VINCIULLO: IL PD SIRACUSANO E SICILIANO HA FATTO PERDERE I FONDI DEL NUOVO OSPEDALE. RIDICOLA LA PROPOSTA DEL COMUNE
Il PD regionale e quello locale, a causa della propria insipienza, ha causato la perdita del finanziamento per la costruzione del Nuovo Ospedale di Siracusa. Lo dichiara l’On. Vincenzo Vinciullo, Presidente della Commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’ARS.
Per porre fine alle continue dichiarazioni ottimistiche e che tendono a minimizzare la gravità di quanto accaduto, allego il Decreto Assessoriale n.1147 del 22 giugno 2016, a firma di un Assessore del PD, con il quale si certifica la perdita del finanziamento per la costruzione del nuovo ospedale.
Lo stesso PD, sia chiaro, che ha causato lo scippo dell’Autorità Portuale di Augusta a favore di quella di Catania.
Per evitare ulteriori e spiacevoli repliche sull’argomento, ricordo che nel precedente Decreto Assessoriale, quello a firma Borsellino, l’Addendum conteneva al primo posto il nuovo ospedale di Siracusa.
In questo, allegato al Decreto Assessoriale 1147/2016, non c’è traccia del nuovo ospedale di Siracusa. Ora infatti, non è nemmeno ultimo, facendo parte, evidentemente, dell’elenco dei progetti bocciati e, com’è noto, chi è bocciato non può essere promosso, tant’è vero che al provvedimento del 22 giugno 2016 non è seguito mai altro di rettifica, ovvero di integrazione, né è pervenuto da parte del Ministero competente, cosa che sfugge ai molti, la proposta di aumentare le risorse destinate all’ex art. 20 della legge 67/88, che ha valenza decennale e che scade il 15 novembre 2017, essendo stato firmato l’Accordo di Programma Quadro il 15 novembre 2007.
Quindi, ha proseguito l’On. Vinciullo, il cambio dell’area deciso da questa amministrazione, guidata dal PD, ha costretto l’Assessore regionale della Salute, sempre a guida PD, a cancellare il finanziamento per il nuovo ospedale di Siracusa, che era stato deciso il 30 dicembre 2010 dalla Commissione Sanità, di cui ero segretario.
Risibile, poi, appare il tentativo di unire la sorte dell’ospedale di Siracusa a quella di Alcamo, un mostro giuridico che non può non creare imbarazzo in chi legge questa notizia.
E mi fermo all’espressione imbarazzo, tralasciando altre considerazioni.
Quanto alla nuova proposta di ritornare all’antico e cioè di ubicare l’ospedale in contrada Pizzuta, ha continuato l’On. Vinciullo, dopo che per oltre 4 anni si è detto che quell’area fosse inadeguata, si apprendono e anche offendono le dichiarazioni portate a sostegno delle proprie tesi, come se chi ascoltasse non avesse contezza della storia di questa Città.
In particolare, si fa presente che:
- L’area di proprietà del Comune che sarebbe stata individuata dall’Amministrazione Comunale è un’area che è stata consegnata al Comune durante la seconda Giunta Bufardeci. In più, mi pare di ricordare, misuri più di 40.000 mq.
- L’area non è assolutamente adiacente all’ex ONP, ma dista parecchie centinaia di metri, sia in linea d’area, sia per raggiungerla con i mezzi e, soprattutto, con le ambulanze.
3) Per costruire il nuovo ospedale ci vogliono almeno 115 mila mq e non 40 mila.
4) L’area all’interno dell’ex ONP non può essere usata né per parcheggi né per altro, essendovi imposto un vincolo insuperabile previsto dal R.D. 1089/39 e dal Decreto Legislativo 42/2004 oltre che dalla decisione dell’ARTA che, con D.Dir. n. 669 del 3 agosto 2007, ha recepito le istanze del Consiglio Comunale di Siracusa sulla assoluta inedificabilità dell’area.
Sull’ipotesi di mettere insieme più aree, ha concluso l’On. Vinciullo, mi sembra di ricordare il vestito di una maschera carnascialesca, quella del famoso Arlecchino, con una differenza: i genitori di Arlecchino, per povertà economica, furono costretti a mettere insieme tanti pezzi di stoffa. L’Amministrazione Comunale di Siracusa, invece, per povertà di idee, pensa di mettere insieme tanti pezzi di terreno, dando vita a uno scacchiere in cui un luogo si costruisce l’ospedale, in un altro l’elisoccorso, in un altro ancora i parcheggi, nell’ennesima area i garage per l’ambulanza, facendo ridere a crepapelle, così come continua a fare la famosa maschera, tutta l’Italia.