli occorreva per riflettere, valutare e decidere non facendosi condizionare solo dai rapporti di amicizia personali. La stima personale è valore fondamentale nella vita così come nella politica ma aderire ad un progetto politico è una scelta impegnativa che impone la condivisione degli obiettivi e del progetto politico. Alla fine, ma parliamo in ogni caso di alcune settimane, ha ritenuto di aderire e far parte del gruppo costituente del nuovo progetto politico. Ed è evidente che non si è trattato di una scelta di convenienza e di opportunità: se era solo per un avere un posto al sole forse avrebbe potuto scegliere collocazioni piu’ intriganti e con maggiori garanzie. Qui ha scelto di condividere un’idea e un progetto: quello di costruire il nuovo movimento del centrosinistra, quello che vuole ripartire dalle periferie delle città, dalla gente che ha fame, che soffre, dai dimenticati e dai senza voce. Da un movimento che non intende solo rappresentare i giovani, le donne, i disoccupati, le imprese sane; lo vuole costruire e realizzare insieme a loro.

Quando il procuratore di Catania ha tirato le orecchie a chi straparlava sulla magistratura e sulla Procura di Siracusa, cos’hai pensato?

Quando ho letto le dichiarazioni del Procuratore generale di Catania mi sono sentito rappresentato. Ha detto quel che avrei voluto sentire dire per sgombrare il campo da ogni insinuazione e illazione. Rimane mia convinzione che la Magistratura e la Procura di Siracusa non deve essere né difesa né attaccata, ma rispettata. Va rispettato il lavoro, a mio avviso egregio, che stanno portando avanti diretti e coordinati dal dottor  Giordano, Procuratore della Repubblica. E aggiungo: il fatto che possano esserci singoli magistrati che subiscono provvedimenti non può fare scattare la delegittimazione di tutta la Magistratura. Considero, questa, un’operazione squallida da chiunque venga messa in atto

Considerato che la vedete sempre in maniera opposta, ti parli con Sofia Amoddio?

Intanto con la mia collega Sofia Amoddio abbiamo condiviso nel dicembre 2012 le parlamentarie che vincemmo insieme; abbiamo condiviso una bella campagna elettorale e i primi mesi della legislatura poi, come è possibile che accada, le nostre strade politiche si sono gradualmente prima allontanate e ora divise. Ma io coltivo una visione dell’impegno politico che è passione, che sono valori, che sono impegno e presuppongono il rispetto anche per il peggior e lontano avversario e questo non è il caso di Sofia con cui continuiamo a salutarci, con rispetto e senza ipocrita buonismo.

Non c’è una lira per le strade, per i bisognosi, per l’illuminazione, ma i soldi per 40 consiglieri e otto assessori ci sono sempre. E Garozzo nomina un assessore a settimana

Vedi , caro Salvo, io non credo che il problema della città di Siracusa e del suo bilancio sia quello dei gettoni dei consiglieri e neanche del contributo degli assessori. Sarò impopolare ma ritengo che i siracusani sarebbero ben felici di pagare 8 assessori, 1 sindaco e 40 consiglieri comunali se la città fosse gestita bene, se le macchine non subissero traumi terribile per le buche sempre piu’ vaste e profonde, se funzionasse la raccolta dei rifiuti, se la differenziata decollasse davvero, se gli asili nido funzionassero alla grande, se se se. La verità è che questa amministrazione ha fallito nel suo obiettivo fondamentale: quello di cambiare Siracusa e cominciare a farlo nello stile, nel metodo, nel rispetto dei cittadini, delle imprese, del sindacato, dei lavoratori. I continui cambi di assessori rappresentano sempre piu’ una sfida e una provocazione alla città e allo stesso Pd. Garozzo si comporta da uomo solo al comando che si costruisce la maggioranza nel consiglio a dispetto delle culture politiche e del profilo programmatico ed etico. Continua ad utilizzare il Comune come un fortino ma qualcuno gli ricordi che la storia insegna che anche i piu’ solidi (e il suo non lo è) prima o dopo saranno espugnati. Noi pensiamo di farlo con i cittadini, con quel che resta del centrosinistra, con il mondo della cultura, con le forze economiche e sociali. Per tentare di dare una risposta democratica e di sinistra ad una gestione paludosa, per una nuova primavera siracusana.

Nuovo ospedale. Abbiamo perso i fondi? Non si fa più? Qual è il traccheggio politico?

La città di Siracusa sta rischiando davvero di perdere il finanziamento definitivamente: è inutile nascondere la verità. Se entro pochissimi mesi non si individuerà l’area, si realizzerà il progetto di massima e poi quello esecutivo, Siracusa sarà cancellata dalle priorità e le risorse saranno utilizzate diversamente. Immaginare che in tempi brevi sarà poi possibile recuperare il tutto è pura utopia e non credo proprio che la nostra e le prossime generazioni vedranno il nuovo ospedale di Siracusa. Sono stato tra i fautori dell’utilizzo dell’ex area Onp e questo, in particolare, perché si potevano contenere notevolmente i costi e si poteva completare la Cittadella della salute. Ma ormai l’Asp, la Soprintendenza, la regione hanno detto e scritto che insistono vincoli ambientali e paesaggisti insormontabili, norme e ostacoli che impediscono di realizzare il nuovo ospedale lì. Resterebbero disponibili solo 54 mila mq di terreno, ovvero meno della metà di quelli realmente occorrenti. Allora si tratta di decidere con celerità, bene e velocemente, senza ulteriori perdite di tempo, individuare un’altra area dove realizzare il nuovo ospedale. L’Asp ha scritto in modo chiaro e preciso quanto terreno occorre, quali spazi, quali strutture collegate, quali servizi e quali assetti viari. Il Comune scelga, quindi dove realizzarlo nell’esclusivo interesse della città. Ho chiesto, in tal senso, al Sindaco senza alcuno spirito provocatorio di assumere il protagonismo della vicenda, imprimendo una forte accelerazione delle procedure e dell’iter: sbloccare la situazione mettendo sul tavolo le sue dimissioni. In gioco, infatti, c’è una struttura fondamentale per la città, per i siracusani attuali e per quelli futuri, per affermare come e meglio il diritto alla salute per intere comunità e non ci si può trastullare con qualche interesse particolare, con inutili mediazioni o con ipotesi fantasiose. La giunta con la commissione urbanistica scelgano l’area e la sottopongano presto alla valutazione del consiglio comunale. E come ho avuto modo di dire: o il nuovo ospedale o il nuovo sindaco.

Ex Provincia, si torna a votare. Condividi?

Quella della cancellazione delle province rappresenta, a mio avviso, una delle scelte più sciagurate che la politica ha assunto negli ultimi anni. Lo ha fatto cedendo alle spinte populiste, demagogiche, al volere inseguire tagli della politica senza guarda ai danni e ai guasti peggiori che si sarebbero prodotti. Averlo fatto senza prima avere definito l’alternativa, con quali risorse, con quali strutture, con quali persone, è stata una scelta irresponsabile. E come spesso accade la regione siciliana ha brillato per errori aggiungendo alle scelte sbagliate nazionali, pasticciati provvedimenti, incomprensibili, vuoti, con ritardi gravissimi che hanno reso ancora piu’ drammatica e ingovernabile la situazione. Oggi la realtà è davanti a tutti: una situazione finanziaria tragica, lavoratori diretti e indiretti mortificati nel lavoro, nella professionalità, nelle retribuzioni, servizi carenti se non inesistenti, fornitori appesi e per i lavoratori una angosciante incertezza per il futuro. Tornare al voto non se rappresenterà a questo punto la giusta medicina o solo come il gioco dell’oca tornare indietro: credo che allo stato sembra l’unica strada per uscire presto dalla precarietà insopportabile che rende tutto ingestibile.

L’hai mai vista la tua collega Marzana?

Mantengo grande e sincero rispetto per tutti, dal primo consigliere di quartiere all’ultimo deputato regionale, nazionale ed europeo e non vedo perché dovrei venir meno a questo principio per la collega Marzana. Certo che la vedo; ci incontriamo alla Camera, in aula, nelle Commissioni, talvolta anche in aereo e la vedo impegnata diligentemente a svolgere con cura e attenzione il suo lavoro e ruolo. Questo ovviamente con le sue idee che spesso non intercettano le mie. Se, poi, invece, il riferimento è alla presenza sul territorio io credo che la questione non sia imputabile alla collega Marzana semmai all’intero M5s. Movimento che rammento essere nato sulla spinta della protesta, della sfiducia nelle istituzioni e nei partiti tradizionali, del vuoto grave lasciato anche dalla stessa sinistra. Il MSS si è sviluppato come un movimento di opinione che esplodeva sulla rete e non si poneva certo il problema del radicamento nel territorio e di seguire le vicende dello sviluppo e del lavoro. Devo dire, in verità, che negli ultimi tempi forse a causa dell’avvicinarsi delle scadenze elettorali ho notato piu’ presente la Marzana anche nella provincia di Siracusa. Buon per lei. .. lo spero anche per il territorio.

La Cgil sarà vicina a te o vicina a Marziano?

Questa, tra tutte, si presenta per me forse come la domanda piu’ provocatoria. Premesso che i dirigenti, militanti, iscritti della Cgil sono cittadini e in quanto tale hanno le loro idee e al momento giusto sapranno decidere come schierarsi come in tanti sanno la mia formazione è più sindacale che politica. Sono nato e cresciuto nelle fabbriche, nelle lotte operaie per evitare i licenziamenti, per i diritti contrattuali, per il diritto alla sicurezza e alla salute. Questa è stata la mia vera università, quella che mi ha fatto crescere prima di tutto come uomo e poi tutto il resto. Qualcuno di questo mio legame ne ha fatto un elemento di rilievo critico: ma ribadisco ciò che per taluni è un limite per me rimane un onore e un orgoglio. I valori del lavoro, dei diritti, della solidarietà, della legalità rimangono quelli che mi tengono in piedi in ogni mia attività. Per quanto mi riguarda, quindi, la Cgil non si dovrà dividere, non dovrà scegliere, deve continuare a custodire la propria autonoma iniziativa. Deve continuare come e meglio a rappresentare i lavoratori e al contempo un pungolo, un forte elemento di pressione, di denunzia se occorre anche nei confronti della politica, delle istituzioni e dei governi. Ma la Cgil non ha bisogno dei miei consigli: ha un gruppo dirigente all’altezza delle sfide aperte e che attendono non solo il sindacato. Colgo infine l’occasione per ribadire e consegnare alla Cgil, e all’intero movimento sindacale, il mio impegno e la mia disponibilità a contribuire alla soluzione delle insidiosissime battaglie per il lavoro e i diritti, già aperte e a cui saremo chiamati a spenderci.