Politica

IL TESTAMENTO DI FRANCO GRECO, IL POLITICO LAICO CHE DISTRIBUIVA IL SANTO VANGELO

Mi sono dimesso dal Consiglio Comunale. Una scelta sofferta, ma convinta come lo sono sempre state tutte le mie scelte, rispetto alla quale mi sembra doveroso riepilogare qui le ragioni. In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è». Il grande scrittore nostro conterraneo è, in effetti, persona che sento molto vicina, sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura, proprio nel momento in cui ci siamo passati idealmente il testimone della rappresentanza della nostra Sicilia in Parlamento, decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore. Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sempre sentito un uomo politico sui generis, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica dell’incontro tra la gente, lontano dagli intrighi dei palazzi, da cittadino e da professionista impegnato, vicino al pensiero di qualche libero pensatore lontano da ogni attivismo politico immediato. La mia visione della politica non ha mai rinunciato a fare dell’uomo il suo referente primario e non ha smesso di sperare in una polis degna dell’uomo, protesa sempre a garantire la libertà attraverso la giustizia, l’onestà, la fedeltà all’uomo, la costruzione di una città che non prescinda dal senso di solidarietà e di reciprocità. In verità, ho sempre scelto la vicinanza alla gente e ai loro problemi e non il cinico potere; ho privilegiato solo ed esclusivamente la verità rispetto alla manipolazione; ho optato per la libertà e non per l’asservimento; ho preferito all’abitudine dei talk show televisivi la presenza viva e vicina ai problemi della gente, alle loro necessità e ai loro bisogni, che sovente infiammano il mio animo e rinfocolano le mie emozioni. Ho lottato sempre e con veemenza per la tutela e la salvaguardia dei diritti umani, dei beni irrinunciabili dell’uomo, di fronte a tutte le miserabili acefalie ed amorfismi ideologici. Ho aborrito la logica della spartizione e della lottizzazione che da nobile idea, nata come risorsa di pluralismo, ha condotto la società nel fango. Chi è venuto da me ha trovato sempre una parola, un sorriso, una mano tesa verso il bisogno.

Mi sono servito dell’attività forense per combattere l’ingiustizia e l’illegalità, per alleviare l’infelicità dei più deboli, cercando di renderli un po’ meno vulnerabili e un po’ meno ultimi. Ho inteso trasfondere nelle Istituzioni locali la pienezza del mio patrimonio di ideali e valori; primo fra tutti, quello dell’effettivo rispetto dei diritti umani. Ho lottato e continuerò a lottare, finché ne avrò forza, perché i giovani comprendano il significato ed il valore autentico della vita e si astengano, come brillantemente ha illustrato Slavoj Zizek, dal prendere alla lettera e portare alle immediate o estreme conseguenze, “tesi”, parole o slogan, che, ahimè, stanno assimilando dagli insegnamenti di cattivi maestri che li indottrinano ad essere intolleranti, cinici, violenti e cattivi verso il prossimo, specie quello di- verso da loro che sono possidenti e opulenti, ma annoiati; ricchi, ma poveri di spirito e di ideali. Tuttavia, qualche voce ha sempre insinuato l’infecondità della mia lotta, perché non sono riuscito a far ciò che costoro si aspettavano che io realizzassi. Ed in vero posso affermarlo pubblicamente ciò che non ho fatto:

Non ho contrabbandato il diritto per favore; non ho cercato voti in cambio di posti di lavoro; non ho favorito appalti; non ho avuto rapporti con imprese interessate ad appalti e subappalti di lavori concessi da aziende pubbliche; non ho mai investito capitali per acquisire quote di società; non ho distolto fondi per compiacere e favorire gli amici degli amici; non ho mai dispensato prebende di sorta; non ho taciuto quando era in gioco l’onorabilità” di uomini del potere o

quando commercianti onesti rischiavano di essere ridotti al lastrico dalla malavita. Certo, se la politica è l’aspettativa di un beneficio clientelare, l’indebito arricchimento o lo sfruttamento dei bisogni e della buona fede degli elettori per il proprio tornaconto, allora è vero: non ho fatto niente !!!. Ed, invero, la politica, la vera politica, è senz’altro qualcosa di essenzialmente diverso nella sua duplice accezione semantica ed ideologica di fedeltà alla polis e di dottrina della moralità sociale. Allora proprio perché la politica è una cosa radicalmente diversa, penso di aver fatto ciò che era mio dovere fare. Ho abbandonato il PSI al governo nel 1985, ovverosia nel tempo in cui molti “leaders” ed illuminati politici di og- gi, e tra questi anche i numerosi propalatori della moralizzazione a buon mercato, concorrevano alla grande “abbuffata”. Ho combattuto diverse battaglie perché questo paese fosse più giusto, come risulta dagli atti parlamentari. Ho subito un vile attentato per la mia lotta senza quartiere

all’oppressione e alla prepotenza. Tuttavia, le problematiche cittadine potrebbero senz’altro essere migliorate, se non addirittura risolte. Purtroppo il comune modo di amministrare la res publica, oramai impunemente intesa come dominio personale da cui cavare il maggior utile in spregio all’interesse collettivo, ha condotto alla grave situazione di degrado, etico, morale, culturale e sociale in cui versiamo. Ahime!!! dalle nostre parti la politica si è risolta in “un affaire” e non già in un servizio. Ciò nondimeno, spero sempre che si realizzi il mio sogno di vedere venire alla luce la politica della vita, del lavoro -quello vero e non già quello del precariato, del sommerso e dell’insicurezza -, della famiglia, della sussidiarietà e della solidarietà. Il futuro di questa città non ha bisogno di promesse, ma di impegni. Oggi che mi allontano da questo scanno desidero consegnare il mio impegno a pezzi di società libera che vorrà avere la mia stessa voglia di cambiare. In città ci sono tante energie, fermenti, solo che sono messi in disparte. Ci sono tanti uomini e donne, specie giovani, dalla cui unione può senz’altro nascere una nuova tensione ideale, una nuova linfa vitale che conduce verso il cambiamento, verso la realizzazione di sogni, recte di ideali concreti, che vedano l’affermazione dell’onestà, della creatività e della solidarietà. La politica che ha smarrito la sua capacità di trasformare i sogni in idee, e, le idee in progetto, spero che ritrovi sé stessa, per recuperare il proprio ruolo a favore dell’uomo, specie di coloro che vivono una vita disagiata e talvolta addirittura ai margini della società. Quante lacrime di uomini e donne non asciugate, non viste e non ascoltare bagnano la terra? A tutti Voi, da laico, nuovamente ed idealmente faccio dono di una copia del Santo Vangelo, così come feci in occasione di una oramai lontana tornata elettorale parlamentare, perché in questo Libro c’è tutta la storia dell’umanità. Lì si trova la speranza, il senso e la ragione, sia della vita che della morte, la quale spesso conclude una vita senza gioia e senza speranza. Nel momento in cui la politica si degrada in mercimonio, il Vangelo richiama tutti alla serietà, alla responsabilità e a metodi nuovi ed esaltanti di vita morale. Sono messaggi di fratellanza, di accoglienza, di pace, di tolleranza, di concordia. Sono essi il più fervido seme per lo sviluppo e la democrazia. Ho fatto mia un’espressione di Matteo (5,37), che voglio inculcare ai giovani: “sia il vostro dire si, si; no, no; il resto viene dal maligno”.

Franco Greco