Politica

GARANTISTA DUE DECENNI DOPO

Scrive Roberto De Benedictis: Come sindaco, Giancarlo Garozzo sarà giudicato per gli atti e gli esiti della sua amministrazione. Ma, nella sua veste istituzionale, è tornato con forza a porre il problema del rapporto tra politica e magistratura nella nostra città. Non importano qui i fatti che lo riguardano, veri o presunti: avranno il loro corso. Ma se ciascuno lascia da parte le proprie legittime posizioni “pro” e “contro”, la questione riguarda tutti. Il quadro che emerge dalle sentenze di questi mesi a carico di importanti esponenti della Procura, nonché dalle vicende che stanno interessando altri di essi, non ammette infatti partigianerie o letture strumentali, ma credo debba preoccupare la città nel suo insieme.
Se una democrazia non può avere la certezza piena ed assoluta della imparzialità della magistratura, se la sede della giustizia è attraversata da vicende e conflitti poco comprensibili, la stessa contesa politica perde infatti ogni verità ed ogni credibilità.
Un problema gigantesco, non solo del nostro territorio. Ma qui noi viviamo.
In passato ci è capitato di osservare episodi che già allora mostravano i segni di uno sconfinamento etico e professionale dai propri ruoli da parte di alcuni magistrati. Così come mi trovai solo, o quasi, nel sostenere l’estraneità di Massimo Carrubba e Nunzio Perrotta a fatti che venivano loro contestati.
Oggi di quei fatti conosciamo la verità.
Sogno un momento in cui conosceremo la verità su molte altre vicende (a cominciare da quelle – plurale – dell’Open Land e dintorni). Così come attendo che lo Stato venga finalmente a mettere ordine in tutto questo, con l’autorevolezza che gli deriva dalla sua responsabilità.
Ma intanto so che in molti hanno ormai capito: persone comuni, società civile, politici, uomini delle istituzioni, magistrati. Si, perché ripristinare la fiducia nelle istituzioni serve infatti, prima di tutto, a chi vi opera con lealtà. Questo, io credo, è lo sforzo a cui dovrebbe concorrere tutta la parte sana della città, indipendentemente dagli schieramenti di appartenenza. Perché sarebbe miope, ed autolesionista, credere di poter approfittare di certe anomalie per portare acqua al proprio mulino. Soprattutto in politica.

Roberto De Benedictis

 

 Condivido quanto scrive Roberto De Benedictis (a proposito: ben tornato dal rifugio in cui si è da anni eclissato). E’ vero: ormai nella nostra città si è formato un “porto delle nebbie” che non ha niente da invidiare ad altri più celebri (come Roma). Lì dentro si sono accumulate innumerevoli questioni giudiziarie irrisolte: da vicende urbanistiche come il PRG approvato, al Porto Grande, alle manovre sul Nuovo Ospedale dove una “indecente” concorrenza tra i politici ha impedito – per due decenni – che potesse essere localizzato e costruito, così come è avvenuto in tante città siciliane. Per non parlare della gara di nettezza urbana, delle gare per la gestione dell’acqua e, più recente, di “gettonopoli” e tante altre cose. Niente di niente. Sempre in attesa. Soltanto proclami ad ogni nuovo procuratore della repubblica. Se volessi proprio fare un appunto, direi che questa bella franchezza e spirito garantista De Benedictis avrebbe potuto utilizzarlo in tanti anni da deputato regionale, davanti a pacchiane invasioni di campo di certa magistratura inquirente ma anche davanti a plateali omissioni che avrebbero dovuto indignare i cittadini benpensanti. Ma allora l’umore dominante (soprattutto nel PCI – PDS – DS) era diverso: la magistratura inquirente andava applaudita sempre perché ad essere colpiti erano quasi sempre gli avversari politici. Oggi certe posizioni garantiste sono meno isolate. Comunque – anche se con decenni di ritardo – benvenuto tra noi! (sb)