Politica

TOTO’ CUFFARO, LA TARGA NELL’ORATORIO, LA RIMOZIONE

“La latrina la pulisco io, le altre cose fatele voi”. Così diceva ogni mattina che il Signore mandava sulla terra un detenuto rivolto agli altri tre compagni di cella. Il detenuto si chiamava Totò Cuffaro ed è stato presidente della Regione Sicilia, gli altri tre che erano con lui in cella si trovavano in carcere per duplice omicidio e per reati connessi con la droga. Anche in questo microcosmo Cuffaro era diventato un leader, non politico ma religioso. Oggi sera infatti, alle 20 in punto, i quattro recitavano il rosario ed era stato appunto l’ex governatore a convincerli che dire questa preghiera era cosa buona e giusta.

Certo Cuffaro, oggi uomo libero,  sa che a Siracusa, al Santuario che lui ha tanto amato e sostenuto, gli hanno dato l’ennesimo bruciante schiaffo e ci è rimasto male, molto male. La storia è quella di una targa di bronzo che è stata rimossa. Tutto inizia nei primi mesi del 2007 quando i responsabili del Santuario di Siracusa chiedono al presidente della Regione pro tempore, Cuffaro appunto, di finanziare il recupero dell’oratorio della Lacrimazione di via degli Orti. Cuffaro non se lo fa dire due volte e trova modo di far finanziare anche il recupero della casa del custode annessa all’oratorio. C’è una determina regionale di 400mila euro che dimostra e certifica il tutto. I responsabili del Santuario sono commossi da questa ennesima disponibilità dell’amico Totò e vogliono che si ricordi il restauro da lui reso possibile con una targa. Così si mettono in moto per farne una bella, in marmo, ma lo staff di Cuffaro vuole evitare anche questa spesa al Santuario e provvede autonomamente a farne costruire una in bronzo. La targa (vedi il testo nella foto) viene sistemata all’interno dell’oratorio della Lacrimazione. Niente di straordinario, solo una testimonianza per un uomo e un presidente della Regione da sempre vicinissimo al Santuario della Madonnina.

Ebbene, l’ex rettore del Santuario, Luca Saraceno, dispose la rimozione, subito eseguita. Interpellato rispondeva con segni di insofferenza dicendo all’incirca che il rettore del Santuario era lui ed era lui che decideva. Vorremmo solo e sommessamente ricordare che i rettori del Santuario sono stati in passato uomini di chiesa come Musumeci, Rosso, Giardina che non avrebbero mai fatto un atto di estrema insensibilità e di profonda ingratitudine come quello invece portato avanti dall’uomo di chiesa Saraceno.

Il pensiero di Saraceno, lontano dalla caritas, magari sarà quello che la targa per Cuffaro, visto che lo stesso era detenuto in carcere, non era un bel vedere. E’ un pensiero.

Niente a che fare con la caritas cristiana ma sempre un pensiero.

Magari molto diverso da quello di monsignor Rino Fisichella, presidente Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evengelizzazione, che ha scritto la prefazione de “Il candore delle cornacchie”, il libro del detenuto Totò Cuffaro che ha partecipato al Premio Strega (foto a lato).

Questi i fatti, lo schiaffo a un Cuffaro impotente, l’ingratitudine della gente del Santuario e del suo giovane rettore pro tempore e l’insensibilità anche dell’attuale Vescovo se è vero quello che  affermava il Saraceno sulla rimozione della targa: “E’ una decisione della Curia”, diceva. Cioè del Vescovo monsignor Pappalardo.

Certo, non è piacevole, anzi sono cose sgradevoli da raccontare, ma l’informazione vera non è mai comoda.