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LA PROFESSORESSA LUCIA ACERRA RACCONTA LA SIRACUSA MEDIEVALE

L’architettura del centro storico di Ortigia rivela prevalentemente la veste barocca dovuta alla ricostruzione post terremoto del 1693. Ma, attraversando l’ingresso di alcuni palazzi osservando con attenzione alcuni particolari architettonici, possiamo notare molti elementi di stile medievale derivanti dal periodo in cui la città fu sede della Camera Reginale quando si migliorò il riassetto urbanistico dell’isola con la costruzione di magnifici edifici civili e religiosi, alcuni dei quali ancora esistenti.

S. Nicolò dei Cordari

Il nome deriva dalla corporazione dei cordari che lavoravano nelle latomie ed avevano come emblema la ruota di pietra che ancora si vede murata sopra la porta del lato meridionale. Edificio di epoca bizantina molto probabilmente ricostruito dai Normanni, fu utilizzato per la celebrazione del funerale di Giordano, figlio di Ruggero. La chiesa è di forma rettangolare, ad unica navata e presenta ad Oriente l’abside semicircolare. Il catino è limitato da un arco trionfale segnato da una cornice cordonata che si raccorda con i muri perimetrali. Sotto la chiesetta si trova la piscina romana trasformata poi in basilica Cristiana.

Giovanni alle Catacombe. S. GIOVANNI FUORI LE MURA.

La Chiesa, prima cattedrale di Siracusa, fu costruita nel VI secolo ed era a tre navate delimitate da 6 colonne per lato. All’abside si accedeva per mezzo di alcuni gradini e l’altare, posto al centro, era in asse con la sottostante tomba di S. Marciano. Altro ampliamento si ebbe intorno al 1428 quando nel lato settentrionale vennero aggiunti una cappella quadrata e un portico. Nel 1630 la chiesa fu assegnata all’Ordine dei Carmelitani di Montesanto che cambiarono la struttura della chiesa con un nuovo orientamento (Nord-Sud). Il terremoto del 1693 produsse vari crolli e la chiesa venne risistemata intorno al 1706 con la costruzione dell’odierno portico operata con materiali di riporto.

Cripta di S. Marciano

Dall’interno della chiesa attraverso una scala si giunge nella cripta dove, secondo la tradizione nel 61 d.C. predicò S. Paolo. La cripta si trova in un sito dove in età classica vi era una cava di pietra e in età tardo ellenica si istallò un’officina di vasai con annessa area cultuale. In una fase posteriore, tardo imperiale, il luogo ebbe destinazione cimiteriale i cui ipogei sono ancora visibili. La pianta è a croce greca con recessi laterali in uno dei quali c’è il deposito di reliquie a forma di sarcofago che la tradizione attribuisce a S. Marciano.

Le catacombe di Siracusa

Siracusa possiede un patrimonio paleocristiano sotterraneo elevato. Il complesso catacombale di S. Giovanni assieme a quello di S. Lucia e di Vigna Cassia rendono tutta l’area seconda per estensione soltanto a quella di Roma. Tutto ciò testimonia il fervore religioso della città, una delle prime in Europa ad essere convertita al Cristianesimo attraverso l’opera di S. Paolo che secondo la tradizione soggiornò a Siracusa.

Al di fuori della cinta muraria il quartiere dell’antica pentapoli greca interessato sin dal II secolo d.C. alla creazione di ipogei destinati a servire una famiglia, una corporazione o comunque un numero limitato di persone, è quello di Akradina. Il numero dei cimiteri scavati nel sottosuolo e quello delle iscrizioni funerarie trovate pongono Siracusa in una posizione privilegiata rispetto alle altre del mondo cristiano antico. E’ facile capire come in questo tipo di sepolture permangano le abitudini rituali pagane e nei secoli III e IV si possono facilmente cogliere i segni della commistione pagano-cristiana che diventano via, via sempre meno evidenti dopo la Pace della Chiesa determinata dall’editto di Costantino del 313 d.C. che concedeva libertà di culto ai Cristiani. Dei tre grandi complessi cimiteriali di Siracusa: Vigna Cassia, S. Lucia e S. Giovanni, in base allo sviluppo topografico, alle iscrizioni e agli altri manufatti rinvenuti, si possono datare i primi due nella prima metà del III secolo d. C. mentre S. Giovanni è senz’altro ascrivibile al clima di tolleranza determinato dalla Pace della Chiesa.

Le indagini sistematiche condotte da Paolo Orsi tra il 1893 e il 1909 hanno portato alla completa scoperta delle Catacombe di S. Giovanni che devono la loro celebrità al fortuito ritrovamento del “Sarcofago di Adelfia”, uno dei pochi sarcofaghi a doppio registro, rinvenuto nel 1872 da Saverio Cavallari in una rotonda del settore meridionale. Alla catacomba si accede da un ingresso laterale adiacente al portico della chiesa. Il complesso risale al 315-360 d.C. ed è stato interamente esplorato. Diversamente dai cimiteri romanici di questa catacomba non conosciamo il nome perché non si è riusciti a ricostruire la traccia di uno o più martiri a cui poteva essere dedicata. La dedica a S. Giovanni Evangelista è legata alla intitolazione al Santo della basilica normanna sovrastante. Migliaia di loculi grandi e piccoli costellano le pareti delle lunghe gallerie, e alcune di esse si inoltrano in profondità comprendendo diecine di tombe di famiglie o di corporazioni.

 Con una monumentalità maggiore che nelle catacombe romane il progetto prevedeva la realizzazione di un vero e proprio piano urbanistico regolatore per la città dei morti sfruttando preesistenti strutture idrauliche. Per realizzare infatti la via principale si utilizzò il percorso di un acquedotto di età classica le cui tracce sono ancora evidenti nel decumanus maximus. Bracci laterali consentono altri spazi che alcune volte terminano in cappelle circolari che hanno i nomi di: Antiochia, Eusebio, Adelfia e delle Sette Vergini. In alcune pareti si notano tracce di affreschi in cui sono visibili i simboli dellacristianità: pesce, sole, barca, colomba

Le sepolture sono quelle tipiche con loculi rettangolari, con il lato lungo a vista, chiusi da tegole, lastre di marmo o mattoni. Quelle più ricercate sono ad arcosolio in cui si possono contare fino 20 posti. In alcune zone il complesso è stato snaturato con la creazione di spazi privati, le “rotonde” per l’aristocrazia o per i rappresentanti della Chiesa. All’inizio della seconda galleria si può notare una sepoltura privilegiata dove è ancora visibile la lastra di copertura con tre fori indicanti il rito, anteriore all’avvento del Cristianesimo, del refrigerium, che nell’anniversario della morte, dies natalis dell’anima alla vita eterna, i vivi si consolavano versando al morto: vino, latte e miele attraverso i tre fori della lastra di copertura. Alla fine della terza galleria settentrionale si trova un arcosolio isolato, una sepoltura appartenente ad una vergine siracusana (Diodata) con decorazione pittorica. Nella parte superiore si vede la defunta tra gli Apostoli Pietro e Paolo sullo sfondo paradisiaco con fiori sparsi. In alto il Cristogramma affiancato dall’Alfa e l’Omega simboli di Dio che è inizio e fine di tutte le cose.

62. Le catacombe di Vigna Cassia

Il complesso è formato da varie zone di diverse età, gli ipogei sono indicati con lettere alfabetiche. L’ipogeo A è il più recente e risale al IV sec, si estende verso sinistra con vasti arcosoli di vario colore con molte tombe affiancate, verso la fine sul lato destro si trova l’arcosolio di Marcia con affreschi. La zona B, a sinistra dell’ingresso è detta di S. Diego è mal conservata per le diverse manomissioni avvenute tra il 275 e l’età Diocleziana. Molto interessanti gli ipogei M ed M2. Uscendo in un ampio cortile rettangolare scoperto, si trova l’antico ingresso al cimitero. Le zone C. D. E e F sono abbastanza brevi più interessante la zona F che è preceduta da un’ampia cripta con tracce di pitture alle pareti; sul fondo il “Cubicolo degli Oleandri” con sepolcri a mensa sui tre lati e pitture a fiori rossi e foglie verdi alle pareti. Il cubicolo a destra porta alle rotonde di Vittoria ed Heraclia e ad una terza senza nome, tutte ricavate da cisterne preesistenti.

La Basilica di S. Lucia

La basilica un tempo isolata dalla città abitata, risale al 1100 ma probabilmente sorge su una preesistente basilica bizantina distrutta dagli Arabi. Della costruzione normanna rimangono la facciata, il portale con i tipici capitelli e i primi due ordini della torre campanaria. Il portico del prospetto sulla piazza e l’ultimo ordine della torre sono del 1723-24 e vengono attribuiti a Pompeo Picherali. I restauri del 1939-40 hanno messo in luce l’elemento di maggiore pregio della chiesa, il soffitto ligneo decorato risalente al XII sec. Sulle 11 campate del soffitto si stagliano le decorazioni delle capriate raffiguranti costellazioni di stelle a 8 punte di ispirazione islamica, rosoncini a 4 petali, crocette e fiori mentre una moltitudine di stemmi costituisce l’elemento più caratterizzante della decorazione. All’interno della chiesa, vicino al pilastro destro del presbiterio, si trova una colonna di granito grigio presso la quale, secondo la tradizione, sarebbe avvenuto il martirio di S. Lucia.

Le catacombe di S. Lucia

Le gallerie di queste catacombe, tra le più vaste della Sicilia, si svolgono su vari piani. La parte più antica risale al 220-230 d.C. In un minuscolo oratorio si possono notare tracce di pitture bizantine raffigurante una lunga serie di santi e una grande croce nella volta divisa in 4 settori dove sono raffigurati i 40 SS. Martiri di Sebaste (VIII e IX sec.). In altri settori si notano molte trasformazioni avvenute in età bizantina e normanna. Non tutte le tombe sono state messe in luce. Durante gli scavi si sono individuati un sepolcro pagano con affreschi e una fornace di età ellenistico-romana.

Le terme bizantine

L’antico complesso termale, scoperto nel 1934, è di età bizantina ma, molto probabilmente ha origini romane. Detto “Bagno di Daphne” ha una sua monumentalità. Le terme, sorte come complesso pubblico, dovevano avere tre vasche una con acqua fredda (frigidarium), una con acqua tiepida (tepidarium) e una con acqua calda (calidarium). Di queste è riconoscibile un tepidarium con il pavimento in “opus sectile” e delle vasche rivestite di lastre di marmo. Il riscaldamento avveniva sotto il pavimento dove si trovava la fornace che consentiva all’aria calda di circolare attraverso i condotti. Secondo la tradizione in queste terme fu ucciso l’imperatore Costante II per mano di uno schiavo.

Lucia Acerra

1 – Siracusa medievale continua