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MI CHIAMO GIULIA, SONO SICILIANA, MI SENTO IN TRAPPOLA, MA HO DECISO DI RESTARE A MILANO

Rep: Buongiorno, mi chiamo Giulia, vi scrivo perchè vorrei farvi conoscere di un’iniziativa che ho lanciato.
Ho 26 anni e vivo a Milano, da ieri la Lombardia è diventata zona rossa ed io ho deciso di rimanere.

Per questo motivo, ho deciso di aprire una pagina per raccontare un pò la mia esperienza, l’esperienza di chi ha deciso di rimanere nella zona rossa ed avere riguardo per i propri cari.
L’idea è quella di mettere su un diario di bordo giornaliero per far sentire tutti più vicino, sopratutto i genitori che stanno vivendo con grande angoscia la lontananza dei propri figli da casa propria.
Qui di seguito copio e incollo il primo post fatto ieri. Ho creato sia una pagina Facebook che una pagina Instagram per dar voce a racconti come i miei e far si che in tutta questa situazione che non ha niente di buono esca qualcosa di positivo.

La pagina Facebook si chiama: CapidWriterSu Instagram invece è possibile trovarmi come @capidwriter.
Mi farebbe piacere che questa iniziativa fosse pubblicata affinché messaggi positivi passino e qualcosa di buono venga fuori da tutta questa situazione.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Qui il post integrale:

Chi è dentro rimane dentro.
Milano, ore 00.14 – Giorno 1: resto in zona rossa.

Sia chiaro, questo non è un atto di eroismo, ma solo quello che la mia coscienza mi ha suggerito di fare in questo momento.

Ho deciso che da oggi parte il mio diario di bordo dove racconteró i giorni che verranno. 

Perché? 

Ho ricevuto tanti messaggi per sapere “oh ma lì la situazione com’è? Mi raccomando “. 
Ho deciso di raccontare perché mi metto nei panni di quei genitori (in primis i miei) che hanno i figli a 1200km di distanza e l’unica cosa che vorrebbero è quella di riportarli a casa. Un modo per fare sentire tutti un po’ più vicino. 

Non posso non negare che ieri quella bozza di decreto è stata un gran bel colpo. Un gran bel colpo perché anche se sei consapevole della scelta che hai fatto di vivere a km di distanza dalla tua terra, avere privata la libertà di prendere un aereo e correre ad abbracciare i tuoi cari è un qualcosa di veramente poco piacevole.
In gabbia.
In trappola.
È così che ti senti.
È così che il panico e la paura ti sovrastano. 
È così che si saranno sentiti coloro che ieri sono saltati sul primo mezzo disponibile ed e sono tornati giù. 

Non è una giustificazione, ma solo un comprendere una situazione che allarma e destabilizza e che ti vede ridurre a zero la tua normalità e i tuoi progetti.

Io che in queste ultime settimane sono stata combattuta tra il mio cuore che mi diceva “Famiglia” e la mia testa che mi diceva “Rimani”, ho scelto che l’unica cosa giusta da fare era rimanere.

Sono rimasta.
Sono rimasta qui, a casa.
Perché in fondo Milano, anche se mi fa essere lontana dalla mia famiglia, è casa mia.
È il posto in cui ho scelto di costruire, provare, fallire e realizzare e in fin dei conti per quanto ti opponi non puoi far altro che prenderne atto.
Milano si odia e allo stesso tempo si ama, Milano è talmente tanto stronza che poi finisci per non riuscire più a farne a meno. 

E oggi il primo giorno in una Lombardia zona rossa l’ho trascorso tra cibo e qualche messaggio, tra una partita alla play e risposta a qualche chiamata.
Io questo giorno l’ho trascorso sospirando e sorridendo…e pensando che l’unica arma di cui ci si può armare è la pazienza.

Io non so come saranno i prossimi giorni, ma so che oggi ho deciso di rimanere e di fare uscire qualcosa di buono in una situazione che non ha niente di buono.

Oggi ho deciso che il #day1 doveva avere qualcosa di positivo, e se nei prossimi giorni volete sapere come va ci vediamo su Instagram in una pagina un po’ improvvisata ma che sa di positivo.

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