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IL CORONA VIRUS? TUTTO NASCE NEI WET MARKET ASIATICI DOVE SI MACELLANO ANIMALI DA ALLEVAMENTO CON QUELLI SILVESTRI

Tutte le epidemie che hanno colpito homo sapiens sono state causate da cambiamenti nel rapporto che lega essere umano, ambiente e animali. Ciò che ha scolpito il nostro corpo e cervello, e quindi anche i nostri attuali comportamenti, sono stati i millenni passati in piccole bande isolate di cacciatori-raccoglitori nella savana del Pleistocene. Sebbene virus e batteri fossero di scena anche allora, le epidemie non esistevano. I nostri antenati dovettero convivere con infezioni (extracellulari) procurate da vermi e parassiti o da escoriazioni da traumi, ma non erano soggetti a ondate epidemiche poiché le ridotte dimensioni e l’isolamento delle tribù ne impedivano la propagazione.
Dopo l’ultima glaciazione, 10-12mila anni fa, furono le società stanziali di agricoltori che dovettero adattare il proprio sistema immunitario — e con esso la dieta, il metabolismo e il comportamento — a infezioni (intracellulari) di virus, batteri e funghi che causavano contagi frequenti, dovute sia all’aumento (da dieci a cento volte) della densità abitativa, sia alla scoperta della domesticazione, ovvero alla stretta convivenza con animali da allevamento che permisero il salto di specie (spillover) delle loro infezioni all’umano: un fenomeno noto come zoonosi, che avviene quindi da migliaia di anni, e che smonta le strampalate tesi complottiste sull’origine dolosa delle epidemie nei laboratori.
Si pensi, per esempio, al morbillo evolutosi dalla peste bovina, all’influenza proveniente da suini e specie avicole, al vaiolo che ci giunge da bovini o cammelli, alla pertosse da maiali e cani, la peste da topi, conigli e lepri, o alle devastanti febbri emorragiche (tra cui l’ebola) proveniente da pipistrelli e scimmie, responsabili anche dell’Hiv. Nonostante le epidemie siano state ben più numerose e devastanti nel mondo bio pre-industriale e non globalizzato, ancora oggi i pregiudizi spingono alcuni a ritenere che dietro Covid-19 ci sia lo sfruttamento ambientale, animale o persino (sic!) gli Ogm. Gli errori (bias) cognitivi che ci derivano dal nostro passato tribale, ci spiegano che nelle epidemie purtroppo riemerge il pensiero magico-religioso che le vede come una punizione divina o, similmente, come la Natura che si ribella agli abusi umani.
Oggi sappiamo che i responsabili delle ultime epidemie di coronavirus, Sars nel 2002-3, Mers 2012-14 e Sars-Cov 2, sono i wet market asiatici, mercati dove le categorie di specie si contaminano perché si macellano animali da allevamento con quelli silvestri, che nella ricca Cina sono diventati uno status symbol detto yewei, una moda culinaria per le specialità selvatiche. Ospiti primari del coronavirus sono i pipistrelli, un virus attenuato da una lunga coabitazione evolutiva — come noi abbiamo fatto con il raffreddore, causato anche da altre specie di coronavirus, che ci accompagnano dal 1200 d.C. —, che poi trasmettono all’umano attraverso ospiti secondari come il pangolino, lo zibetto, i dromedari e i serpenti, animali appunto venduti nei wet market. La promiscuità delle popolazioni rurali asiatiche con pollame e maiali ha innescato anche le diverse epidemie stagionali di influenza suina e aviaria, come l’espansione urbana ha reso possibile in Africa il contatto con specie selvatiche come il pipistrello frugifero, il serbatoio virale che ha originato le recenti epidemie di Ebola.

Andrea Bisicchia